“All’esito di approfonditi accertamenti, sono emerse forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che compromettono il buon andamento dell’azione amministrativa”. Per queste ragioni resta commissariato per ulteriori sei mesi il Comune di Mattinata, sciolto per mafia a marzo del 2018. Una proroga necessaria per fare piena luce sulla macchina amministrativa dell’ente. E per scoperchiare le zone d’ombra visto anche il proficuo lavoro e gli eccellenti risultati dei commissari nominati dal Ministero dell’Interno in simbiosi con la Prefettura di Foggia.
Se l’infiltrazione mafiosa nel mondo politico locale è stata conclamata dalla relazione del prefetto e confermata dalla recente sentenza del Tar, passando per la decisione del Tribunale di Foggia sulla incandidabilità degli ex amministratori, resta al vaglio il “pianeta dirigenziale” della tecnostruttura. Ovvero tutti i dirigenti presunti corresponsabili del tracollo dell’ente comunale. Se è vero, come è vero, che l’organo politico è stato inquinato dai clan, è anche vero che tutto è passato inevitabilmente attraverso l’organo tecnico che ha avallato ogni scelta degli amministratori. Allontanato il dirigente Trotta, relegata la posizione di Tomaiuolo, ora c’è l’ingegnere Forte e il supervisore, l’ingegnere Antonicelli, quest’ultimo una garanzia al settore Urbanistico anche per la Procura di Foggia. Ma restano altre posizioni da approfondire come quella di Esposito agli Affari Generali, già condannato dalla Corte dei conti e quella di Minuti, a capo del Settore economico finanziario. Inoltre, tra i tanti, al vaglio il concorso come dipendente dell’Ufficio ragioneria vinto da un ex assessore della giunta Prencipe destituita per mafia.
“Il vero problema è che noi sciogliamo il personale politico, il ceto politico, ma ci dimentichiamo che il Comune significa anche uffici e tecnostruttura – aveva detto il presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra durante una visita a Foggia -. Il vero problema, per esempio, è che noi ci dimentichiamo le funzioni dirigenziali e magari l’infiltrazione potrebbe essere proprio nei quadri della struttura burocratica. Il vero dramma sono gli scioglimenti reiterati. Ci sono comuni in Italia dove non si trova una via d’uscita e non si riesce ad andare ad elezioni”.