“Non una mera adesione psicologica all’ideologia estremista jihadista, perchè questi elementi configurano la struttura di un vero e proprio reato associativo con finalità terroristiche di matrice islamica, essendosi realizzata una cellula organizzata volta alla possibile, effettiva e concreta messa in atto di azioni terroristiche. Gli indizi hanno portata esplicita e chiara nel senso dell’istigazione alla violenza stragista, alla condivisione e propaganda del credo estremista islamico, nei propositi di commettere attentati e singoli omicidi. Obbligo di distruggere le chiese e trasformarle in moschee. Odio verso le altre religioni diverse da quella islamica. Italia come obiettivo necessario dell’attività terroristica. Infine il “desiderio” di tagliare la testa agli infedeli”.
Nell’ordinanza che ha portato all’arrestato dell’egiziano Abdel Rahman, con cittadinanza italiana e marito della 79enne foggiana, Vincenza Barbarossa, emerge un quadro piuttosto eloquente delle attività che si svolgevano nella sede dell’associazione culturale “Al Dawa”, in via Zara a Foggia. Stando alle carte, quel locale – oggi sotto sequestro – “era base d’appoggio, luogo di incontro e di preghiera non solo per gli aderenti alla cellula terroristica ma anche per numerosi altri soggetti di religione islamica, come risulta dalle intercettazioni e dagli appostamenti della polizia giudiziaria”. Dalle indagini è emerso che Rahman “in modo sistematico e quotidiano”, fosse dedito “all’attività di addestramento e auto-addestramento finalizzato a compiere azioni terroristiche, mediante la visione di video promozionali diffusi dall’Isis, scaricati e commentati, nei quali venivano spiegate tecniche di aggressione e uccisione utilizzando armi da taglio”. E ancora: “L’indagato esprimeva collettivamente la sua adesione all’ideologia jihadista inneggiando al martirio e agli attentati contro l’Occidente”.
Nell’ordinanza è anche evidenziato come l’uomo esprimesse la volontà di mettere in pratica quanto appreso e visionato e indottrinava concetti di deriva jihadista durante la “preghiera del venerdì” e nell’ambito di seminari di studio della lingua araba e della religione islamica destinati a bambini e ragazzi musulmani nei weekend. “Il tentativo di Abdel Rahman di eliminare le tracce dei siti web e delle chat – si legge ancora – dimostra che l’indagato era ben consapevole dell’illiceità del suo comportamento. Siamo quindi di fronte alla costituzione di una cellula organizzativa di matrice jihadista”.
Come già riportato su questa testata, le lezioni ai bambini erano dei veri e propri incitamenti all’odio. “Dovete difendere il profeta e dargli ciò di cui ha bisogno – le parole captate dalle intercettazioni ambientali -. Lui promette il paradiso a chi combatte per suo conto contro i miscredenti”. “Assume un aspetto inquietante – secondo il giudice – il discorso fatto dall’indagato, tenuto conto dell’età della platea degli alunni ai quali riferì che ad uccidere Abu Jahl, nemico agguerrito di Maometto, furono due fratelli di 12-13 anni”. Feroci attacchi anche agli italiani “incapaci di essere felici miscredenti”.
L’indagine è molto ampia e tocca anche Ferrara dove risulta indagato un docente di origine foggiana, parente della signora Barbarossa, moglie di Rahman. Nelle scorse ore c’è stato un arresto anche a Torino. L’allerta è alta.