Focus della Direzione Investigativa Antimafia sulla mafia del Tavoliere. Nel mirino, in particolar modo, i clan di San Severo e Cerignola al centro di numerosi fatti di cronaca cruenti e spietati. A ricordarli sono gli stessi uomini della DIA che nella relazione relativa al primo semestre 2017, hanno acceso i riflettori sui gruppi criminali a nord e a sud di Foggia.
“Nella realtà di San Severo – si legge -, caratterizzata, nel recente passato, da una pluralità di gruppi autonomi coesistenti (Testa-Bredice, Russi, Palumbo, Salvatore ex Campanaro e Nardino), si assiste ad un processo “verticale”, che vede alcuni gruppi progressivamente affermarsi su altri, sia sotto il profilo organizzativo che del controllo delle attività illecite. Tale fase è coincisa con il ritorno sulla scena di personaggi storici i quali avrebbero influenzato il contesto criminale del Tavoliere. Non è da escludere, pertanto, che alcuni degli agguati e delle intimidazioni in danno di pregiudicati e degli episodi di sangue, possano essere il corollario tangibile di tale sviluppo, teso ad epurare alcuni dei vertici della mafia sanseverese”.
La DIA ricorda “l’eclatante duplice omicidio del boss del clan “Salvatore ex Campanaro” e della moglie, avvenuto la mattina del 24 maggio“. Un fatto di sangue, quello nel quale trovarono la morte Nicola Salvatore detto “Nicolin dieci e dieci” e la sua signora che “prospetta – indipendentemente dal movente – nuovi scenari. Il gruppo in parola, seppur ristretto, risulta attivo nelle estorsioni e negli stupefacenti, con propaggini anche nel foggiano e nel promontorio garganico. Da segnalare, in questo contesto, l’attività coordinata dalla Procura di Foggia e conclusa, nel mese di febbraio, dalla D.I.A. di Bari con il sequestro, in località San Severo, del patrimonio immobiliare e aziendale, del valore complessivo di oltre 750 mila euro, nei confronti un soggetto dedito al traffico di stupefacenti e alle rapine”.
E ancora: “Anche l’area di Poggio Imperiale ed Apricena – dove si registra l’influenza della criminalità sanseverese attraverso alcuni gruppi locali – è stata segnata, nel periodo in esame, da un duplice omicidio (avvenuto il 20 giugno), nel quale sono stati uccisi due esponenti della criminalità organizzata collegati al gruppo Di Summa-Ferrelli, sodalizio attivo nel racket delle estorsioni e degli stupefacenti“.
Per la DIA, “la città di San Severo si conferma crocevia per l’approvvigionamento di armi e droga per l’area dell’Alto Tavoliere, potendo tra l’altro contare su uno dei gruppi di albanesi più attivi. Per queste ragioni, non è da escludere che il riassetto strutturale che sta caratterizzando le dinamiche della mafia sanseverese possa investire indirettamente anche la criminalità organizzata albanese.
In chiave evolutiva, è ammissibile supporre che le delicate e contingenti fasi che stanno attraversando le organizzazioni mafiose sanseveresi e foggiane, da sempre legate, possano tradursi in nuove alleanze trasversali, i cui riflessi si potrebbero riverberare su tutta la provincia, con conseguenti repentini inasprimenti degli equilibri criminali. A Lucera, la disgregazione dei clan storici ha generato, nel tempo, piccoli gruppi, non meglio strutturati e composti in gran parte da giovanissimi, dediti alla commissione di reati predatori ed allo spaccio di sostanze stupefacenti”.
L’area del Cerignolano
“Nel Basso Tavoliere, la realtà criminale più radicata si conferma quella di Cerignola (in primis dei clan Di Tommaso e i Piarulli-Ferraro) che si impone sul territorio con un consistente numero di affiliati, grazie ai quali riesce a diversificare le attività illecite da cui attingere risorse”.
Alla solidità della mafia cerignolana – le cui dinamiche interne rimangono di difficile esegesi vista la sua impermeabilità alle attività di contrasto – hanno sicuramente concorso il superamento delle sanguinose contrapposizioni del passato e la capacità di assoggettare un vasto tessuto criminale, riducendo al minimo le frizioni e le manifestazioni eclatanti. “In questo territorio, poi – si legge nel dossier -, la meticolosa organizzazione che caratterizza le attività illecite, anche quelle di natura predatoria, rende assolutamente difficoltosa la distinzione tra criminalità comune e quella di tipo mafioso”.
“È il caso, infatti, dei furti e delle rapine ai tir, anche fuori regione, dove la scelta delle merci da asportare non risulta casuale, cosa che sottende l’esistenza di un “sistema” in cui la mafia di Cerignola si colloca come il fulcro della ricettazione e a cui le bande delle province di Foggia, Bari e BAT tendono a rivolgersi. Ne è un esempio l’operazione “Wine & Cheese” condotta, nel mese di marzo, dalla Polizia di Stato, che ha svelato l’ennesima alleanza extraregionale tra la criminalità predatoria cerignolana e quella della provincia di Modena. Tale sinergia ha permesso al gruppo, nel 2015, di consumare diversi furti nelle province emiliane, anche di ingenti quan- titativi di prodotti alimentari pregiati, destinati al mercato nero pugliese. Lo stesso dinamismo si riscontra anche nel settore degli stupefacenti, in cui la città di Cerignola si conferma snodo cruciale per l’intera regione“.
Non manca un passaggio sui 5 Reali Siti: “Anche l’area di Orta Nova, Ordona, Carapelle, Stornara e Stornarella risente dell’influenza della criminalità cerignolana, che si manifesta soprattutto in forme di sinergia criminale tra i gruppi delle diverse cittadine nella ricettazione di autovetture, nei furti ai bancomat e nei traffici di stupefacenti e di armi. L’area del Tavoliere è stata, anche nel semestre, al centro dell’attenzione investigativa della D.I.A.”.
Nel mese di febbraio, infatti, la D.I.A. di Bari, unitamente all’Arma dei Carabinieri, ha proceduto al sequestro, nei confronti di due esponenti della criminalità foggiana, di numerosi beni siti in San Severo, Orta Nova e Ordona, tra cui 11 terreni (per un’estensione di 13 ettari) e numerosi beni mobili e immobili per un valore complessivo di oltre 1 milione di euro.
Asse Foggia-San Severo
Secondo la DIA, “la molteplicità di sodalizi che segnano lo scenario pugliese, tra l’altro privi di una strategia d’azione unitaria, rende difficoltoso interpretarne le prospettive evolutive, che potrebbero, nel prossimo futuro, essere condizionate da importanti collaborazioni di giustizia o da alleanze con esponenti mafiosi di matrice campana. Ad ogni modo, proprio l’instabilità che continua a caratterizzare le dinamiche interne dei numerosi clan – specie di quelli in cui si registra un’ascesa da parte delle giovani leve – potrebbe sfociare in ulteriori, efferati episodi di violenza. Più nello specifico e in chiave evolutiva, è ammissibile supporre che le delicate e contingenti fasi che stanno attraversando le organizzazioni mafiose sanseveresi e foggiane, da sempre legate, possano tradursi in nuove alleanze trasversali, i cui riflessi si potrebbero riverberare su tutta la provincia, con conseguenti repentini inasprimenti degli equilibri criminali”.
Infine, “in questo contesto, i segnali colti rispetto al persistere di una ritualità tradizionale nelle cerimonie di affiliazione mafiosa, potrebbero rappresentare il collante su cui rendere più saldo il vincolo associativo, e quindi più pericoloso il gruppo di appartenenza”.