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Home - Esclusivo/ C’è un codice negli omicidi della mafia garganica. In uno studio analizzati 108 casi

Esclusivo/ C’è un codice negli omicidi della mafia garganica. In uno studio analizzati 108 casi

Di Francesco Pesante
2 Novembre 2016
in Inchieste
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mafia gargano omicidi
Omicidio Alfieri a Monte Sant’Angelo, anno 2010

Brutali, ingannevoli e senza pietà. Sono i membri della mafia del Gargano, l’organizzazione criminale più giovane in Italia, al centro di uno studio realizzato dal corso specialistico di Criminologia clinica e delle investigazioni dell’Unifg (realizzato da Anna Cornacchio con il supporto di Marco Luongo Michelino e Cristoforo Pomara). La “mafia del Gargano” ai raggi X, dalla sua nascita fino agli ultimi eventi sanguinari. Un’organizzazione criminale che ha iniziato le attività criminali negli anni novanta, con una serie di omicidi violenti commessi tra il 1990 e il 2002. Questo gruppo è stato inizialmente classificato dal procuratore distrettuale e dalle autorità locali come un gruppo di “teppisti familiari” di origine rurale, ma ora è conosciuto come una grande organizzazione, riconosciuta ufficialmente nel 2009.

mappa mafia 2015 secondo semestreNegli ultimi decenni la mafia del Gargano ha stabilito il suo potere e il controllo in riciclaggio nazionale ed internazionale, traffico umano, droga, distribuzione illegale di tabacco e traffico di armi provenienti dai paesi dell’Est, dalla cosiddetta via dei Balcani.

Questo studio statistico ha analizzato 108 casi di omicidi commessi con arma da fuoco tra il 2000 e il 2015: 58 casi nella “zona del Gargano”, tutti pianificati seguendo un preciso modello di attacco, e gli altri 50 casi nella zona suburbana e in alcune delle città del Foggiano. L’analisi completa di questi omicidi getta una luce su un “modo per uccidere” specifico che si lega e definisce i “delitti di mafia del Gargano”, e stabilisce l’esistenza di una procedura canonica di preparazione ed esecuzione degli eventi criminali, tutti con l’intento di evitare un funerale a bara aperta. Predominante è la volontà di esprimere la forza del gruppo e dei suoi affiliati, il totale disprezzo delle regole tra i membri, il ricorso all’inganno per attirare la vittima, il coinvolgimento di persone non collegate e quindi innocenti: insomma, tutti gli elementi che caratterizzano la “mafia del Gargano”.

La verità dalle autopsie

autopsie studio mafia del garganoLa rilevazione empirica che costituisce la parte centrale dello studio di tesi è consistita nella raccolta casistica autoptica presente presso l’archivio della Sezione Dipartimentale dell’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Foggia. L’attività di ricerca, ha preso in considerazione tutte le risultanze autoptiche caratterizzate da “exitus” da colpo d’arma da fuoco nel periodo compreso tra il 2000 ed il 2015. Prese in esame due diverse aree di infiltrazione mafiosa afferenti al territorio foggiano, l’area del promontorio garganico e l’area del Foggiano, quest’ultima esaminata solo come termine di paragone per l’analisi della prima.

Altra variabile analizzata è stata quella inerente la “causa mortis” degli omicidi, rilevante ai fini della valutazione del grado di violenza, efferatezza e brutalità utilizzati durante l’esecuzione con relativa presenza del “colpo di grazia”, e dell’ “agguato”. Su 58 omicidi della mafia del Gargano, ben 40 presentano lesioni cranio encefaliche (mentre il “colpo di grazia” è presente in 23 casi), gli altri 18 in altre sedi (osteo-viscerali, toraco-addominali ecc..). Tutti i 58 omicidi sono stati eseguiti con la tecnica dell’agguato.

Ed è qui che emerge tutta la brutalità della mafia garganica che tende a infierire sulle vittime di più rispetto a quella foggiana. Infatti su 50 omicidi afferenti l’area del capoluogo dauno, solo 10 presentano come “causa mortis” lesioni cranio-encefaliche, ovvero il 20%, essendo nettamente superiori le morti dovute ad altri tipi di lesione, l’80%.

Armi più potenti

Dallo studio emerge un utilizzo, nelle esecuzioni afferenti l’area garganica, di armi a munizionamento spezzato, in 33 omicidi su 58, ovvero nel 56,89%, l’arma tipicamente utilizzata risulta appartenente a questa tipologia, mentre nei restanti 25 omicidi, cioè nel 43,10%, l’arma utilizzata risulta essere a munizionamento singolo. Quindi vi è una predilezione dell’uso di armi di notevole forza esplosiva, contrariamente a ciò che avviene negli omicidi afferenti l’area foggiana, in cui l’arma tipicamente utilizzata risulta essere quella a munizionamento singolo, caratterizzando ben 40 omicidi su 50, ovvero l’80%.

Barbari ed eclatanti

Omicidio NotarangeloLa mafia garganica è una mafia estremamente tradizionale nei comportamenti degli omicidi, il suo è un marchio di ferocia, una mafia rustica e selvatica, contraddistinta da violenza, ferocia e brutalità nelle esecuzioni, peculiarità che ne rilevano la propria forza.
È stato appurato come l’associazione in questione abbia utilizzato, per il perseguimento dei suoi scopi illeciti e per la realizzazione del suo programma criminale, metodologie tipicamente mafiose. Infatti la realizzazione di un agguato, l’uso di armi tipicamente di notevole forza esplosiva, il colpo alla testa (caratterizzando il 40% delle esecuzioni), sono tutte circostanze con cui si vuole affermare la forza di intimidazione del sodalizio che in modo eclatante vuole rappresentare anche un “monito” barbaro con cui incidere su tutti coloro che in qualche modo si contrappongano ai voleri del clan. Omicidi mafiosi, commessi in modo clamoroso (non solo con l’esplosione del classico colpo di grazia ma molte volte in pubblico, alla presenza di molta gente), volendo esprimere la forza del gruppo e dei suoi affiliati, attitudine spietata ad eliminare i rivali con l’assassinio feroce.
Si tratta di rituali eseguiti secondo modalità eclatanti che rimandano a delitti non solo organizzati (più persone, munite di armi ad alto potenziale, che riescono a colpire di sorpresa le vittime ecc..) ma che dimostrano la crudeltà e la spietatezza di chi li esegue. Delitti preparati in precedenza e non frutto di decisioni estemporanee, con un’attenta programmazione, con l’uso di armi efficaci, con lo studio della via di fuga, la divisione dei ruoli, che vanno a costituire quella che è l’aggravante della premeditazione.

Va rilevato inoltre come l’esplosione del “colpo di grazia” (uso di fucile sul capo con conseguente sfondamento del cranio) rappresenta il modo attraverso cui si vuole dimostrare in modo definitivo la forza di chi realizza quel delitto. In poche parole si mette in scena quello che è il metodo mafioso: realizzazione di un agguato, uso di armi tipicamente di notevole forza esplosiva, colpo alla testa.

Colpo di grazia che viene inferto, nella maggior parte dei casi, alla vittima già morta. Modalità queste, totalmente assenti, o quasi, nei delitti commessi nell’area foggiana. Dall’analisi dei dati è emersa la prevalenza di un reiterato “modus operandi” tale da accomunarli e definirli, al tempo stesso, come delitti di mafia, appurando l’esistenza di una canonica procedura nell’organizzazione, preparazione ed esecuzione dell’evento criminoso. Elementi che caratterizzano la “mafia del Gargano”.

Tags: Foggiagarganomafiamafia del GarganoUniversità di Foggia
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