Chiede formale diritto di replica il maresciallo dei carabinieri Giuseppe Sillitti, tra i protagonisti del servizio mandato in onda da “Le Iene” di Italia Uno lo scorso 28 aprile. Il pm Alessio Marangelli, stando a quanto riportato durante la trasmissione Mediaset, si sarebbe accanito contro alcuni carabinieri per semplice ripicca (a questo link il servizio completo: http://www.iene.mediaset.it/puntate/2016/04/28/pecoraro-da-carabiniere-a-carcerato_10330.shtml). Una vicenda che ha scatenato l’immediata replica dell’Associazione Nazionale Magistrati che a Foggia è presieduta da Antonio Buccaro. Dopo l’intervento della ANM (LEGGI QUI) che ha preso le difese di Marangelli accusando “Le Iene” di cattiva informazione, giunge oggi la risposta del maresciallo, accusato dal pm di avere legami con il clan lucerino dei Cenicola-Ricci e persino incaricato dal magistrato di commettere una rapina.
Ho letto ed appreso, con sommo rammarico ed enorme stupore, la nota della A.N.M. (Associazione Nazionale Magistrati) – sottosezione di Foggia, del 09.05.2016, a firma del suo sig. Presidente, rilasciato all’indomani del servizio giornalistico realizzato da “Le Iene” (noto programma Mediaset), ed avente il seguente titolo: “Magistrati foggiani contro Le Iene, scontro sul caso del pm Marangelli. <Cattiva informazione>”; ed ancora: “Buccaro: “‘Le Iene’ su Marangelli, chiarimenti non riportati nel servizio”. Si esordiva stigmatizzando le modalità improprie della intervista televisiva realizzata, nonché “…l’intollerabile denigrazione mediatica a cui è stato sottoposto il collega (Alessio Marangelli) per l’attività svolta nell’esercizio delle sue funzioni…”. In buona sostanza, si accusava quella trasmissione televisiva di aver operato cattiva informazione e, soprattutto, per aver arrecato un “grave danno alla credibilità della funzione giudiziaria”. Si dichiarava, altresì, di essere stati autorizzati dall’assemblea a diffondere il testo a tutte le primarie testate giornalistiche locali, esprimendo solidarietà al collega, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Foggia. Il testo così diramato impone una replica, ai sensi dell’art. 8 Legge Stampa, e la farò contestando, punto per punto, le asserzioni rilasciate in quel comunicato. Vorrei dire (e dico) all’A.N.M. di Foggia e, per essa, al suo ill.mo sig. Presidente, che prima ancora di esprimere supina solidarietà al Collega per aver “subito” una intervista (certamente forte ed imbarazzante, ma decisamente vera e comprovata testualmente da una miriade di provvedimenti giudiziari), sarebbe forse il caso di leggere meglio, e con estrema attenzione, tutte le risultanze documentali pervenute alle mani degli intervistatori, altrimenti si corre davvero il rischio di fornire una “cattiva informazione”. E sarebbe pure il caso di ricordare – così, solo perché mi viene in mente in questo momento – che proprio a causa delle “discutibili” modalità investigative seguite dal dott. Marangelli (definite da un provvedimento giudiziario “…a dir poco, poco ortodosse”), io ho patito la più terribile ed umiliante delle misure: la detenzione in carcere, con isolamento diurno e notturno! So già che Lei avrà risposta facile sul punto: “E allora? …è stato assolto da ogni accusa e scarcerato. Son felice per lei. Tutto è bene quel che finisce bene”. Eh no, dott. Buccaro (a Lei mi rivolgo nelle specifiche funzioni di Presidente ANM di Foggia, e quale firmatario della nota indirizzata ai giornali), proprio non può licenziarmi in questo modo. Non so per quale ragione ma “una stretta di mano” finale proprio non mi soddisfa. Non mi appaga. Non mi ristora. Sono convinto del fatto che anche una sola ora di libertà, sottratta ad un innocente, rappresenta il più grave, il più incivile, il più crudele ed il più malvagio dei torti che possa infliggersi a qualunque essere umano. Qui è il senso generale di Giustizia (e non soltanto il mio, mi creda) che viene ferito, sfregiato, trafitto a morte, specie quando – ottenuta la mia sacrosanta libertà – ho constatato quali e quante violazioni (in danno della Legge, prima ancora che in mio danno diretto) sono state perpetrate dal suo Collega, dott. Marangelli, verso il quale si riversa così tanta incondizionata solidarietà. Innanzitutto, è opportuno rilasciare un dato di fatto storico: io ed i miei colleghi, ingiustamente colpiti da ordinanza di custodia cautelare in carcere, siamo stati definitivamente assolti con sentenza passata in giudicato. E se è lecito, ed anzi doveroso, commentare la sentenza totalmente assolutoria e restitutiva della mia/nostra dignità violata (ricordo che sono un maresciallo dei Carabinieri, con pluriennale anzianità di servizio ed innumerevoli encomi), mi pare un inopportuno “fuor d’opera”, mi sia consentito, parlare al di fuori delle sedi opportune di casi giudiziari ancora aperti, come quello del sig. De Fantis Vincenzo (al quale egli fa esplicito riferimento, così rivelando i procedimenti penali contro di lui pendenti presso il Tribunale di Lecce). E se, per puro amore di giustizia, la inviterei (contrariamente a quanto scriverò per il dott. Marangelli) ad attendere gli esiti giudiziali definitivi prima di commentare – a favore o contro qualcuno – i procedimenti penali in corso di svolgimento, era forse obbligatorio, e maggiormente consentito, commentare i provvedimenti “definitivi” (V. sentenza Corte di Assise di Appello di Bari, passata in giudicato), che proprio in relazione al sig. De Fantis così testualmente si esprimeva “…il De Fantis ha descritto un clima caratterizzato da palpabile tensione e da forti pressioni che, andate al di là del ragionevolmente ammissibile, erano finalizzate ad ottenere da lui una conferma di quella che era solo una convinzione degli inquirenti…una esperienza scioccante…non può ritenersi che la sua audizione avvenne in un contesto sereno e tale da garantire la genuinità delle dichiarazioni nell’occasione rese…trovando un oggettivo addentellato in innegabili anomalie del verbale di dichiarazioni in esame…Va innanzitutto evidenziato che il verbale di dichiarazioni del De Fantis risulta redatto nella data del 9 agosto 2011 e che la data così indicata non può essere rispondente alla realtà…quel che rileva è che si è in presenza di un verbale di dichiarazioni di cui non è neppure certa la data di formazione e non vi è dubbio che tale anomalia sia sintomatica di un modo poco ortodosso di conduzione dell’audizione del teste… – e quanto ai verbalizzanti che si dicono presenti e non firmarono il verbale si scrive – si è anche in questo caso in presenza di una anomalia che, di difficile comprensione, è però indicativa di modalità di conduzione dell’esame poco ortodosse…le evidenti anomalie ravvisabili nel verbale di dichiarazioni in esame, in uno all’abnorme tempo occorso per la sua redazione delineano un contesto connotato da innegabile tensione e rendono tutt’altro che inverosimile la verificazione della situazione descritta in dibattimento dal De Fantis…”. Ma aspetti dott. Buccaro, perché non ho ancora terminato. Per dovere di cronaca, che assai poco efficacemente si tenta di ristabilire con la nota dell’ANM di Foggia, è opportuno che si sappia che pure il De Fantis ebbe a denunciare il dott. Marangelli, ed il documento posto a base della sua denuncia (un verbale di sommarie informazioni testimoniali a sua firma), recava evidenti e visibilissime anomalie (soggetti di cui si attestava presenza ma non firmatari del verbale, orari e date sicuramente infedeli, equivoche e “poco ortodosse” modalità di escussione), e tali numerosissime “anomalie” non mancarono di essere notate dalla Corte di Assise di Appello di Bari che, sempre per dovere di corretta informazione, commentava testualmente come sopra riportato. Ed è pure giusto che lei sappia, egr. dott. Buccaro, che a differenza del sig. De Fantis (che, per quanto scritto sopra, risponderà più che agevolmente alle contestazioni elevategli in quel di Lecce), vi sono provvedimenti giudiziali (quelli sì definitivi!) che, invece, hanno interessato il suo Collega, dott. Marangelli, proprio presso il Tribunale di Lecce, e che di fatto spietatamente contraddicono la sua nota di solidarietà. Già perché di lui, il g.i.p. di quel Tribunale (in un tema così caldamente affrontato dalla A.N.M. di Foggia, ovvero, l’ordine impartito dal dott. Marangelli a fare una rapina a mano armata in danno di un privato cittadino!), così si esprime testualmente “…sulla veridicità della descrizione dei fatti offerta dal m.llo Sillitti e dal Ten. Pozone non vi sono ragioni per dubitare, atteso che, nonostante l’apparente negazione dei fatti ad opera del dott. Marangelli…è lo stesso contenuto del decreto da lui sottoscritto che (sebbene con una formula meno eclatante) conferma quali fossero le azioni (illecite sia pur in forma simulata) che il magistrato aveva ordinato verbalmente e, poi, in forma scritta di compiere ai militari dei carabinieri…è evidente che nel caso di specie l’ordine dato dal dott. Marangelli esorbitasse dai confini tracciati con le massime della Suprema Corte sopra riportate. Quanto in concreto è avvenuto e sopra nel dettaglio descritto (oggetto delle specifiche doglianze del m.llo Sillitti) vale a dire l’ordine di compiere una (finta) rapina per poter disporre della vettura dell’indagato al fine di installarvi una microspia, certamente delinea un ordine non legittimo (e che, quindi, correttamente i militari non eseguivano)…deve ordinarsi l’archiviazione del procedimento con riferimento alla posizione del dott. Marangelli Alessio, la cui condotta certamente non conforme ai crismi della legittimità andrà valutata in altra sede…”. Non solo. Mi si perdoni se sottolineo il fatto che, oltre allo scrivente, anche un Ufficiale dei Carabinieri, ascoltato alla pubblica udienza dibattimentale del 07.05.2013, ebbe a confermare l’ordine altamente ILLEGALE ricevuto da quel p.m., prima a voce (in termini esatti di “rapina”) e poi per iscritto, sicchè l’affermazione contenuta nella nota dell’ANM di Foggia (…la delega ‘incriminata’, a firma di esso dott. Marangelli, assolutamente non prevedeva alcuna “autorizzazione alla rapina”…), non solo è palesemente contraddetta dalle risultanze del pubblico dibattimento penale, oramai caduto in giudicato e sul cui esito non è più lecito avere riserve, ma è pure smentita dal tenore testuale della delega scritta in cui si legge testualmente quanto segue: “…dispone l’intercettazione delle conversazioni o comunicazioni che intercorreranno all’interno dell’autovettura XXYY con installazione di apparato di rilevazione satellitare di posizione e con autorizzazione a compiere ogni atto che si renda necessario all’installazione degli apparati tecnici e, in particolare, a simulare l’illecita sottrazione dell’auto all’indagato ed il successivo rinvenimento della stessa”. E mi si perdoni ancora se, sul punto, mi sembra un pò zoppicante la debole osservazione rilasciata dall’ANM di Foggia che quella delega non conteneva, esattamente, un ordine alla rapina (come se fosse decisivo il termine utilizzato da quel p.m.?!), ma una intimazione assai più vasta – e per questo ben più illegale e pericolosa! – a compiere qualsiasi atto illecito (e dunque, anche una rapina! E perché non un furto? E perché non una “gambizzazione”? Un’aggressione? Un atto intimidatorio?). Ma quale differenza può mai fare, secondo lei, sul piano giuridico, se non esclusivamente etico e morale?!? E su tale circostanza stimolo una banale considerazione: e se quell’ordine illecito (quello, cioè, che il dott. Marangelli si ostina a sostenere di non aver mai impartito), fosse stato effettivamente eseguito? Cosa sarebbe potuto accadere? E se si fosse scatenato un conflitto a fuoco per reazione? Chi ne avrebbe giudizialmente risposto? Cosa avremmo potuto dire alla vittima? Me lo ha ordinato il dott. Marangelli?! E se si fossero manifestate complicanze esecutive? Come si sarebbe potuto spiegare un tale abominio commesso da Tutori dell’Ordine ai danni di un privato cittadino?? Non si vorrà davvero sostenere che “il fine giustifica i mezzi”?!? Veda, dott. Buccaro, io sollecito tali interrogativi poiché, con lei, condivido la necessità di fornire la più esatta ed obiettiva informazione ai mezzi di stampa, considerando tutti (ma proprio tutti) i dati documentali raccolti nella tristissima vicenda che mi ha direttamente colpito, anche quelli più scomodi ed imbarazzanti per il suo Collega, ma pur sempre veri, e ben capaci di far percepire ai lettori la realtà dei fatti narrati, e non soltanto un accorato e “solidale abbraccio” nei confronti di chi, di tali fatti, si è reso incontrovertibile autore. Beninteso, probabilmente anche io, al suo posto, avrei espresso la stessa “piena solidarietà” al Collega raggiunto da arrembanti ed invasivi intervistatori, ma da qui a scendere in particolari di merito della vicenda di cui, all’evidenza, conosce la sola versione del dott. Marangelli, ce ne passa. E molto. Ed è pure giusto che si sappia che la gravità della vicenda giudiziaria da me patita è salita agli onori dell’attenzione governativa, con ben due interrogazioni parlamentari all’indirizzo del Ministro di Giustizia e degli Interni, oltre a numerose segnalazioni al C.S.M. ed alla Procura Generale presso la Corte di Cassazione, e che il dott. Marangelli è stato più volte denunciato (dal momento che proprio si deve parlare anche dei procedimenti penali in corso) per una moltitudine di reati, che vanno dalla istigazione a delinquere alla calunnia, dalla intercettazione abusiva al falso ideologico e materiale in atto pubblico, dall’abuso in atti di ufficio al sequestro di persona, ma debbo constatare, mio malgrado, che solo delle pendenze del De Fantis si è inteso parlare, ma non anche di quelle (e sono tante) del dott. Marangelli. E quanto alla “intollerabile denigrazione mediatica” presuntivamente patita dal suo collega a causa del servizio televisivo andato in onda su Italia 1, è appena il caso di ricordarle che il sottoscritto ed i suoi tre colleghi dell’Arma, all’indomani del proprio arresto, furono mediaticamente esposti alla feroce ed incontrollata “gogna mediatica” sollecitata, proprio, dal dott. Marangelli e dalle sue non più numerabili conferenze-stampa (se la memoria non m’inganna ebbi modo di contarne circa 18!), oltre ai servizi televisivi nazionali, net journal e quotidiani di levatura nazionale, sicchè – mi perdoni – ma proprio non riesco a provare solidarietà per chi, proprio col mezzo dei mass media (che oggi, paradossalmente, gli si ritorcono contro), disintegrò reiteratamente e senza alcuna umana compassione il mio onore, quello dei miei familiari e quello di tutti i miei amici più sinceri. Per me ha un valore enorme, mi creda, il doveroso (e decoroso) silenzio degli inquirenti sull’esito delle proprie indagini – e son sicuro che lei è d’accordo con me – e trovo che non ci sia alcuna moralità nel divulgare le “spoglie” degli arrestati al pasto osceno di tv e giornali prima ancora di un giudizio, prima ancora di una sentenza, e con inviti pubblici, addirittura, a costituirsi parte civile contro i carabinieri (pensi che il dott. Marangelli invitava a tanto il Comune di Lucera!). Ma è proprio quello che è accaduto a me, e per dovere di cronaca e di corretta informazione, dott. Buccaro, è giusto che si sappia.
Quanto alle omissioni informative che, a dire del dott. Marangelli, sono state realizzate in suo danno dagli intervistatori, vorrei sottolineare che anche le mie rivelazioni (benchè tutte dettagliatamente documentate), sono state enormemente “tagliate” e sfoltite dalla originaria intervista dedicatami poiché, mi dissero i giornalisti, non ci sarebbe stato spazio sufficiente per poter illustrare tutti i numerosi dettagli che andavo terribilmente dipanando, e che vi sarebbero state altre occasioni per narrare ogni particolare. Sul punto, dal momento che sono arcisicuro delle oscure e documentate verità che ho solo in parte narrato ai giornalisti, e visto che gli stessi (ed altri) han già promesso di tornare sul grave fatto di cronaca e renderne doverosa informazione, abdicherò il mio intero spazio televisivo in favore del dott. Marangelli che, in tal modo, avrà tutto il modo per spiegare dove, come ed in quale punto di quella intervista de “Le Iene” è stato affermato del falso o si è fornita ai telespettatori una “cattiva informazione”, ma sono più che persuaso del fatto che le solide ed incelabili prove documentali in mio possesso (ed in possesso degli intervistatori), daranno più d’un problema al dott. Marangelli in tema di oggettiva e semplice sua credibilità.
Quanto al momento del mio arresto rispetto all’ordine illegale di effettuare una rapina, mi preme di evidenziare (giusto perché anche questo s’è scritto nella nota dell’ANM di Foggia), che io non ho mai sostenuto nella rilasciata intervista di essere stato raggiunto da ordinanza cautelare dopo tre mesi dal detto ordine illegale (questa fu una deduzione dell’intervistatore), ma è un dato oggettivo constatare – e chi mi legge sa bene la gravità di questo fatto – che la mia utenza cellulare, proprio dopo tre mesi, venne sottoposta ad intercettazione senza alcun presupposto legale e che, per tale fatto, il dott. Marangelli è stato pure formalmente denunciato presso la Procura della Repubblica di Lecce presso cui ancora pendono specifiche indagini. Esorto, pertanto, ad astenersi per il futuro dal rilasciare commenti o note che si propongono l’aspettativa di chiarire, ma che nulla chiariscono, o di criticare le oggettive risultanze documentali al di fuori degli ambiti giurisdizionali, emerse ed emergende nelle interviste o nei programmi televisivi nazionali che vogliano prestarne il più lecito interesse. A tale scopo, e nella solida onestà che mi caratterizza, voglio preannunciare che mi rivolgerò anche alla A.N.M. Sede Nazionale per chiedere un parere circa l’opportunità della sua Sottosezione di Foggia di fornire alle stampe un comunicato come quello oggetto della presente replica o se, invero, sia passibile di reprimenda una tale “presa di posizione” e “discesa nel merito”. È ovvio che sarà mia cura fornire, a chi voglia davvero leggerli, tutti i documenti di cui dispongo e ben abili a far intendere quanto è realmente avvenuto. Nessun intervento, individuale o di categoria, riuscirà mai nell’obiettivo che mi sono ufficialmente posto: la discoperta e la divulgazione della verità, per quanto amara ed indigesta possa a molti sembrare. Null’altro. E non nego che mi aspettavo, francamente, piena solidarietà alla mia persona ed alla mia angosciosa vicenda (che, dalla sua, possiede l’incontrovertibile forza dei documenti, delle sentenze e dei provvedimenti), e non il compatto schieramento dall’altro, più debole ed assai meno documentato, fronte opposto. Ma non fa nulla. Non mi abbatto, non mi ammutolisco. Anzi mi rafforzo, e di sicuro mi propongo – magari illudendomi – di sensibilizzare l’attenzione di tutti dinanzi alle Ingiustizie ed alle Illegalità che possono spietatamente colpire chiunque. Senza motivo. Senza pietà. Senza preavviso. D’altronde, prestai giuramento di fedeltà alla Repubblica Italiana e alle sue Leggi, ed oggi sono ancora più convinto che per prestare onore a quel sacro impegno non posso, non voglio, non debbo desistere, nonostante le avversità e le atroci delusioni ricevute.