“Tutti insieme per cambiare le cose“. Con questa mission, stamattina, Foggia si è riunita in piazza Giordano per combattere le mafie, trascinata dal presidio cittadino di Libera. Con Daniela Marcone a Messina, dove si è tenuta la cerimonia nazionale, è stato il fratello Paolo a coordinare la manifestazione. Il tutto a pochi giorni dall’anniversario della morte del papà Francesco Marcone, funzionario foggiano ucciso dalla mafia. “È importante tenere viva la memoria – dice a l’Immediato, Paolo Marcone -. Solo attraverso queste iniziative possiamo contrastare indifferenza e oblio. Il silenzio, si sa, uccide una seconda volta”. A Foggia qualcosa si sta muovendo sul fronte della legalità, ne è cosciente Marcone: “Cittadinanza meno sorda rispetto al 1995. Qualcosa sta cambiando. Dal canto nostro proveremo a sensibilizzare sempre più il territorio, iniziando dalle scuole”.
Sono tanti gli studenti presenti in piazza dinanzi al palco, mentre rappresentanti di istituzioni e società civile si alternano nella lettura dei nomi delle 900 vittime di mafia. Tra questi il sindaco Franco Landella, il comandante dei carabinieri provinciali Antonio Basilicata, il vescovo Vincenzo Pelvi e il questore Piernicola Silvis. Quest’ultimo sentito da l’Immediato: “Una giornata importante per noi sempre in trincea. Io personalmente ho perso tre colleghi e amici di cui leggerò i nomi”. Il questore è convinto che la città stia reagendo dopo anni piuttosto turbolenti: “Si organizzano molti eventi. Manifestazioni e convegni. Già rispetto al giorno del mio arrivo a Foggia trovo una città più disposta. Il velo di omertà si sta finalmente squarciando”.
E sugli ultimi scandali – che dalla mafia arrivano fino ai “palazzi” -, come i dipendenti pubblici corrotti nella truffa all’INPS e il vigile urbano che chiedeva sesso in cambio di favori, Silvis dice: “La mafia non vivrebbe senza il sostegno di imprenditori collusi o dipendenti corrotti. Non voglio entrare nel merito degli episodi ma posso dire, senza problemi, che facciamo e continueremo a fare attività di contrasto”. Sullo scandalo in polizia municipale conclude: “Credo si tratti di una questione limitata alla persona. La classica “mela marcia”, insomma. Certo dispiace constatare che fosse un maresciallo dei vigili urbani”.