Due reparti doppione e un nuovo muro realizzato per separarli. Nel mezzo, continui conflitti al punto che tra i medici in più di un occasione si è sfiorato il contatto fisico. Stiamo parlando delle ortopedie degli Ospedali Riuniti di Foggia, nate dal protocollo d’intesa del 2012 che costò le dimissioni all’allora direttore sanitario Deni Aldo Procaccini. Sullo sfondo, l’atavico conflitto tra universitari e ospedalieri, le due anime del policlinico di riferimento del nord della Puglia, in questo caso acuito dalle battaglie di campanile tra foggiani e baresi.
Nel mezzo, i dati preoccupanti sulla mortalità per la frattura del femore e i diversi carichi di lavoro fatti pesare ad ogni piè sospinto: un mix certamente pericoloso per l’efficienza e l’efficacia delle prestazioni offerte ai pazienti che decidono di curarsi in via Pinto. “Stanno facendo di tutto per consegnare l’ospedale agli universitari, piazzando i weekend agli ospedalieri”, chiosano da una parte; “Assistiamo all’occupazione abusiva dei nostri posti letto”, replicano dall’altra. Insomma, un quadro che va ben al di là della programmazione prevista dal direttore generale Antonio Pedota, che soltanto qualche settimana fa annunciava “l’integrazione tra i reparti con equipe comuni”. La realtà in corsia dice altro, se è vero che lo scontro tra i due reparti guidati da Donato Vittore (università) e Antonio Macchiarola (ospedale), rispettivamente con 15 posti letto ciascuno, ha subito un’escalation preoccupante nelle ultime settimane.
Da gennaio è divenuta operativa la divisione inscritta nel protocollo, e alcuni medici che fino a qualche tempo prima facevano parte degli ospedalieri, sono passati dall’altra parte. Da allora, sono iniziati i problemi di convivenza, con effetti non proprio eccellenti nella soddisfazione degli utenti. “Si paga lo scotto di una scissione troppo recente – commenta qualcuno -, serve un po’ di tempo per assestarsi”. Tempo che non vorrebbe concedere Pedota, che ha messo su una commissione – composta dal direttore sanitario Laura Moffa, dalla professoressa Emanuela Turillazzi della Medicina legale e dal dirigente dell’assistenza infermieristica – per “mettere a punto un protocollo, finalizzato a risolvere i percorsi non adeguati presenti nelle ortopedia e per valutare le criticità presenti (anche nella convivenza)”.
Dal lavoro – che per gli ospedalieri sarà “sbilanciato” perché la commissione è “prevalentemente universitaria” – spunterà fuori un modello che verrà mutuato negli altri reparti. “Anche se non ci è mai giunto nessun atto formale – spiega Pedota – siamo al corrente dei dissidi. Dal confronto verrà fuori un sistema di regole preciso, e i perimetri di operatività, dentro i quali ognuno avrà le proprie funzioni: abbiamo infatti pensato di indirizzare l’ortopedia ospedaliera verso le emergenze. Tutto verrà riportato in un contratto, che dovrà essere firmato, ed all’interno del quale si troveranno anche gli obiettivi da raggiungere (per esempio bisognerà superare il bollino rosso nelle fratture -, altrimenti bisognerà valutare le responsabilità di ciascuno. Questo è lo sforzo che stiamo mettendo in campo – conclude il dg di via Pinto -, da questi protocolli partoriremo l’atto aziendale che sarà online entro ottobre, per dar modo alle parti interessate di avanzare proposte costruttive. Vogliamo ascoltare tutti, tranne chi pretende di difendere questioni o rendite di posizione personali”.