Sergio Mattarella e Ignazio Marino cos’hanno in comune? La Panda. Quella del neopresidente della Repubblica è grigia. Più anonima. Quella del sindaco di Roma è rossa. Come il suo profilo politico. Entrambi sono stati attaccati da tutti i fronti per via dell’auto che hanno scelto di utilizzare quotidianamente, invece che quella blu dei loro ‘simili’. Mattarella guadagna un sacco di soldi e gira in Panda? Un arrogante lo ha definito qualcuno, al pari di Marino. In più Marino si è preso una sfilza di multe per averla parcheggiata un po’ a casaccio per le vie del centro di Roma, permessi scaduti etc…e per questo è finito più volte al centro delle polemiche. Addirittura si è parlato di ‘Panda Gate’. Tutto questo mentre serpeggiava l’inchiesta di Mafia capitale e Marino si prendeva più offese del suo predecessore, Gianni Alemanno, che viaggiava in auto blu e che nell’inchiesta ci è finito mani e piedi. Trenta o quarant’anni fa la Panda era un’istituzione e rappresentava la classe medio-piccola degli italiani.
Non riesco ad immaginarmi un Cossiga, e né un Pertini, un Vetere (nonostante fosse ‘comunista’) o un Signorello, a bordo di un’utilitaria come la Panda. E se l’avessero fatto sarebbero stati pontificati e santificati. Oggi invece se usi l’auto blu ti tirano le pietre, se hai un Mercedes ti tirano le pietre e se giri in Panda anche. Qualsiasi auto usi, se fai il presidente della Repubblica o il sindaco di Roma, ti tirano le pietre. Del resto, rispetto agli anni ottanta, la Panda è diventata un manifesto politico. La fa Sergio Marchionne. Quello che in uno spot utilizzò il claim: “Questa è l’Italia che piace”. Attraverso la Panda di Mattarella si è tornati a parlare di occupazione. A Pomigliano, per esempio, si facevano quasi 300mila Panda all’anno, mentre l’anno scorso ne sono state fatte la metà. Il personale? Gli operai? Marchionne li ha messi in cassa integrazione. Dove voglio arrivare? Ad una delle deduzioni più semplici, e forse banali, dell’attuale storia d’Italia, da nord a sud. Il problema non è la Panda di Mattarella, o quella di Marino, perché tanto, qualora dietro ci fosse un discorso di modestia, verrebbe comunque strumentalizzato. Il problema è la corruzione, la disoccupazione e la depressione di un paese ridotto ad un piccolo municipio aperto solo agli addetti ai lavori. Tutti gli altri preferiscono Sanremo. Si, quest’anno lo presenta Carlo Conti.