Potrebbe terminare presto l’ “affittopoli” dell’Asl di Foggia. Decine di milioni di euro ogni anno. Oltre un milione di euro solo a Foggia città, per pochissimi locali. Locazioni da 30mila euro al mese, per contratti che ormai durano da oltre vent’anni. Facendo due calcoli, anziché fittare locali, avrebbero potuto realizzare un Pirellone. La politica qualche tempo fa ha fatto finta di indignarsi. Ma non è cambiato nulla. Almeno finora. Sì perché a breve verrà pubblicato un bando per rideterminare contratti e superfici necessarie all’Azienda sanitaria locale. Detto in altri termini: via i vecchi rapporti per far partire nuovi contratti. Un’occasione da “fine impero” secondo qualcuno, visto che siamo nell’ultimo semestre di Attilio Manfrini a capo dell’azienda di Piazza della Libertà; un colpo di mano “importantissimo” per qualcun altro. In ogni caso, a portare avanti l’operazione sarà uno dei responsabili più chiacchierati dell’ex Ausl Foggia 3 negli ultimi anni, Pippo Liscio. I due compaesani (entrambi sono di Cerignola), dopo aver gestito la milionaria partita delle manutenzioni, che in molte circostanze ha determinato la sorte delle partite di bilancio della Sanitaservice, hanno deciso di dare un colpo di fendente sul sistema incrostato dei fitti d’oro. Il momento sarebbe propizio anche per un’altra ragione. Tra poco saranno disponibili 2 milioni di euro per la ristrutturazione dell’Ex Inam, operazione che porterà alla destinazione della struttura alla parte sanitaria, con la realizzazione di un’unico poliambulatorio. Gli uffici – da quelli dei manager alla struttura legale, fino ai dirigenti addetti alla contabilità – verranno spostati in un’altra sede. Il bubbone dei fitti è scoppiato qualche anno fa, dopo le lamentele di alcuni pazienti per gli spazi destinati alla riabilitazione dello stabile di Villaggio Artigiani. “Partiremo proprio dalle riabilitazioni”, spiega Pippo Liscio a l’Immediato. Non potrebbe essere altrimenti, visto che è stato questo uno dei casi più controversi assieme al fitto di corso Giannone.
La riabilitazione di Zanasi&Moschella
Centinaia di migliaia di euro ogni anno. “È una cifra spropositata”, ci hanno sempre ribadito fonti informate sui fatti e vicine ai vertici di Piazza della Libertà. Il capannone che ospita l’area della riabilitazione diretta dall’ex direttore sanitario Leonardo Trivisano, è una struttura per certi aspetti nemmeno troppo funzionale. “Per trovare un po’ di luce dobbiamo cercare con il lanternino”, affermano i tecnici. Anche il personale non sembra essere molto soddisfatto degli spazi. Ma allora perché l’Asl continua a pagare quei metri a peso d’oro? Il contratto tra le parti è stato stipulato il 13 agosto del 1997, e riguarda gli immobili di via Tratturo Castiglione. La somma pattuita superava i 250mila euro annui. Niente male, si direbbe. Con le rivalutazioni Istat, tuttavia, la cifra è lievitata fino a superare i 300mila euro. Detto in altri termini: più di 25mila euro al mese. Una cifra monstre, che non poteva non attrarre l’attenzione della magistratura. A maggior ragione se si pensa che l’attività di indagine, negli ultimi tempi, ha riguardato proprio la qualità della spesa dell’Asl (un’azienda da 1,5 miliardi di euro ogni anno) e quella dei costruttori foggiani. La ditta Zanasi&Moschella è entrata nell’occhio del ciclone ad ottobre del 2012, dopo il sequestro della struttura turistico-alberghiera (“Il Porto” di Mattinata) di 70mila metri quadrati – del valore di 24 milioni di euro -, vicenda in cui furono coinvolti proprio Francesco Paolo Moschella (amministratore unico della società appaltatrice) ed Eliseo Zanasi, direttore tecnico della srl ed ex presidente della Camera di commercio e di Assindustria. Nell’estate del 2013 la struttura è stata dissequestrata. Quanto a Foggia, con la spending review, il contratto è stato rideterminato con una riduzione del 15 per cento.
L’amministrazione di corso Giannone
“A corso Giannone la situazione è differente, si spende meno”. L’affermazione potrebbe essere veritiera. Ma non significa che si spenda poco. In realtà, i locali che occupano un intero piano di plesso a pochi passi dalla villa comunale, sono da molto tempo oggetto di critiche. I locali sono di proprietà di un professionista, un ingegnere che ha anche una società immobiliare. In questo caso, per spendere “meno”, ci si è fermati sotto la soglia 200mila euro. All’inizio del 2011, il consigliere anziano in via Capruzzi, Cecchino Damone, scriveva in una interrogazione urgente: “Da circa un mese la direzione dell’Asl di Foggia (allora era direttore generale il salentino Ruggiero Castrignanò) ha locato un intero piano, a Foggia in corso Giannone, ove si è trasferito il settore personale con la necessità di mettere insieme tutti i componenti impiegati in quel settore, per un importo di 160mila euro (in realtà, di 170.253 euro alla Michela Immobiliare a.r.l., ndr). Purtroppo oggi registriamo che alcuni impiegati raccomandati non hanno raggiunto la nuova sede di servizio, continuando a rimanere nelle sedi di residenza. Per esempio a San Severo tutto il comparto della prevenzione è stato trasferito nella palazzina ubicata nei pressi dell’ospedale, però stranamente il responsabile del Dipartimento di prevenzione, forse per punizione, è stato obbligato a rimanere nello stabile di via Bellini, che doveva essere restituito al proprietario”. Molti dipendenti, per resistenze e guarentigie politiche, non si sono mai spostati dal proprio territorio di riferimento. Lasciando inattuata la “rivoluzione” della gestione del personale dell’Asl unica. Tuttavia, il contratto oneroso è rimasto. Con buona pace per i proprietari degli immobili. Gli unici davvero contenti anche durante la spending review.
I “turisti per sempre” della sanità foggiana
Con la delibera numero 567 del 15 marzo del 2007, per esempio, l’Asl riorganizzò le procedure amministrative. Per questo, “per far fronte alle esigenze operative dell’ex Usl Foggia 3”, ritenne necessario “reperire ed assumere in locazione appositi locali di privati nei quali attivare i servizi necessari per la organizzazione periferica dei servizi sociosanitari”. In via Leone XIII c’era già un locale, utilizzato come sede di struttura sanitaria riabilitativa psichiatrica semiresidenziale denominata “Centro Diurno”, fittato dalla Sire srl, facente riferimento al signor Renato Fattibene, uno che, nel 2003, proprio per i locali della stessa via, venne coinvolto nel megasequestro (290 immobili per un valore di 50 milioni di euro) delle cosiddette “case della mafia”. Allora, per quegli immobili, venne concordato un corrispettivo di quasi 65mila euro ogni anno. Addirittura, già negli anni Novanta il nome della società venne riportato nell’intervento dell’attuale governatore pugliese Nichi Vendola in Parlamento: “Premesso che nella città di Foggia in via Leone XIII insiste un lotto edilizio di due palazzi; tale lotto edilizio presenterebbe delle anomalie regolamentari per quanto riguarda la distanza tra i due palazzi; in data 6 ottobre 1989 venne rilasciata dal comune di Foggia al signor Renato Fattibene come ditta individuale una concessione edilizia (n. 88/89) per la realizzazione di un complesso edilizio per uso civili di abitazioni da ubicarsi nella ex via del Mare, oggi denominata via Leone XIII; la concessione edilizia si riferiva a due lotti: lotto “A” e lotto “B”; il signor Fattibene nel corso degli anni non realizzò né il lotto «A» e né tantomeno il «B», difatti, a causa del mancato inizio lavori entro il termine di un anno previsto dalla concessione edilizia la stessa gli venne revocata”. Non finisce qui. Nel 2007 l’Asl si accorge che servono locali nei quali “attivare i servizi necessari per l’organizzazione degli archivi aziendali”. Ecco i due immobili della Immobiliare Nunzio Caccavo, uno in via Di Salpi l’altro in via Bisceglie. Tutto alla modica cifra complessiva di circa 160mila euro. Anche la Cospes (ex Immobil Service srl, visto che il contratto va avanti dal 1999), società del Gruppo Ramundo Calcestruzzi, venne accontentata. Nei locali viene ospitato il dipartimento misto di salute mentale a più di 13mila euro al mese. Centinaia di migliaia di euro ogni anno. Ma non finisce qui. Le determine dell’Azienda sanitaria locale hanno sempre detto molto altro, mettono in luce il presunto sperpero di risorse pubbliche, dunque di tutti i cittadini, che sono passate dal vaglio degli inquirenti. Per esempio, sempre a Corso Giannone, al numero 85, ha sempre fatto notizia un altro immobile in fitto. Questa volta, la cifra è ben diversa: quasi 9mila euro. Il problema è che a fittare gli immobili erano due dipendenti dell’Azienda: Eugenio Iorio e Marisa Ferraro, moglie di Iorio e dipendente del servizio Igiene. Ancora, c’è il caso dell’immobile di Viale Ofanto, al civico 122. “Per far fronte alle esigenze operative dell’ex Ausl Foggia 3 – si legge nella determina numero 3906 del luglio 2012 – si è reso necessario reperire ed assumere in locazione appositi locali di privati nei quali attivare i servizi necessari alla riorganizzazione periferica dei servizi sociosanitari”. Ed ecco il contratto, stipulato il 5 maggio del 1997, di proprietà della So.ge.im. sas (ex Seid srl), per i locali da destinare alla struttura Riabilitativa psichiatrica. In una delle fatture recuperate da l’Immediato, per esempio, viene riportato l’importo complessivo di 35mila euro per i mesi di aprile, maggio e giugno 2012. Niente male: quasi 12mila euro al mese. A Viale Colombo, al numero 6, c’era un immobile messo a disposizione dalla cerignolana Grim Srl, del costruttore Michele Grieco, per i “servizi e le attività dell’area Gestione tecnica”. Anche qui c’è un mezzo botto: 122mila euro ogni anno.