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Home - Nessuna città dei divieti leghisti. Nessun asilo ghetto. Il fenomeno Padova gonfiato dall’ansia del cronista

Nessuna città dei divieti leghisti. Nessun asilo ghetto. Il fenomeno Padova gonfiato dall’ansia del cronista

Di Luca Preziusi
22 Settembre 2014
in Giù al nord, Rubriche
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La malainformazione colpisce. Ancora. E stavolta fa doppietta. In questi dieci giorni Padova è finita più volte in prima pagina, per via di due notizie che hanno catturato l’interesse di giornali, tv e radio di tutta Italia: i divieti imposti dal sindaco Bitonci e la storia di una scuola materna con 65 bambini stranieri iscritti su 66. Tutto falso. O meglio, raccontato e diffuso male da noi giornalisti. M’irrita il ‘nostra culpa’. Brucia gettare fango sulla categoria a cui appartengo. Mi costa caro. La verità però dovrebbe restare l’unica regola di un cronista. Tutto il resto sarebbe trattabile. Oggi invece l’unica legge rimasta è quella di portare una notizia a casa e riempire il proprio spazio, che sia su carta o in video. Caporedattore compiaciuto. Titolone in prima e buonanotte. Peccato che dietro le notizie ci siano le persone. Peccato che dietro le notizie ci sia quella verità spesso mistificata dalla brama di mandare in onda qualsiasi cosa.

Tg1, Tg2, Tg3, Tg4, Tg5, La7. Tutti hanno realizzato il loro servizietto su “Padova città dei divieti”, prendendo spunto da alcune modifiche apportate due settimane fa dalla nuova giunta leghista della città sul regolamento di polizia urbana (che dovrà comunque essere approvata dal consiglio comunale). La giunta di Bitonci che cosa ha fatto: ha preso il vecchio regolamento e ha aggiunto 4 sostanziali novità. Una sull’accattonaggio, vietandolo. A prescindere che sia molesto o meno. Vietato chiedere l’elemosina in tutto il territorio comunale. L’altra riguarda i controlli sulle case. Ha imposto i controlli sulle residenze per evitare che in un appartamento di 30 mq si viva in 20. L’altra è l’ordinanza antialcol che proibisce di bere al di fuori dei locali e dei plateatici e di venderlo ai minorenni (anche qui, la legge già esisteva ma vai con i titoloni). L’ultima è il divieto di bivaccare e cucinare sugli argini dei fiumi (che qui a Padova è un’abitudine che hanno le famiglie romene per incontrarsi la domenica). Il resto del regolamento è identico a quello già in vigore da tantissimi anni, in cui, tra l’altro, ha governato il Pd. In sostanza Bitonci ha dichiarato guerra agli accattoni, agli extracomunitari, ai giovani dal bicchiere facile e ai romeni. La notizia è diventata però la marea di divieti presenti sul regolamento. Inviati da tutta Italia a Padova per raccontare che non si possano stendere i panni dai balconi in centro, non ci si può sedere per terra o sdraiarsi su una panchina o lavare la macchina sotto casa. Tutti divieti noti da una vita e non solo a Padova. Ma il binomio sindaco leghista – divieti in città, ha avuto un richiamo troppo forte tanto da contorcere e strizzare la notizia. Falsificandola e spostando l’attenzione da quello che veramente poteva essere un tema di confronto-scontro, ad una barzelletta. Anche Foggia ha un regolamento di Polizia Urbana, che sottratte le novità bitonciane, è identico a quello di Padova. Così come lo è quella della rossa Bologna, che in alcuni casi diventa anche più proibizionista. Riporto alcune delle leggi estratte dal regolamento di Polizia Urbana di Foggia (che riporta le sanzioni ancora in lire, e risale al 1995. In allegato all’articolo una copia)

1.“Vietato sporcare, guastare o spostare i sedili, le panchine, dormirvi o starvi sdraiati”

2.“Vietato sdraiarsi sui gradini dei monumenti e dei palazzi, nonché sedere o sdraiarsi nelle strade, nelle piazze, sotto i portici, i loggiati, i vestiboli, gli androni e nelle scale degli edifici aperti al pubblico per ivi mangiare, bere, giocare, dormire e compiere atti contrari alla decenza

3.“Nei luoghi pubblici o aperti al pubblico è vietato il lavaggio di veicoli, autoveicoli, vetture, carri e simili. É altresì vietata nei luoghi suddetti la riparazione dei veicoli, autoveicoli e simili, salvo che sia determinata da forza maggiore o da caso fortuito e comunque l’entità delle riparazioni e la loro durata siano limitate.

E’ perfino vietato collocare sedie e panche nei viali (andiamolo a raccontare a Sant’Anna). Ma queste sono solo alcuni degli articoli presenti. Eppure a Foggia non mi pare si siano visti corrispondenti. Né a Napoli, a Milano, a Torino o a Cagliari. A Padova si. C’è il sindaco leghista e quando non ci pensa lui a dirne una da prima pagina, c’è bisogno che la prima pagina gli metta in bocca qualcosa.

L’altra notizia mistificata è quella sui bambini stranieri della materna. 65 bambini su 66 iscritti alla ‘Quadrifoglio’ di Padova sono romeni, nigeriani, marocchini. Una sola bimba italiana. La mamma scrive una lettera di sfogo, in cui chiede come faranno le maestre a gestirli. In pochi giorni altri inviati a Padova a raccontare la storia della “troppa integrazione”, ad intervistare il sindaco leghista, il governatore leghista, i padovani leghisti per strappare il virgolettato “devono andarsene tutti”, buttarla sul razzismo dimenticando la storia di 66 bambini. Bambini tra i due e i tre anni che si tengono la mano senza farsi domande sugli occhi neri o a mandorla che hanno di fronte. Tutto questo sempre nella città del sindaco leghista. Anche qui le notizie vengono diffuse omettendo un particolare. Molti di questi 65 bambini sono figli di stranieri avuti con italiani. Quindi sono italiani. Fine della storia. Fine della notizia. Fine delle reazioni. Fine delle bugie.

Leggi il regolamento di Polizia Urbana a Padova – REGOLAMENTO PADOVA

Tags: Massimo BitonciPadovaVeneto
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