Se qualcuno vuole vedere che faccia ha la mafia bussasse giù al nord. Vi ricordate di Totò Riina? “Ne avrete sentito parlare sui giornali” (cit.). Totò di Corleone ha quattro figli. Il terzo si chiama Giuseppe Salvatore Riina. Lo chiamano “Salvuccio”. Rispetto al papà è un dilettante. Condannato solo per associazione mafiosa a 9 anni di carcere. Dopo aver scontato parte della pena in carcere è dovuto volar via dalla sua Corleone. Non lo volevano più lì. Eppure era la stesso paesotto che per una vita è stata la patria di Cosa Nostra. Gestita tutta da papà Totò. In carcere c’era finito nel giugno del 2002. Due anni dopo gli contestano la partecipazione allo sterminio di una famiglia di Corleone insieme con il fratello. L’accusa che lo vedeva già assassino a 17 anni però decade. Lo hanno intercettato mentre offendeva Falcone e Borsellino. Si mette in affari con il cognato. Vende macchine agricole, ma i soldi se li fa con il pizzo e le gare d’appalto combinate. Gli sfregi sulla lapide di Falcone e Borsellino nella piazza di Corleone e le risse in discoteca congelano le speranze di chi credeva che il terzogenito di Totò U’curtu sfuggisse al suo destino. Poi le intercettazioni che lo incastrano. Raccontava della guerra decretata dal padre: “Un macello” e del furto telematico di milioni di euro al Banco di Sicilia. “L’ordine qui sono io” avrebbe risposto ad un benzinaio che non voleva fargli rifornimento perchè “le scorte servivano per le forze dell’ordine”.
A Salvatore Cusimano diceva: “Se tu pensi quello che ha fatto mio padre, allora io oggi dico con quello che ha fatto mio padre di pizzo, allora oggi noialtri neanche possiamo fare l’uno per cento”. Aveva le idee chiare: “Perché noi le corna gliele facevamo a tutti i compagni. Qua in Sicilia ci siamo noi”. Al processo ha giocato a fare il figlioletto oppresso da un cognome troppo scomodo. In parte gli è bastato per evitare una condanna pari quasi al doppio di quella definitiva per associazione mafiosa. Fuori di galera dal 29 febbraio 2008. Il 2 ottobre 2011, dopo aver scontato completamente la pena di 8 anni e 10 mesi, viene nuovamente rilasciato sotto prevenzione con obbligo di dimora a Corleone. Trapela la notizia di un suo piano per fare un attentato a quello che all’epoca era Ministro della Giustizia: Angelino Alfano. Mai confermata.
A Corleone Salvuccio non è desiderato e allora da 22 mesi vive all’ombra del Santo. A Padova, dove tuttora è in regime di semilibertà. Deve firmare due volte al giorno in Questura e non può uscire prima delle 7 di mattina e dopo le 22. Chi abita dalle sue parti però lo incrocia anche oltre le 22 in giro per il quartiere in cui abita, seduto in pizzeria in compagnia di belle ragazze. Ha confidenza col tabaccaio, con il barista, il fruttivendolo, il kebbabbaro e perfino con il ragazzo di colore che da una mano con la spesa fuori dal supermercato. L’unico che forse non conosce la sua storia. Sembra uno qualsiasi e non lo è. Ha incontri appartati nei vicoli bui, dove si scambia bustarelle guardandosi le spalle. Lui dichiara di essere cambiato e che vuole essere dimenticato. Forse serve un’altra vita per dimenticare. Una reincarnazione. Tra pochi mesi sarà totalmente libero. Anche di tornare a casa di mamma Ninetta Bagarella. Non tornerà. Vuole rimanere a Padova per ricominciare dice. Ricominciare?