
Attilio Manfrini prepara la successione alla direzione generale dell’Asl di Foggia. Non poteva essere più favorevole al “Cerignola power” lo scacchiere attuale nella sanità regionale. Con l’assessore regionale alla Salute, Elena Gentile, da una parte, e il responsabile di gran parte dei progetti, il geometra Giuseppe Liscio, dall’altra. Quest’ultimo, entrato nell’azienda da 1,2 miliardi di euro l’anno come centralinista, ha bruciato le tappe: “Si sta laureando con una tesi sulle società in house – ha confidato Manfrini -, poi potrà fare il direttore generale…”. Uno scherzo? Mica tanto.
Una carriera fulminante

I due hanno lavorato sempre fianco a fianco, nell’area tecnica dell’azienda di Piazza della Libertà, prima a Cerignola e poi a Foggia. Passando, trasversalmente, dal centrodestra (quando in via Capruzzi c’erano i consiglieri regionali Roberto Ruocco e Lucio Tarquinio, e si poteva contare sul beneplacito di Salvatore Tatarella e dello stesso Raffaele Fitto), al centrosinistra con il medico cerignolano piddino che ormai controlla l’80 per cento del bilancio regionale. Da allora, pian piano, “Pippo” diventerà uno dei personaggi decisivi per la gestione successiva delle operazioni più importanti (dalle manutenzioni, all’informatizzazione, fino alla fase sperimentale dalla gestione in house dei servizi, con la Sanitaservice foggiana, la prima in Puglia). Sempre insieme ad Attilio Manfrini, l’ex direttore generale dell’Asl Fg/3 che, seppure ideologicamente opposto (comunista), ha saputo creare una scuola di pensiero trasversale (da buon politico qual è, visto che è stato anche sindaco di Cerignola dal febbraio del 1983 a dicembre del 1984). Le strade di Manfrini e Liscio si incrociano proprio nell’Asl di Cerignola, perché entrambi si occupavano di manutenzioni, ma si consolidano solo dopo un evento politico particolare: il 16 dicembre del 1993 Salvatore Tatarella (allora Msi) si insedia a Palazzo di Città.
I grandi affari, manutenzioni e appalti

È in questo periodo che l’ingegnere cerignolano, Manfrini, appassionato del mare (sub e nautica), oltre che di sci e golf, si avvicina a Lucio Tarquinio, il quale lo promuove all’incarico che inciderà maggiormente nel suo curriculum: direttore generale dell’Asl Foggia/3 (ottobre del 2004). Adesso, i tempi sembrano maturi per il “salto di qualità”, dopo decine di progetti portati avanti assieme, alcuni di particolare importanza, come quello finanziato con fondi comunitari (Fesr 2007-2013) proprio a Cerignola, con 2,5 milioni di euro assegnati alla Sved srl di Bari, di quel Tommaso Vigneri – fino a qualche tempo fa sposato con Rita Acquaviva (dirigente dell’Area tecnica dell’Asl di Foggia) – finito nelle sabbie mobili dello scandalo brindisino su presunti appalti truccati (che qualcuno ha già paragonato al “Sistema Expo”, per la presenza tra gli indagati del presidente di Manutencoop, Claudio Levorato).
Il passaggio del testimone con i Follieri’s?

Il “passaggio di consegne” Manfrini-Liscio dovrà passare dal nuovo “concorso” per manager fortemente voluto dal governatore Nichi Vendola per disegnare la mappa della “nuova sanità” dopo i ripetuti scandali degli ultimi anni. Qui, ad essere nominato al vertice, in rappresentanza della Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui), Enrico Follieri, docente di diritto amministrativo all’Università di Foggia. Non proprio uno qualunque. Basta spulciare tra gli atti dell’Asl per capire quale sia il ruolo dei principi del Foro lucerini, Enrico e Luigi, figli dello storico avvocato Mario, che per anni militò nella Democrazia cristiana rivestendo diverse cariche pubbliche, comunali e provinciali, divenendo anche senatore della Repubblica per due legislature (1968-1972 e 1972-1976). Al Senato ci è arrivato anche il penalista Luigi, uno che di consulenze in Piazza della Liberà ne ha prese parecchie. Come, per esempio, quella per la difesa delle ragioni dell’Asl nel processo a carico di Vincenzo Nuzziello, imprenditore foggiano ribattezzato il “Tarantini di Foggia”, più volte arrestato negli ultimi anni per indagini sul sistema degli appalti nel settore delle protesi. O, ancora, la difesa dell’ex direttore generale Ruggiero Castrignanò e dell’amministratore unico di Sanitaservice, Antonio Di Biase, accusati di peculato (poi assolti). Tra le “parcelle d’oro” di Enrico, invece, proprio un incarico nel tema caro a Manfrini: oltre 100mila euro per il contenzioso con Sepi spa, dopo l’affidamento dell’appalto per l’informatizzazione alla Gpi spa. Insomma, sembra un cerchio vero e proprio. Che potrebbe essere chiuso nei padiglioni della Fiera di Bari, probabile sede della “selezione” dei nuovi manager della sanità pugliese.