Ad Apricena la questione rifiuti è simile a quella di Ordona. È sconvolgente quanto sta accadendo in provincia di Foggia. L’operazione “Black Land” nella quale sono state arrestate 13 persone (una – Giuseppe De Nittis – è tuttora ricercata) si sta estendendo senza soluzione di continuità tra il Basso e l’Alto Tavoliere.
“Per anni questi soggetti hanno riempito tutti i buchi” ci ha spiegato il comandante del Noe di Bari, Angelo Colacicco.
Dopo Ordona, le attenzioni sono adesso puntate sulla cava Bianchi di Apricena sequestrata dalle autorità giudiziarie perchè inquinata. Soltanto sabato scorso, il titolare della ditta se ne lavava le mani (LEGGI) scaricando ogni responsabilità sulla Regione. Pare non sia così. “Può dire quello che vuole – ha commentato Colacicco -, ma in realtà mentre lui era proprietario di quell’area, si consumava una fiorente attività delinquenziale. Risulta difficile pensare che fosse all’oscuro di tutto”.
Stando ai primi sondaggi, la situazione nella città del marmo sarebbe anche peggiore. “Mentre a Ordona era in riempimento, la cava di Apricena è già tutta piena” ci ha rivelato il comandante. Ciò può significare che gli sversamenti nella nostra provincia possano essere cominciati ben prima degli ultimi mesi del 2012, quando la “pattumiera” diventò Ordona.
A gettare qualsiasi cosa nelle cave della provincia di Foggia sarebbero sempre gli stessi soggetti, quelli arrestati in “Black Land”. Persone che hanno agito indisturbate grazie alla complicità, e al silenzio, dei proprietari dei terreni.
Stamattina intanto, i carabinieri del Noe stanno lavorando su un’altra area (di proprietà di Francesco Pelullo, uno degli arrestati in Black Land, ndr) già oggetto di sequestro. Stavolta però, la monnezza riguarda Borgo Libertà (nei pressi della diga Capacciotti) a pochi kilometri da Cerignola. “Anche lì la situazione è critica”, ci ha spiegato il comandante Colacicco. Si parla persino di oli radioattivi ritrovati in mattinata, notizia smentita dai carabinieri del Comando Provinciale di Foggia.
Insomma, ogni giorno di più emerge come la Capitanata sia stata per anni una delle “pattumiere” preferite nei traffici con la Campania.