Mi per… Metta
Carogna
Che spasso potermi rivolgere a Lei con questo appellativo.
Senza che Lei possa querelarmi.
Sapesse quanti vorrei chiamare così.
A cavalcioni su quella inferriata, ha rappresentato da par Suo lo Stato (nello Stato) che Lei rappresenta.
Lo Stato in curva.
Deciso. Sprezzante di ogni diversa Autorità. Determinato. Rapido nelle decisioni.
Prima: NON SI GIOCA.
A momenti ci rimette la pelle un pompiere. Ma chi se ne fotte. Ce ne sono tanti di pompieri.
Poi, com’è, come non è, Lei, signor Carogna, ha cambiato idea.
SI GIOCA.
Magari, Hamsik Le avrà promesso di vincere e di portarLe la coppa.
Come fece la scorsa volta. E ci sono le foto.
Lei serio, vestito adeguatamente, investito della Autorità.
Ha deciso e così si è fatto. Lo Stato in curva ha dato prova di efficienza.
Non così lo Stato in tribuna.
Renzi constatato il problema, ha twittato.
Massima espressione del potere decisionale.
Grasso sorrideva, non si sa di che.
Malagò, Abete, si chiedevano reciprocamente che pesci prendere.
Prefetto, Questore e compagnia cantando, a pesca anche loro.
Lo Stato in Tribuna non sapeva proprio che fare.
Finchè la Carogna ha detto si gioca.
E si è giocato.
In curva, faccia composta, viso compunto, decisione facile.
In tribuna visi smarriti, sorrisi ebeti, e punti interrogativi in serie.
A nessuno che sia venuto in mente, non di rimediare, riparare, sistemare.
Ma almeno di ANDARSENE.
Di alzarsi e mostrare, uscendo dall’Olimpico, il proprio sdegno, il proprio imbarazzo, la propria indignazione.
E che cazzo!
Non avevate manco pagato il biglietto!