Lo slogan di Avvocato di strada è “lo studio più grande d’Italia, ma anche quello che fattura meno” ma l’attività degli avvocati dell’associazione sebbene gratuita non è completamente a costo zero. Spese di viaggio, marche da bollo, contributi unificati sono costi che normalmente oberano l’attività legale e che costituiscono un ostacolo insuperabile per la tutela dei diritti di chi non ha niente ed è costretto sulla strada o si trova in ricoveri abusivi o anche legali. Nei C.A.R.A. (centri accoglienza richiedenti asilo e rifugiati), per esempio, è prestato un contributo minimo sufficiente solo per le spese di quotidiana sopravvivenza. È da qui infatti che giungono frequentemente al nostro sportello richieste come quella di Felix, nigeriano, che si è rivolto a noi per poter ricorrere in giudizio contro il diniego della commissione che nell’ambito del sistema di accoglienza si occupa di valutare caso per caso quando e se possano essere conferiti i permessi per protezione internazionale.
Il budget associativo non ci permette ad oggi di poter coprire ogni richiesta di supporto alle spese legali che viene dai nostri utenti soprattutto laddove come nel caso di Felix, la tutela di un diritto può vedersi affermata anche dopo più (dispendiosi) passaggi burocratico-legali.
Inoltre, strumenti come quello del gratuito patrocinio che dovrebbe assicurare la tutela legale a persone in condizione d’indigenza non permette l’accesso per mancanza dei requisiti di legge previsti a molte categorie di soggetti svantaggiati come gli stranieri irregolari o anche gli italiani privi della residenza. Anche laddove previsto formalmente, come nel caso di un richiedente asilo come Felix, il Ministero dell’Interno non ha ancora dato indicazioni precise ai Tribunali e alle Corti d’Appello sul modo in cui tale strumento deve essere reso operativo.
Inevitabile temere da parte nostra che di fronte all’equazione “soldi uguale tutela dei diritti” le persone interessate possano maturare propositi non saggi per reperire la somma necessaria in breve tempo. Quello di Felix è un esempio di come per molti, troppi, non c’è semplicemente possibilità di vedere soddisfatte le proprie ragioni davanti alla legge laddove le spese legali siano proibitive. In questi casi, a noi non resta che vedere negli occhi la delusione, quella che segue un nostro “ci spiace, ma non possiamo fare nulla”.
Il problema della tutela legale gratuita peraltro, non riguarda solo gli stranieri. Anche gli italiani sono sempre più soggetti a finire inaspettatamente in strada, a seguito di un licenziamento, della fine di un matrimonio, per l’assenza di lavoro o per una pensione ridotta al minimo. È una questione che riguarda tutti. Ecco perché supportare l’associazione Avvocato di strada economicamente significa dare dignità a migliaia di persone in più ogni anno, significa con un piccolo gesto accrescere la forza della rete trasversale dei diritti fondamentali. Con questo obiettivo è partita in questi giorni la campagna per la raccolta fondi tramite il cinque per mille “Tante buone cause”: come organizzazione di volontariato che offre la propria tutela gratuitamente Avvocato di strada non ha la possibilità di autofinanziare le proprie attività ma ogni anno c’è un modo semplice per contribuire ossia inserendo nella propria dichiarazione dei redditi (CUD, 730 e Unico) il nostro Codice Fiscale: 91280340372. Con un piccolo contributo si potranno sostenere tante buone cause proprio come quella di Felix ma anche di Mario.