Prendiamoci una pausa dal Nord. Dopo più di un mese di sole, oggi le nuvole hanno deciso di fermarsi un po’ da queste parti per fare i capricci. Ho capovolto la cartina, l’ho scossa, ma non cadono. Non se ne vanno. E allora mi è venuta voglia di parlare di un pezzo di sud dove anche il sole c’è quasi sempre. Un pezzetto di sud dove, però, neanche il sole è riuscito a impedire che qualcuno mettesse il lucchetto alla cultura e la infilasse tra i “servizi non necessari”.
Qualcuno ha capito di che sto parlando. Gli altri lo capiranno. Facciamo un esperimento. Prendete il vostro libro preferito, quello che nonostante lo abbiate letto decine di volte ancora vi turba. Vi emoziona. Vi provoca. Quello che se lo incrociate in libreria non riuscite a vederlo lì, immobile, in mezzo agli altri e snobbarlo. Dovete stringerlo, aprirlo, per sentirvi turbati, emozionati, provocati. Anche solo per un attimo. Quello di cui ricordate le citazioni a memoria, di cui amate e odiate i personaggi come fossero fatti di carne. Quello che “ti presto tutti i libri che vuoi, tranne quello”.
Quasi tutti noi ne abbiamo uno. Per qualcuno più rock potrà essere Febbre a 90° di Nick Hornby. Chi ama il genere gotico magari adora Frankenstein di Mary Shelley o i racconti di Edgar Allan Poe. I più piccoli e i sognatori semplici ameranno per tutta la vita la copertina che racconta la purezza del Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry o la legge dell’artiglio di Zanna Bianca di Jack London. I lettori pulp devono solo scegliere tra Bukowsky e Palahniuk. Quelli che la critica sociale la vogliono romanzata magari saranno cotti di Jonathan Coe. E poi l’estasi che nasce nelle Cosmicomiche di Calvino, le avventure ruvide di Hemingway, l’intensità di Benjamin Malaussene , la fantasia di Benni, l’immensità della curiosità di Terzani e della immaginazione di Tolkien. Ok. Stop.
Il mio è Chiedi alla polvere di John Fante. Prendete il vostro e iniziate a leggere. Io lo sto facendo e in questo momento Arturo Bandini è qui, affianco a me, che fuma, sbraita, sogna di scrivere un romanzo e s’innamora di Camilla Lopez. Continuate a leggere e immergetevi tra le pagine, calatevi nei personaggi, immaginatevi gli scenari e dimenticatevi di essere buttati su un divano. Vivete quella storia profondamente. Quello che leggete sta accadendo davanti ai vostri occhi. Siete turbati, emozionati, provocati. Soffrite, ridete, avete un nodo in gola, poi un ghigno, poi uno spavento, e poi ancora le labbra serrate, poi gli occhi sgranati, il pizzetto tra le dita, il naso arricciato, il ciuffo dietro l’orecchio. Stop. Risvegliatevi. Chiudete il libro e mettetelo in un armadio. Lucchetto. L’ho fatto anche io. Adesso non saprò mai se Bandini avrà successo, né voi conoscerete mai dove e come sarebbero andate a finire tutte le vostre emozioni.
Niente più irrequieti o gente commossa, sorpresa o rassicurata. Tutto rimarrà chiuso e nascosto dietro ad un lucchetto. Un lucchetto piantato e serrato da Fabio Costantini, commissario straordinario della Provincia di Foggia. Con il pretesto dell’abolizione della province ha deciso di ridurre orario e servizi della Biblioteca. Quella Biblioteca dove ci siamo innamorati di libri, persone, cuori, idee, progetti e speranze. Aprirà solo la mattina, quando i bimbi sono a scuola, i ragazzi pure, gli universitari a lezione e gli adulti a lavoro. Ecco, anche il sole è andato via. Voleva solo leggere un libro, ma a Foggia non si può. Non in Biblioteca. Giù al nord, ahinoi… non succede.