Ci sarebbero ancora una volta legami tra mafia foggiana e garganica dietro l’ennesimo agguato sanguinario. Come anticipato nel giorno dell’omicidio di Rodolfo Bruno, il 39enne freddato nel bar dell’Agip sulla circonvallazione, i tre killer hanno utilizzato due fucili calibro 12 (“marchio di fabbrica” della malavita sul Gargano) e una pistola 9×21. I sicari potrebbero essere giunti dal promontorio. Non sarebbe una novità, già nell’ottobre 2016 si presentò nel bar H24 di via San Severo a Foggia il sammarchese Patrizio Villani, incaricato dai Sinesi-Francavilla di uccidere Roberto Tizzano e Roberto Bruno. Morì solo il primo dei due mentre il killer fu arrestato e condannato a 30 anni di carcere pochi mesi fa.
Due gli stub eseguiti su altrettanti sospettati. Una dozzina, invece, le persone ascoltate tra parenti e amici del 39enne. L’uomo, ritenuto vicino al clan Moretti-Pellegrino-Lanza, potrebbe essere stato ucciso nell’ambito della storica rivalità coi Sinesi-Francavilla. Ma non si escludono piste alternative. I soggetti condotti in questura per l’esame sulla presenza di polvere da sparo, non risultano infatti contigui a batterie criminali ma avrebbero potuto nutrire rancori nei confronti della vittima.
Di certo Bruno non sembrava temere per la sua vita tanto da girare solo e senza variare le proprie abitudini. Era infatti solito dirigersi presso il bar dell’Agip per giocare alle slot machine, proprio dove i killer lo hanno raggiunto e ucciso con una raffica di colpi a testa e schiena.
Una famiglia devastata
La famiglia del 39enne Rodolfo Bruno compare spesso nella storia recente della malavita foggiana. Il padre della vittima fu ammazzato nel 1990, il fratello Giovanni ucciso nel 2002 mentre il nipote Roberto Bruno, salvo per miracolo nell’agguato nel bar H24. Un altro fratello, Raffaele, si pentì a inizio 2007 collaborando con la giustizia per alcuni mesi: le dichiarazioni dell’uomo vennero utilizzate nell’ambito del processo “Cronos” che vedeva tra gli imputati anche Rodolfo Bruno, assolto – scherzo del destino – nel giorno della sua morte. Scagionati con lui i boss, Rocco e Pasquale Moretti e Vincenzo Antonio Pellegrino.