Un intero carico di vino pugliese potrebbe presto diventare merce invendibile se dovessero concretizzarsi i temuti dazi annunciati dal presidente americano Donald Trump. Anche se il provvedimento non è ancora ufficiale, l’effetto è già tangibile: la Us Wine Trade Alliance ha consigliato agli importatori di bloccare immediatamente le spedizionidall’Italia, temendo un aumento improvviso e sproporzionato dei costi doganali.
A spiegare i rischi è Giovanni Dimitri, direttore commerciale della cantina Produttori di Manduria: “Il pericolo di dazi fino al 200% è reale. E questo significa che un ordine partito oggi potrebbe arrivare negli Usa con costi insostenibili. È comprensibile quindi la prudenza di molti importatori”.
Come riporta la Gazzetta del Mezzogiorno, tra gli scenari possibili il più temuto è proprio quello “apocalittico”, con dazi a tre cifre. Ma anche un incremento più contenuto – tra il 10 e il 25% – avrebbe comunque effetti significativi su mercato e produzione. “Un sovrapprezzo del genere – spiega ancora Dimitri – renderebbe il prodotto non competitivo“.
Secondo Luigi Triggiani, segretario generale di Unioncamere Puglia, l’impatto diretto sulle esportazioni regionali sarà contenuto, ma il contraccolpo potrebbe farsi sentire altrove: “Negli Stati Uniti esportiamo vino per circa 15 milioni di euro, meno di un quarto rispetto alla Germania. Tuttavia, se Toscana e Veneto dovessero reindirizzare le loro bottiglie in Europa, ci sarebbe molta più concorrenza“.
Dal fronte americano, Giacomo “Mino” Cicirelli, pugliese d’origine e manager della Winebow, grande importatore statunitense, lancia una proposta: “La Puglia dovrebbe diversificare. Fare grandi bianchi, rosati più leggeri, ma anche puntare su vini a basso tenore alcolico, visto che la Generazione Z beve sempre meno”.
A confermare l’importanza del comparto sono i dati dell’Istat e dell’Agea: in Puglia si contano oltre 11mila aziende vinicole IG e 90mila ettari di superficie vitata. Il valore dell’imbottigliato IG, nel 2022, ha superato i 631 milioni di euro, rendendo la regione uno degli attori chiave del panorama vinicolo nazionale.
Una ricchezza da tutelare e rilanciare. “Il mondo è grande – conclude Dimitri –. È il momento di guardare ai nuovi mercati e di reinventarsi. Il vino pugliese ha le carte in regola per affrontare anche questa sfida”.