È un’ora e tre minuti di grande cinema documentaristico quella proposta per i 30 anni dall’assassinio mafioso di Francesco Marcone, direttore dell’Ufficio del Registro di Foggia, nel docufilm “Il sangue mai lavato” diretto dal regista Luciano Toriello e scritto dallo stesso Toriello insieme al giornalista Felice Sblendorio, con musiche di Carmine Padula e fotografia di Marco Fortunati.
Applausi scroscianti e pubblico in piedi alla proiezione delle 18 con le istituzioni nelle sale del cinema cittadino l’AltroCinema.
Il documentario è, come ama dire Toriello, un “mosaico ricomposto” sulle indagini e su quanto è stato prodotto anche dai media locali e nazionali sul Caso Marcone, il Caso Foggia.
Toriello ha attinto da un patrimonio audiovisivo fondamentale e con le interviste a Daniela Marcone, Giovanni Dello Iacovo, don Luigi Ciotti e l’avvocato Oreste de’ Finis, dona un punto di vista inedito per il grande pubblico che poco conosce i fatti sugli anni immediatamente successivi all’omicidio del 31 marzo del 1995.
Con un ritmo incalzante, tipico del giornalismo noir d’inchiesta, si recuperano le immagini di allora, la passione civile delle professoresse Clelia Iuliani, Antonietta Lelario e le altre con il Comitato ProMarcone che anticipò i lavori di Libera, la forza di Maria Marcone, le piste di indagini, i tanti convegni, la bella intervista a Daniela Marcone di Confessioni su TeleFoggia, il cineforum con Michele Placido che aveva nelle sale il suo bellissimo Un eroe borghese sul libro di Corrado Stajano su Michele Ambrosoli. Eroe borghese fu definito per anni anche Francesco Marcone.
E sopratutto si dà luce, in maniera forte, alle responsabilità di chi forse non volle dire tutta la verità. Si ripercorre l’indagine ai danni del superiore Stefano Caruso, poi assolto e risarcito, vittima anche lui nel 1993 di un attentato, non andato a segno. “Avremmo voluto che le due storie andassero appaiate”, dice ad un certo punto Daniela Marcone.
Il docufilm, bellissimo e straziante, è uno straordinario strumento memoria, come ha specificato Paolo Marcone. “Luciano e Felice sono stati abilmente bravi nel mettere insieme pezzi che si erano dimenticati. Questo docufilm fa emergere fatti inquietanti e spero sia il punto di partenza per riaprire le indagini”.
“È emozionante ritrovarci – ha rimarcato la sindaca Maria Aida Episcopo -. È l’anniversario di un lutto, ma è bello essere sotto la stessa croce, che urliamo e vogliamo verità. Come cittadina attiva ho percorso molto volte il percorso di questo lutto, ero in macchina in corrispondenza di Corso Roma, quel giorno a quell’ora stavo andando a fare una ecografia. Vivevo una nascita in me e un dolore della mia città. Marcone era un lavoratore probo, serio, indefesso, legalitario al massimo. Quando siamo chiamati ad un ruolo pubblico dobbiamo avere la legge dentro di noi e il cielo stellato sopra di noi”.
Ha parlato di zone d’ombra Felice Sblendorio per un lavoro corale. “Questo documentario è un profondissimo atto d’amore. È un abbraccio e una carezza, è arrivato il momento di prendere questo uomo sotto braccio e di accompagnarlo verso la verità”.
Don Ciotti ha sollecitato tutti a riaprire il percorso di giustizia dopo le archiviazioni. “La cosa più terribile è che quella verità non doveva venire fuori. Qualcuno ha depistato, insabbiato, c’era un rimpallo di responsabilità. Dobbiamo fare i conti con quel passato”, ha concluso Daniela Marcone dopo la proiezione.