“So’ tutti figli a me”, ama ripetere con autoironia Michele Emiliano quando gli chiedono del futuro politico della Puglia. Una frase che ben sintetizza il ruolo di regista che il governatore si attribuisce nella costruzione della classe dirigente regionale. Lo ha ribadito in un colloquio con Repubblica Bari, nel quale ha rivendicato il suo percorso politico, durato oltre vent’anni, e i nomi che ha contribuito a far emergere.
Nella sua sala di presidenza, tra incontri istituzionali e riunioni con dirigenti e amministratori, Emiliano si muove tra fedelissimi e “figli ribelli”. Non solo, per restare all’attualità, figure come Nancy Dell’Olio, l’ex ambasciatrice della Puglia nel mondo oggi in contrasto con lui, o la presidente del Consiglio regionale Loredana Capone, da lui denunciata per la norma che gli ha tolto il potere di nomina a fine mandato. Ma anche una lunga lista di donne e uomini che oggi ricoprono ruoli chiave nella regione e che, a vario titolo, portano la sua firma politica.
Le figure chiave dell’“eredità Emiliano”
Tra le figure femminili più vicine alla sua amministrazione spiccano Gianna Elisa Berlingerio, direttrice del dipartimento sviluppo economico; la magistrata Anna Maria Tosto, presidente di Apulia Film Commission; Luisa Torsi, a capo dell’Agenzia regionale per la tecnologia e innovazione; e l’ex prefetta di Bari Antonella Bellomo, ora coordinatrice dei nuclei ispettivi regionali sulla sanità. Senza dimenticare Grazia D’Alonzo (presidente di Pugliasviluppo), Francesca Portincasa (direttrice generale di Aqp), Anna Rosaria Piccinni (presidente di Innovapuglia) e Rossana Lanza, responsabile dell’avvocatura regionale.
Ma non è solo una questione di ruoli tecnici. Emiliano ha gestito il centrosinistra pugliese come un padre con i figli litigiosi, come nel caso di Fabiano Amati, reintegrato in giunta dopo la breve parentesi con Carlo Calenda, ma ancora osteggiato dal Pd brindisino. E poi ci sono quelli che hanno camminato con le proprie gambe, come Francesco Boccia, oggi capogruppo del Pd al Senato e punto di riferimento della segretaria Elly Schlein, o Marco Lacarra, prima assessore ai lavori pubblici a Bari e poi parlamentare.
Decaro e il futuro del centrosinistra pugliese
Tra le soddisfazioni più grandi di Emiliano c’è sicuramente Antonio Decaro, sindaco di Bari e suo successore designato alla guida della Regione: “Anche lui è figlio mio”, dice il governatore, respingendo le voci di una loro distanza. “Stiamo lavorando in totale sintonia”, afferma, lasciando intendere che sarà al fianco dell’ex assessore barese nella sfida delle prossime elezioni regionali.
Emiliano conferma poi la sua candidatura come consigliere regionale nel Pd, ma senza piani per Roma: “Potrei anche non aver voglia di fare avanti e indietro da Roma”, ammette, spegnendo le voci su un suo possibile ruolo nazionale.
Vent’anni di centrosinistra in Puglia: un modello di longevità politica
Guardando indietro, Emiliano rivendica il successo della sua esperienza politica. Dal 2004, anno della “Primavera pugliese”, il centrosinistra ha dominato la Regione per ventun anni consecutivi, un record nel panorama politico italiano, eccezion fatta per Emilia-Romagna, Toscana e la Campania di Vincenzo De Luca.
“Sono convinto che se non fossi sceso in campo io, il centrosinistra in Puglia non sarebbe durato così tanto”, afferma, con la sicurezza di chi ha governato per tre mandati. Ma a differenza di altri leader, Emiliano dice di non avere la necessità di capitalizzare il suo successo personale: “Mi basta che questo resti nella storia”.
Resta il nodo del rapporto con il suo predecessore, Nichi Vendola, con cui i rapporti sono ormai logori. “Non capisco perché ce l’abbia tanto con me”, dice Emiliano. “Io sono sempre stato corretto e leale nei suoi confronti. Lui invece mi attribuisce ogni nefandezza”. Un’altra ferita aperta in una carriera politica lunga e densa di alleanze, tradimenti e successi.