La Guardia di Finanza bussa al Comune di Manfredonia. I militari avrebbero acquisito documenti riguardanti l’appalto per la gestione pregressa del cimitero. L’ipotesi è che questa azione sia conseguenza del recente andirivieni dell’ex sindaco, Gianni Rotice presso il comando dei finanzieri. L’imprenditore, raggiunto in questi giorni da un’interdittiva antimafia, sarebbe stato visto spesso recarsi dai militari, forse nella speranza di captare la benevolenza degli investigatori, anche alla luce della recente inchiesta “Giù le mani” che lo vede accusato di voto di scambio.
Proprio riguardo ai servizi cimiteriali, l’ex sindaco, durante una conferenza stampa in piena crisi politica, lanciò frecciatine all’allora assessore al ramo, Libero Palumbo che si dimise: “Rapporto pessimo con i consiglieri e lamentele dei cittadini – disse Rotice -. Su un tavolo dell’amministrazione è spuntata una proposta per fare un forno crematorio a Manfredonia a mia insaputa. Un giorno ho ricevuto una telefonata di Michelangelo Basta (membro di Forza Italia e padre dell’ex vicesindaco Giuseppe, ndr) che mi ha detto: ‘Vedi che c’è un’azienda che ti vuole parlare di questa cosa’. Mi volete spiegare cosa sta succedendo? Sono scomodo perché non accetto ricatti politici? Perché voglio la trasparenza? Su di me è stato gettato solo fango. Forse sono quello con meno conflitti d’interessi in tutta la città”. Ed ora ecco i riflettori della Guardia di Finanza per fare luce sull’affaire cimitero.
Nel frattempo, non sembrano finite nemmeno le attenzioni dei militari su “Ase”, l’azienda che gestisce i servizi ecologici già al centro della maxi inchiesta “Giù le mani” per il presunto ruolo prevaricatore degli ex dipendenti Michele e Raffaele Fatone, padre e figlio, noti in città col soprannome “Racastill”. Anche presso la società dei rifiuti sarebbe stata acquisita documentazione.