Attraverso una lettera scritta al Riuniti di Foggia è giunto il ringraziamento della famiglia di un paziente, assistito dal dottore Guido Giordano del reparto di Oncologia Medica e Terapia Biomolecolare universitaria del Policlinico Foggia. Un esempio di “buona sanità”.
Ecco la missiva:
“Caro dottore, io e tutta la famiglia di Riccardo desideriamo esprimere la nostra gratitudine per ciò che ha rappresentato per lui. E per noi. Il suo oncologo certo. Riccardo nutriva un’immensa fiducia per la sua alta professionalità. Dal punto di vista medico sapeva di essere in ottime mani. Non si dispiacerà se in famiglia è stato semplicemente Guido piuttosto che dottore: ‘Chiediamo a Guido’, ‘Cosa ha detto Guido?’, ‘Cosa pensa di fare Guido?’. È entrato nel cuore di Riccardo e quindi anche nel nostro. Tanto da essere molto, molto di più del suo oncologo. All’inizio in punta di piedi, ricordiamo ancora come lo ha accolto la prima volta ‘Riccardo, la tua fama ti precede’. Poi, seduta dopo seduta, lei lo ha conquistato ‘Mi dice le cose come stanno con tono tranquillo, non mi illude ma non mi abbatte e risponde alle mille domande che mi frullano in testa’. Si è stabilito un feeling particolare, oltre il consueto rapporto medico-paziente. O almeno, è quello che noi abbiamo colto anche da parte sua. Riccardo sentiva chiaramente che non era solo la sua/nostra battaglia ma la vostra. Quanto lo ha fatto sentire indispensabile percepire che lei, il medico che lo curava, aveva bisogno di lui per vincere insieme. Che lei aveva bisogno della sua forza per ricaricarsi di energia sempre nuova. Lui, il paziente, che trasfondeva linfa vitale al medico che poi infondeva nel suo lavoro. Non sa quante volte Riccardo si è preoccupato di lei quando lo vedeva stanco o quando gli ha raccontato che si è addormentato in ospedale ‘Come può avere una vita normale oltre l’ospedale? Come fa a scrollarsi di dosso le angosce e le sofferenze che gli riversiamo?'”.
E ancora: “Sarà anche per questo, oltre che per la sua esuberante generosità, che Riccardo ha deciso di mettersi al suo fianco per aiutare e sostenere tanti pazienti. E non solo lì in ospedale ma anche al telefono, in chat, sui social. Dispensava consigli, (con orgoglio scriveva ‘Mi faccio curare dal dottor Giordano, lo suggerisco vivamente’), dava conforto e sdrammatizzava con la sua proverbiale ironia. Noi non capivamo perché dovesse caricarsi anche le sofferenze degli altri invece di distrarsi con cose piacevoli. Ma questo era lui, comprendeva la sofferenza altrui e sentiva l’urgenza di aiutare. Dava forza, ne era consapevole e la soddisfazione si trasformava in nuova energia. Con lei e grazie a lei ha imparato a combattere come si fa in un gioco di squadra. La partita ora sembra persa ma non è così. Perché lei continua ad aiutare in modo straordinario e umano tanti pazienti. Riccardo lo farà da lassù e noi ci impegneremo a far crescere il suo esempio”.
Poi la famiglia conclude: “Un grazie doveroso a tutti gli operatori sanitari del reparto di Oncologia Medica e Terapia Biomolecolare Universitaria, diretto dal Prof. Landriscina, con l’auspicio di potenziare risorse umane, servizi e ricerca perché come ripeteva sempre Riccardo ‘Nessuno si salva da solo. Si può vincere se uniamo tutte le forze’. Con stima, gratitudine e affetto”.