Ancora un successo in tribunale per l’Immediato contro le querele temerarie che da anni provano a colpire la stampa locale. Dopo la vittoria sui manfredoniani Fatone, ecco un’altra a distanza di pochi giorni su Claudio Di Donna, parente dell’ex sindaco di Foggia, Franco Landella, quest’ultimo indicato in denuncia, dalla parte offesa, “come persona informata sui fatti”.
Ma la causa intentata da Di Donna nei confronti della testata è durata pochissimo. Il giudice lo ha invitato a rimettere la querela già nel giorno della costituzione delle parti, proposta ribadita nell’udienza successiva davanti allo stesso Di Donna, presente in aula per testimoniare. Dopo il veemente rifiuto dell’uomo e le intemperanze durante il suo esame, il giudice ha dapprima allertato i carabinieri per placare gli animi e ha poi trasmesso gli atti alla procura. Infine, ha invitato tutte le parti alle conclusioni per chiudere subito il procedimento penale. Decisione a questo punto scontata con l’assoluzione del direttore de l’Immediato “perché il fatto non costituisce reato”.
Inutile, inoltre, il tentativo dell’avvocato della parte civile, Michele D’Angelico di depositare documentazione medica sugli stati d’ansia del proprio cliente. Le carte, infatti, erano di molto successive rispetto alla pubblicazione dell’articolo e il giudice le ha rigettate. La stessa testimonianza di Di Donna non ha dimostrato alcunché di diffamatorio, anzi ha rafforzato la decisione assolutoria.
La vicenda scaturisce da un articolo del 2021 che riportò estratti di un documento della Prefettura di Foggia relativo agli esiti del Comitato ordine e sicurezza pubblica presieduto dai vertici di procura e forze dell’ordine. Nell’atto c’era scritto: “La moglie del sindaco è cugina di primo grado di Claudio Di Donna detto ‘Setola’, coinvolto dal 2009 in vicende penali per associazione a delinquere di stampo mafioso, che, al di là dell’esito processuale (venne assolto, ndr), evidenziano la contiguità se non l’organicità dello stesso all’organizzazione mafiosa Società Foggiana”. Puro e semplice diritto di cronaca, carte alla mano. Unico rammarico, l’essere giunti davanti ad un giudice per evidenziare l’ovvio e far valere la sacrosanta libertà di stampa sancita dalla Costituzione. L’auspicio è che in futuro la Procura di Foggia possa fermare sul nascere tali procedimenti temerari.