“Vogliamo sapere dal governo Meloni quali iniziative verranno assunte per salvaguardare la testata e i suoi giornalisti. Vogliamo spere quali iniziative abbia assunto o intenda assumere il Governo per esercitare le proprie funzioni ispettive nei confronti della società editrice, vista la particolare situazione dei giornalisti coinvolti, nella vicenda della Gazzetta del Mezzogiorno, storico quotidiano di Puglia e Basilicata fondato il 1mo novembre del 1887, baluardo dell’informazione nelle due regioni del Mezzogiorno”. È quanto si legge nell’interrogazione parlamentare dell’Alleanza Verdi Sinistra, primo firmatario Franco Mari, rivolta al governo Meloni.
“Nell’atto ispettivo parlamentare – sottolinea la nota di AVS – si ricorda che Fnsi, le Associazioni stampa di Puglia e Basilicata, il Comitato di redazione hanno firmato a gennaio 2024, presso il Ministero del lavoro, l’accordo per il prolungamento della cassa integrazione alla Gazzetta del Mezzogiorno. L’intesa ha chiuso, momentaneamente positivamente, la procedura di licenziamento collettivo di 46 giornalisti annunciata il 27 ottobre 2023, e si prevede che fino al 31 dicembre 2024 siano posti in cassa integrazione a zero ore un numero di 46 giornalisti (10 giornalisti ex articolo 1, 22 giornalisti ex articolo 36 e 11 giornalisti ex articoli 2 e 12 del CCNL giornalisti) occupati nelle sedi di Bari, Potenza, Taranto, Lecce, Andria e Foggia. 4 giornalisti potranno essere prepensionati”.
“Nonostante la soddisfazione per avere evitato i licenziamenti, resta il timore per il futuro della Gazzetta del Mezzogiorno: la proprietà – precisa l’interrogazione parlamentare sintetizzata nel comunicato di AVS – ha chiuso tutte le redazioni provinciali, accentrando i giornalisti a Bari, eliminando la presenza in Basilicata e mandando in edicola un’unica edizione, limitando l’offerta informativa nelle due regioni. Con l’edizione unica si eliminano i dorsi, le redazioni decentrate, i giornalisti che vi lavoravano e si mantiene la suddivisione geografica delle testate, provando a ‘decentrare’ i giornalisti superstiti nel ‘fortino’ della redazione centrale di Bari. Si procede a tagli, non si investe per il rilancio del quotidiano, non si hanno certezze su cosa succederà dopo il 31 dicembre 2024, al termine del piano di crisi. Un piano di crisi al quale Fnsi e Associazioni di stampa guardano con preoccupazione per le pesanti ricadute che potrebbero avere sulla diffusione e raccolta pubblicitaria, mettendo a rischio la tenuta futura di tutto il giornale e i livelli occupazionali, con la contestuale eliminazione della copertura dell’informazione in due regioni del Sud Italia”.
“Mentre l’orizzonte per i giornalisti si presenta molto nebuloso, non è così – osserva Mari nell’interrogazione – per gli editori attuali e pregressi del quotidiano di Puglia e Basilicata. Riporta Repubblica Bari di venerdì 26 luglio 2024: ‘Ex Gazzetta, già venduta metà dei nuovi appartamenti’. Ed inoltre che l’edificio residenziale pur non realizzato, vede la corsa per acquistare gli appartamenti già cominciata. In 45 giorni, circa il 50 per cento delle case che faranno parte del Palazzo del Mezzogiorno è stata acquistata. Stesso trend per i 68 box garage, 43 dei quali già comprati. Infine: ‘La vendita degli appartamenti è affidata a Gabetti con prezzi dai 3.700 ai 4mila euro al mq'”. Secondo AVS “la sede del quotidiano costituiva il boccone più prelibato della proprietà fallita Edisud spa ed è stata oggetto della ‘pax editoriale’ siglata dall’affittuario della Gazzetta (Ladisa srl) e dagli assegnatari del giornale al termine della procedura fallimentare (Albanese e Miccolis con Editrice del Mezzogiorno srl)”.(askanews)