Chiesta un’altra proroga del termine per le indagini preliminari sui fatti del Don Uva di Foggia. Circa 30 le persone coinvolte per l’ormai noto caso riguardante i maltrattamenti nei confronti di alcuni pazienti dell’ospedale.
“Nei giorni scorsi la mia cliente – fa sapere l’avvocato Michele Sodrio che difende una delle indagate – ha ricevuto una terza richiesta di proroga dal pm Iannotta, senza alcuna motivazione sostanziale, come già avevo fatto rilevare rispetto alla seconda richiesta, dato che la prima in realtà non ci è mai stata notificata. Non si possono chiedere proroghe di indagini di sei mesi in sei mesi con un semplice modulo prestampato e ancora una volta mi sono opposto, anche se è molto improbabile che il gip (come al solito) accolga l’opposizione dell’indagata”.

E aggiunge: “La mia cliente, educatrice 31enne, laureata e stimata da tutti, parenti dei ricoverati in primis, ha avuto la propria vita sconvolta da questa vicenda, anche perché fu colpita da misura cautelare interdittiva ed ha persino perso il posto di lavoro, perché licenziata (licenziamento comunque impugnato davanti al tribunale). Non è possibile che in un paese civile prima si sconvolgano le vite delle persone e poi si fanno anni di indagini, perché questo dimostra che la Procura della Repubblica non aveva elementi sufficienti per sostenere una qualsivoglia accusa (altrimenti perché arrivare a ben tre proroghe?!!)”.
Poi Sodrio conclude: “Non chiediamo altro che di andare a processo, ma questo elementare diritto ci viene negato, a noi come a tanti altri cittadini, pur essendo stata la mia cliente colpita da misura cautelare l’ormai lontano 24 gennaio 2023, con tutta la gogna mediatica che ne è seguita, soprattutto sui social. Chiediamo solo il processo”.