Il Consiglio dei Ministri ha impugnato la legge pugliese che, in ossequio al vittorioso referendum sull’acqua pubblica del 2011, garantiva la gestione del servizio idrico integrato da parte dei Comuni Pugliesi. Legge approvata all’unanimità dalla assemblea dei Comuni Anci e a larghissima maggioranza, anche col voto di alcune forze di opposizione, dal Consiglio Regionale della Puglia. Il presupposto in base al quale la legge viene impugnata è che affidare il servizio idrico integrato ai Comuni pugliesi e non metterlo a gara, potrebbe avere dei profili di incompatibilità con le previsioni comunitarie in tema di concorrenza.
“Si tratta di un atto politico gravissimo che intende impedire il mantenimento in mano pubblica del servizio idrico integrato della regione Puglia e favorire la gestione da parte di privati – ha dichiarato il presidente della Regione, Michele Emiliano -. La gestione pubblica del Servizio Idrico Integrato nell’esperienza pugliese ha garantito criteri di efficienza e sostenibilità, nel rispetto del principio dell’accesso equo alla risorsa idrica. Una gestione prudente, con dinamiche tariffarie molto contenute nel tempo, improntata alla creazione di valore per la collettività e non per i dividendi azionari. Valore da sempre reinvestito nell’azienda per garantire elevati livelli di investimento e quindi di servizio. L’atto del governo è una vera e propria dichiarazione di guerra nei confronti dei cittadini pugliesi ed italiani che credono nella proprietà pubblica dell’acqua. Reagiremo in maniera forte, chiamando a raccolta tutte le forze migliori della Puglia e dell’Italia perché si oppongano decisamente a questo disegno che favorisce le multinazionali a discapito di Comuni e Regioni”.
Boccia: “Giù le mani dall’Acquedotto Pugliese”
“La scelta compiuta dal Consiglio dei ministri di impugnare la legge regionale che, dopo il referendum del 2011, ha garantito la gestione pubblica del servizio idrico, è gravissima e inaccettabile”. Così in una nota il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia.
“Il Governo Meloni sta creando un disastro senza precedenti nei rapporti con la legislazione regionale impugnando la legge non per ragioni costituzionali, ma per interessi politici. Oggi si compie una grave prevaricazione non solo contro la Regione Puglia, ma contro tutti i pugliesi e i cittadini meridionali che usufruiscono dei servizi dell’ultimo grande acquedotto pubblico del sud. Il Ministro Calderoli ha fatto finta, in questi 19 mesi di governo, di non vedere norme chiaramente incostituzionali di Regioni di destra, ma di fronte all’acqua pubblica interviene a gamba tesa con la regia di palazzo Chigi e del Ministro agli affari europei, Raffaele Fitto. Dietro questa scelta del governo, giustificata da una deformata lettura delle regole comunitarie sulla concorrenza, c’è la volontà di mettere le mani e di privatizzare il servizi idrico pubblico. La destra già con il Governo Berlusconi e il Ministro Fitto ci avevano provato 20 anni fa e glielo impedimmo. E questi 20 anni ci hanno dato ragione! La gestione pubblica ha garantito efficienza, sostenibilità e equità, con tariffe contenute accessibili a famiglie e cittadini. L’atto del governo è una vera e propria provocazione per chi considera l’acqua un bene pubblico contro la quale ci mobiliteremo coinvolgendo enti locali, cittadini, associazioni”.