Problemi di collegamento e rinvio a settembre per il processo sull’omicidio di Omar Trotta, ammazzato il 27 luglio 2017 nella sua bruschetteria di Vieste. I sistemi di collegamento italiani non sarebbero compatibili con quelli spagnoli e questo avrebbe reso impossibile svolgere l’udienza nella Corte d’Assise del Tribunale di Foggia.
Gli imputati sono due – entrambi a piede libero per questa imputazione -, il 33enne sanseverese Angelo Bonsanto, detenuto ad Augusta per altre vicende e il 30enne viestano Gianluigi Troiano detto “U’ minorenn”, ristretto proprio in Spagna dove fu arrestato a febbraio scorso dopo una lunga latitanza. Venendo meno il diritto del garganico ad assistere al processo, il giudice non ha potuto fare altro che rimandare tutto a settembre.
Troiano si trova ancora in terra spagnola perché sarebbe accusato dalle autorità iberiche di un altro reato, contrariamente all’ex boss latitante, Marco Raduano detto “Pallone”, anche lui catturato all’estero (in Corsica), ma estradato in Italia in pochi giorni. L’ex capoclan è ora collaboratore di giustizia.
Questa situazione processuale sta però determinando una condizione di stallo. Non si sa, ad esempio, se Raduano abbia detto qualcosa in riferimento agli imputati o all’omicidio Trotta e non è stato comunicato il deposito di alcun interrogatorio a riguardo. Esiste un verbale di 270 pagine relativo a “Pallone”, entrato nel processo “Omnia Nostra”, ma le pagine sono tutte coperte da segreto. Cresce dunque l’attesa per conoscere le verità dell’ex boss che potrebbe fare luce su molte vicende di sangue avvenute nel Foggiano – in particolare sul Gargano – negli ultimi dieci anni.
Il caso Trotta
Bonsanto e Troiano sono accusati di aver preso parte all’omicidio di Omar Trotta nell’ormai lontano 2017. Il sanseverese è sospettato di essere stato uno dei due esecutori materiali mentre Troiano avrebbe indicato la vittima ai sicari presenziando nel locale al momento dell’agguato.
Per l’omicidio Trotta – ma anche per altri reati – sono stati condannati in abbreviato a Bari, processo “Omnia Nostra”, proprio Marco Raduano al quale è stato inflitto l’ergastolo e i pentiti Danilo Della Malva detto “U’ Meticcio” e Antonio Quitadamo alias “Baffino” che avrebbero rispettivamente fornito favori logistici e consegnato un’arma ai sicari. Il primo è stato condannato a 11 anni, il secondo a 12 anni e 4 mesi.
Secondo l’impianto accusatorio, accolto in primo grado dai giudici baresi, l’omicidio Trotta sarebbe stato deciso da Raduano, desideroso di vendicare la morte del parente Gianpiero Vescera ed acquisire l’assoluto controllo del narcotraffico superando i rivali del clan Iannoli-Perna, gruppo criminale ormai azzerato alla luce delle lunghe condanne per i cugini Iannoli e dell’omicidio di Girolamo Perna detto “Peppa Pig”, nemesi di “Pallone” a Vieste.
In una delle ultime udienze è stato sentito anche un altro pentito viestano, Orazio Coda detto “Balboa” che avrebbe confermato quanto rivelato da altri collaboratori di giustizia indicando ruoli e movente. Avrebbe inoltre aggiunto che Raduano disse a Trotta di farsi dare 100mila euro e andarsene da Vieste ottenendo un rifiuto alla richiesta.