“Il carcere di Foggia è un penitenziario che negli ultimi anni ha subito diversi sfregi dal Dal (Dipartimento amministrazione penitenziaria) che lo ha riempito come un uovo, oggi oltre 720 detenuti (a fronte di 360 posti disponibili), e nel contempo ha diminuito il personale di polizia penitenziaria azzerando la sicurezza”. Lo afferma Federico Pilagatti, segretario regionale del sindacato Sappe (sindacato autonomo polizia penitenziaria).
E intanto continuano i sequestri di telefonini e droga. “Purtroppo anche l’utilizzo della tecnologia ha facilitato ancora di più l’ingresso di materiale proibito con meno rischi per i criminali, parliamo dei droni che riescono ad arrivare fino alle stanze dei detenuti con il loro carico pericoloso. Ed è quello che è ancora una volta accaduto nel carcere di Foggia – fa sapere il sindacalista – ove la criminalità facendo leva anche sul fatto che il muro di cinta è praticamente sguarnito, nella serata di ieri sera ha telecomandato verso una stanza del reparto giudiziario il carico di telefonini e droga. Tutto ciò non è passato inosservato ai pochi agenti in servizio che coordinati dal comando del reparto, hanno subito individuato la stanza ove il drone avrebbe scaricato il materiale e provveduto ad effettuare una perquisizione che ha portato al sequestro di alcuni telefonini e qualche panetto di stupefacente”.
Secondo Pilagatti “il carcere è nel caos totale”. Poi ha ricordato alcuni fatti molto gravi degli ultimi anni: “Un’evasione di 72 detenuti tre anni fa, il record dei suicidi nel 2022 con 5 detenuti morti ed una decina evitati grazie al coraggio dei poliziotti, nonché una serie impressionante di atti di violenza da parte dei detenuti che si sentono i padroni nei confronti degli agenti abbattuti come birilli e mandati all’ospedale. L’arroganza e l’impunità della delinquenza foggiana, tra le più pericolose e sanguinarie in questo momento, è arrivata persino alle porte del carcere con l’assassinio di un detenuto semilibero (omicidio Scrocco, ndr) che rientrava nel penitenziari dopo una giornata di lavoro all’esterno.
Tutto ciò unito alla carenza di controlli dovuti alla grave insufficienza di personale ha consentito che nel carcere di Foggia entrassero telefonini e sostanze stupefacenti, nonostante il reparto di polizia penitenziaria tra mille difficoltà è riuscito e riesce a sequestrare moltissimo materiale proibito, poiché nessuno dei poliziotti, nonostante la grande emergenza lavorativa si è arreso e con coraggio, professionalità ed attaccamento ai proprio dovere, cerca di tenere alta la bandiera della legalità a difesa delle Istituzioni”.
In questo contesto il Sappe ha consegnato tempo fa “un esposto alla magistratura di Foggia in cui indicava una serie di responsabilità da parte dei vertici del Dap, per gli episodi che erano accaduti ed accadevano nel carcere di Foggia (evasione, suicidi, aggressioni, violenza ecc.ecc.). Purtroppo di quella segnalazione nulla si è saputo, e questo ha consentito all’amministrazione penitenziaria di non correre ai ripari per mettere in sicurezza il carcere.
Nelle scorse settimane importanti magistrati come Gratteri e Ardita hanno denunciato questo immobilismo del ministro della Giustizia che consente a pericolosi criminali di poter avere rapporti quotidiani con i loro clan tramite cellulari, oppure che non contrasta l’invio di droni all’interno delle carceri italiane che per ora trasportano prevalentemente droga, telefonini, coltelli; se un giorno la criminalità decidesse di destabilizzare le istituzioni o con l’introduzione e l’utilizzo di armi ed esplosivi, cosa accadrà?”
Il Sappe ritiene sia “necessario un intervento immediato, poiché se si perde ancora tempo potrebbe essere troppo tardi, in quanto il debole argine formato dai questi valorosi poliziotti (che ringraziamo uno ad uno), che credono fermamente nella legalità e nel primato delle istituzioni, potrebbe essere spazzato via dalla frangia di detenuti violenti e prepotenti che continuano a permanere nell’istituto del capoluogo dauno anche dopo aver commesso fatti gravi e che poi diventano un esempio da emulare dalla restante popolazione detenuta, a seguito dell’assenza dell’amministrazione penitenziaria che non rispetta nemmeno le basilari leggi necessarie per gestire un carcere e cioè trasferire immediatamente i facinorosi che compiono atti di violenza contro i poliziotti e che mettono a rischio la sicurezza del penitenziario”.
Poi Pilagatti conclude: “Diciamo ciò anche perché eventi drammatici che hanno visto l’arresto di poliziotti a Foggia, non può essere estrapolato dal contesto lavorativo determinato dalla forte tensione e stress provocato proprio da quei detenuti violenti che diventano poi i principali accusatori di chi per 1500 euro al mese è sottoposto a minacce, sputi, aggressioni non solo verbali, con carichi di lavoro di 12/24 ore con turni massacranti, anche se riportano lesioni quasi inesistenti”.