Confermate le condanne ai “primitivi”, soprannome dei fratelli Giuseppe e Roberto Bruno, figli di Gianfranco Bruno detto, appunto, “il primitivo”, elemento di spicco della batteria mafiosa foggiana Moretti-Pellegrino-Lanza. Per entrambi 4 anni e 5 mesi di reclusione per estorsione aggravata dal metodo mafioso.
La Corte d’Appello di Bari, secondo grado di giudizio, ha sostanzialmente confermato l’impianto accusatorio tracciato dalla pm antimafia Bruna Manganelli (in primo grado aveva chiesto, col rito abbreviato, 4 anni e 2 mesi) secondo la quale i due imputati avrebbero manifestato la propria forza intimidatrice in un noto bar alla periferia di Foggia.
I Bruno – arrestati dai carabinieri a ottobre 2022 per questa vicenda – si sarebbero rifiutati di pagare i cocktail consumati minacciando il barista con frasi del tipo: “Diglielo al padrone tuo: qua comandiamo noi”. Stando all’impianto accusatorio non si trattò di semplice arroganza ma di vera e propria manifestazione della forza intimidatrice della malavita foggiana. La pm, infatti, aveva evidenziato come si trattasse di “estorsione aggravata dalla mafiosità”.
Terrorizzato dai Bruno, il barista confidò ad un conoscente di voler chiudere il locale, cosa che fece per alcune ore. “Con quel ‘comandiamo noi’ i due imputati lasciarono intendere alla vittima che se non avesse soddisfatto le loro richieste avrebbe subito ritorsioni – recitava il capo d’imputazione -. Un’espressione che rimanda a un contesto tipicamente associativo”.
Il barista intercettato disse che i fratelli Bruno “avevano fatto casino. Si siedono, mangiano, bevono e non vogliono pagare. Ho chiuso il bar perché sfasciano tutto, ieri ci hanno buttato i fiori per terra. Quando stanno i primitivi stanno sempre le botte. Se io devo stare soggetto a loro, non mi conviene perché dopo ci vado solo a rimettere: ti distruggono il locale. Io sono a rischio della vita là dentro”. E ancora: “Che posso stare a combattere con le bombe? Il problema è che ti devi sottomettere a loro: o ti sottometti o niente”.
Condanne confermate, dunque, per i figli di Gianfranco Bruno, quest’ultimo in carcere da tempo dopo pesanti condanne in due procedimenti. Il boss sta scontando una pena definitiva di 14 anni per essere stato il mandante di un triplice tentato omicidio (uno dei filoni del processo “Chorus”) organizzato per vendicare la morte del cognato Rodolfo Bruno. A settembre 2023 è stato invece condannato in primo grado a 18 anni per narcotraffico nel processo “Araneo”.