Precisazioni della direttrice del Pronto Soccorso del Policlinico Riuniti di Foggia Paola Caporaletti dopo il servizio della trasmissione “Fuori dal Coro” che evidenziava una serie di criticità.
Per Caporaletti le cose stanno diversamente: “I problemi della sanità sono complessi e andrebbero affrontati con un approccio basato su logica e ragionevolezza – dice in esordio -: registro invece solo la volontà di scatenare lamentele, critiche, odio e alimentare la conflittualità. Ci servirebbe tutt’altro: bisognerebbe creare un’alleanza tra gli operatori e gli utenti in un’ottica comune di miglioramento del servizio.
Il 26 febbraio io, altri tre colleghi medici per turno, 10 infermieri e 5 operatori sociosanitari, abbiamo cercato di fare del nostro meglio per accogliere, nelle ventiquattrore, 170 nuovi utenti, mentre altre forze si occupavano di proseguire i trattamenti di coloro che erano già in itinere. I pazienti arrivati in quelle ore in codice rosso, in condizioni gravissime, erano 19; quelli in codice arancione erano 38; 65 gli azzurri e 48 i verdi.
La persona ripresa nel vostro servizio sulla poltrona è un uomo che quotidianamente cerca rifugio nella struttura per problematiche sociali e che viene da voi presentato come un paziente.
Inutile dire che una bambina con febbre a 40° attende nella sala il tempo minimo necessario; la bambina sottoposta a triage alle 13.50 è stata visitata dopo 7 minuti, trattata e inviata in consulenza pediatrica con ricovero formalizzato alle 16.19. Poco più di due ore in tutto”.
Poi spiega: “A proposito dello ‘sgabuzzino’: non è la sala triage, ma uno spazio per il pre-triage creato durante l’emergenza Covid ed attualmente ancora in uso per processamento tamponi ed una valutazione ‘a colpo d’occhio’ che consente di indirizzare precocemente in percorsi separati. Al triage sono dedicate due ampie sale con monitor multiparametrici, postazione con computer, barella visita e tutto l’occorrente per un triage globale avanzato (prelievi di sangue, elettrocardiogramma, medicazioni e terapia iniziale). Gli operatori sociosanitari inquadrati, infine, sono della stessa struttura di Pronto Soccorso e si muovono con i pazienti in barella per effettuare i ricoveri che si trovano in altri padiglioni: una situazione normale per gli ospedali che hanno questo genere di struttura con più ‘cliniche’“.