Alcuni attivisti del M5S di diversi Comuni della Provincia di Foggia, tra cui Vieste, Monte Sant’Angelo, Manfredonia, Cagnano Varano, Lucera, Rodi Garganico, Vico del Gargano e tra loro Bevilacqua, Vanni, Palumbo, Del Viscio e Trombetta, hanno indirizzato una lettera al capo politico Giuseppe Conte lamentando una serie di questioni, a cominciare “dall’assenza di confronto e dialogo politico interno”.
“Il coordinatore provinciale ha convocato una sola riunione in un momento di sicura scarsa partecipazione (fine settimana d’estate a mezzogiorno) – scrivono nella loro missiva -. Presidente, deve sapere che, dopo la pubblicazione del regolamento sui gruppi territoriali, il coordinatore provinciale Mario Furore ha provveduto alla chiusura dell’unico gruppo social privato Whatsapp, ove erano presenti non solo gli eletti, ma anche un centinaio di attivisti e simpatizzanti, motivando la decisione con la prossima costituzione dei gruppi territoriali nei Comuni della Provincia. Ovviamente, con la chiusura della chat, peraltro contestata dai partecipanti, si interrompevano le possibilità di dialogo e confronto democratico ed inclusivo tra la base e gli eletti nelle varie sedi istituzionali. Il risultato ovvio è stato che noi iscritti del M5S, in assenza di riunioni periodiche di aggiornamento politico e in assenza di altri strumenti virtuali di condivisione, non riceviamo più informazioni dirette dai nostri rappresentanti politici, non abbiamo più confronto, e che dal nostro territorio non giungono più istanze nelle istituzioni: questo è un dato oggettivo”.
“Su 61 Comuni, abbiamo solo 5 gruppi territoriali in 5 Comuni. Dati sconfortanti per noi che abbiamo faticato tanto per la nostra forza politica. Accanto al problema dell’assenza di confronto tra gli iscritti e gli eletti, che non favorisce la crescita del consenso politico, si pone un altro problema ossia quello del numero necessario per la formazione del gruppo territoriale. Considerato che il territorio nazionale è ricco di Comuni di piccole dimensioni, non ritiene, Presidente, che occorrerebbe una modifica al Regolamento dei Gruppi territoriali, stabilendo un numero di aderenti proporzionato al numero degli abitanti? Tutti gli iscritti dovrebbero avere la possibilità di esercitare l’attività di supporto elettorale al M5S tramite i gruppi, ma è iniquo trattare gli iscritti di una città metropolitana al pari degli iscritti di un paesino con poche migliaia di abitanti”, proseguono.
Secondo loro vi è una palese difficoltà nel formare un Gruppo territoriale e fanno delle proposte concrete. “Che ogni Gruppo territoriale sia formato da almeno la metà del numero necessario per la formazione minima della lista elettorale amministrativa; che ogni Gruppo territoriale sia certificato entro il termine di 30 giorni da raggiungimento del numero minimo; che gli iscritti aderenti abbiano il diritto di sapere il numero delle adesioni al gruppo in formazione; e che ogni Gruppo territoriale abbia il potere di esprimere l’indirizzo politico locale”.
Sono netti nell’esprimere il loro rammarico a Conte. “Ci sono Gruppi territoriali che attendono da più un anno la certificazione da parte del coordinatore provinciale, che alcuni attivisti sono stati sospesi verbalmente dal coordinatore, anche senza che essi facciano parte di un gruppo certificato, senza alcuna comunicazione scritta da parte del M5s, e che altri attivisti, sospesi senza alcuna motivazione esplicitata, hanno chiesto inutilmente spiegazioni e sono stati esclusi inspiegabilmente dall’attività politica e associativa del locale Gruppo territoriale. Conviene, Presidente, che questa alzata di muri contrasti con la Sua manifestata volontà di inclusione, partecipazione e accoglienza dei cittadini nel M5s e che, se il M5s partecipa a competizioni elettorali anche provinciali, gli iscritti della Provincia di Foggia abbiano il diritto di discutere ed esprimere il loro pensiero politico circa le questioni politiche provinciali?”.
È muro contro muro tra gli attivisti e Mario Furore, coordinatore provinciali. I primi propongono a Conte infatti che coordinatori regionali e provinciali siano eletti dagli iscritti su base regionale e provinciale e che siano incompatibili con la posizione di eletto”. E spiegano: “Sussiste, infatti, il rischio oggettivo di capitalizzazione dei consensi per il raggiungimento di fini puramente personali, come la rielezione, che deve essere scongiurato in un’ottica di imparzialità, trasparenza e pari opportunità tra i candidati”.
Insomma i temi sono tanti, ma stando alle news che arrivano dai territori ai danni di Maria Teresa Bevilacqua, un tempo vicinissima ai portavoce Mario Furore e Rosa Barone, c’è un procedimento disciplinare a seguito di alcuni suoi posti cospirazionisti e pro Vannacci.
Tutto è cominciato con la sua opposizione all’alleanza in Provincia per Giuseppe Nobiletti presidente. Da sua strenua oppositrice a Vieste non ha accettato il patto che ha siglato di fatto il primo campo largo sui territori.
Se si legge lo Statuto si comprende che, come recita l’articolo 18, gli iscritti possono essere sottoposti a sanzioni disciplinari anche per promozione, organizzazione o partecipazione a cordate, correnti, gruppi riservati di iscritti e comunque ogni altra iniziativa che abbia la finalità di affrontare la vita interna dell’associazione e passaggi decisionali sulla base di orientamenti preventivamente organizzati o appartenente predeterminate.
Secondo alcuni gli attivisti che si sono rivolti a Conte confondono l’indizione delle votazioni online dove il capo politico può chiedere di concorrere per la composizione delle liste con le decisioni prese dal coordinamento. Ad oggi tutti i consiglieri comunali hanno scelto di andare nella lista unitaria di Giuseppe Nobiletti, in parte per concentrare i voti sul foggiano Mario Dal Maso. In tanti temevano che una lista col simbolo non conquistasse il quorum necessario per eleggere un consigliere.
Intanto è febbrile l’attesa a Manfredonia dove Conte non si è ancora espresso. Ha tutti i dossier pugliesi, compresi Lecce e Bari, ma su Manfredonia, Comune precedentemente sciolto per mafia, il ragionamento da farsi è più complesso. Allearsi o no col Pd? Rimangono i nodi delle vecchie logiche. Del resto il tavolo non ha scelto espressamente Raffaele Fatone, a cui è stato chiesto dal M5S di fare un passo indietro. Il pentastellato sembrerebbe deciso ad andare avanti, ma sarebbe davvero disposto a perdere il simbolo stellato?
La road map delle riunioni è segnata. Subito dopo Pasqua il coordinamento avrà una larga consultazione con i gruppi, da Roma hanno dato mandato di organizzare delle riunioni aperte perché a maggio ci sarà una unica riunione regionale. Ma in quelle date i giochi saranno già fatti.