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L’avarizia di Raduano, il boss che voleva prendersi il Gargano. “Balboa” ricorda l’omicidio nel ristorante

Di Francesco Pesante
23 Ottobre 2023
in Inchieste
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La carica dei pentiti contro la mafia garganica. Continuano le rivelazioni dei collaboratori di giustizia sui gravi fatti di cronaca che hanno interessato il promontorio nell’ultimo decennio.

In Corte d’Assise a Foggia, pm, avvocati e giudici vanno avanti con il dibattimento sull’omicidio di Omar Trotta, ucciso il 27 luglio 2017 nella sua bruschetteria di Vieste. Alla sbarra il sanseverese Angelo Bonsanto, 33 anni e il viestano Gianluigi Troiano, 30 anni detto “il piccolino”. Il primo in carcere per altri reati, il secondo latitante da quasi due anni.

Bonsanto è sospettato di aver premuto il grilletto mentre Troiano si sarebbe accertato che Trotta fosse presente nel locale al momento dell’attentato. Con il 33enne, sempre stando all’accusa, avrebbe agito un secondo killer al momento non identificato.

In abbreviato a Bari sono sotto processo altre tre persone, sempre per la stessa vicenda: si tratta del boss Marco Raduano detto “Pallone”, 40enne latitante di Vieste, presunto mandante e i pentiti Danilo Della Malva di Vieste alias “U’ Meticcio” e Antonio Quitadamo di Mattinata detto “Baffino” che avrebbero rispettivamente fornito favori logistici e consegnato un’arma ai sicari. A Bari la Dda ha chiesto l’ergastolo per Raduano e 8 anni e 8 mesi a testa per Della Malva e Quitadamo con l’attenuante della collaborazione con la giustizia.

L’omicidio Trotta sarebbe stato deciso da Raduano, desideroso di vendicare la morte del parente Gianpiero Vescera ed acquisire l’assoluto controllo del narcotraffico superando i rivali del clan Iannoli-Perna, gruppo criminale ormai azzerato alla luce delle lunghe condanne per i cugini Iannoli e dell’omicidio di Girolamo Perna detto “Peppa Pig”, nemesi di “Pallone” a Vieste.

Nell’ultima udienza spazio alla testimonianza del pentito viestano Orazio Coda detto “Balboa”, forse per la somiglianza con il personaggio interpretato da Stallone.

In buona sostanza, Coda avrebbe confermato quanto rivelato da altri collaboratori di giustizia indicando ruoli e movente. Avrebbe inoltre aggiunto che Raduano disse a Trotta di farsi dare 100mila euro e andarsene da Vieste ottenendo un rifiuto alla richiesta.

Al processo anche le foto comparse su l’Immediato relative a quattro persone arrestate per armi in un box di Torremaggiore, tra cui Bonsanto, il 13 agosto 2017, pochi giorni dopo la strage di San Marco.

Incalzato dall’avvocato Marinelli, legale di Bonsanto (Troiano è difeso da Vescera), il pentito avrebbe detto di aver visto le foto su questa testata due o tre mesi dopo l’arresto dei quattro a Torremaggiore. A questo punto Marinelli ha ricordato che Coda venne arrestato il 5 maggio del 2018, ma le foto – tra l’altro con gli occhi degli arrestati coperti da fascette – furono pubblicate soltanto il 15 ottobre dello stesso anno, ma in carcere non c’è internet. Il giudice ha quindi deciso di acquisire copia degli articoli di stampa.

Coda avrebbe appreso da Raduano che uno dei killer fu proprio tra i quattro fermati a Torremaggiore. Altro particolare, il pentito avrebbe riferito che il clan voleva pagare i sicari per l’omicidio: “Ma Raduano è avaro, voleva dare 500 euro mentre Della Malva proponeva 10mila”.

Su tutte queste vicende, la difesa insiste sulla “inattendibilità del collaboratore di giustizia” che avrebbe parlato solo per relata refero. Prossima tappa del processo a fine novembre quando saranno sentiti altri due pentiti, il viestano Giovanni Surano detto “Lupin” e il foggiano Carlo Verderosa, ex membro della batteria Moretti-Pellegrino-Lanza. (In foto, Raduano; a destra, Bonsanto e Troiano; sotto, Coda)

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Tags: mafia Gargano
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