Come si amministra in territori di mafia? È stato questo l’interrogativo posto al Teatro Verdi di San Severo dal sindaco Francesco Miglio e dalla direttrice del Dipartimento di Studi Giuridici dell’Unifg Donatella Curtotti ad una serie di interlocutori della squadra Stato, come il procuratore Ludovico Vaccaro e l’ex procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, oggi deputato pentastellato.
Il compito di governare in terre di mafia è reso più complicato anche quando gli amministratori sono costretti a fronteggiare sacche di negazionismo, che tendono a minimizzare il fenomeno criminale se non proprio a negarlo.
“Non si può vincere la battaglia contro la criminalità senza i soldati. Non si tratta di militarizzare il territorio ma di garantire la giusta presenza dello Stato con i suoi uomini, siano magistrati o appartenenti alle forze dell’ordine”, ha detto De Raho.
Il presidente Michele Emiliano, intervenuto in un video messaggio, ha ricordato l’impegno dei “pugliesi onesti nel liberare la regione dai tentacoli delle mafie e della criminalità”.
Del resto la scelta di celebrare il convegno a San Severo non è stata un caso, dopo i tanti fatti di criminalità affrontati dal sindaco Miglio, il primo a chiedere un aiuto forte da parte dello Stato all’allora ministro dell’Interno Marco Minniti.
“Qui siamo passati dalla sofferenza alla speranza, capovolgendo la situazione. La nostra esperienza di lotta alla criminalità organizzata può diventare punto di riferimento per le comunità della Capitanata. Qui abbiamo saputo reagire con determinazione, non è successo a Foggia”, è stata la sua analisi.
A tal proposito decise le parole di Vaccaro sullo strumento dello scioglimento del consiglio comunale, che ha definito “doloroso e dirompente, a piedi uniti sull’amministrazione, ma necessario, soprattutto se supportato da evidenze inconfutabili“.