“Sebbene classificato ‘Alta Sicurezza’, Marco Raduano non era rinchiuso in cella ma lavorava nella biblioteca del carcere ed era ‘libero’ di muoversi da solo perché non c’era alcun poliziotto a disposizione che potesse seguirlo (come vorrebbe la regola, soprattutto per i detenuti AS)”. È quanto riporta poliziapenitenziaria.it sulla rocambolesca fuga del boss garganico dal carcere Badu e Carros di Nuoro. L’uomo, soprannominato “Pallone” o “Woolrich”, capo della frangia viestana del clan mafioso Lombardi-Scirpoli, è tuttora ricercato e si teme possa aver già lasciato la Sardegna sfruttando le ore di buco tra la fuga e la scoperta della sua assenza nel penitenziario. Raduano avrebbe sfruttato anche alcuni agganci con criminali sardi mentre il potere economico del suo clan, molto forte nel narcotraffico, potrebbe garantirgli la latitanza, grande “specialità” per i boss del promontorio.
Raduano stava scontando 19 anni in via definitiva per narcotraffico aggravato dal metodo mafioso ed è sospettato di aver preso parte agli omicidi di Giuseppe Silvestri e Omar Trotta e al tentato omicidio di Giovanni Caterino, basista della strage di San Marco in Lamis. È facile pensare che presto o tardi il suo destino sarebbe stato quello del 41 bis, carcere duro.
Intanto emerge che il suo ruolo da “bibliotecario” avrebbe avuto un’importanza cruciale per l’evasione anche perché, muovendosi in libertà, sarebbe entrato in possesso delle chiavi per uscire in cortile. “La biblioteca è ubicata nelle adiacenze del muro di cinta del carcere – riporta ancora poliziapenitenziaria.it – e il detenuto aveva un’ampia visuale, dalla propria cella, su una delle torrette di sorveglianza, di solito l’unica (su sei) ad essere qualche volta occupata da una sentinella. Il carcere di Nuoro ha anche una sala regia dalla quale si possono controllare sui monitor tutte le riprese delle telecamere di sorveglianza dislocate lungo il perimetro esterno. E allora? Perché nessuno ha visto il detenuto scavalcare il muro di cinta? Semplicissimo, anche nella sala regia, quel giorno, non c’era alcun poliziotto penitenziario in servizio (sempre per mancanza di personale)”.
“Una fuga di questo genere è preparata con grande attenzione. Non si fugge da soli, mi sembra evidente. Che possano averlo aiutato compagni di detenzione o altri si verificherà. Resta che è un episodio inquietante, soprattutto in quel tipo di carcere. Non può lasciare indifferenti, per la gravità dell’accaduto e per la pericolosità del soggetto evaso”. Lo ha detto il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto in un’intervista – ripresa da Ansa – rilasciata nel corso del programma Mattino Norba su TeleNorba. “Il ministero ha immediatamente disposto un’ispezione amministrativa, a mezzo del provveditore della Sardegna, un’ispezione che è in corso e che nelle prossime ore darà i primi risultati”, ha aggiunto Sisto. “È stato sentito tutto il personale dell’istituto, sono stati ispezionati i luoghi. Appena avremo le prime risposte dal provveditore trarremo le conclusioni e saranno anche assunti i primi provvedimenti”. Per Sisto le ipotesi che hanno consentito la fuga possono essere varie. “Scarsezza delle risorse e, quindi, del personale rispetto al sistema dei controlli, un difetto di controllo e, quindi, un atteggiamento colposo di chi doveva controllare, in ultima analisi situazioni non proprio di inconsapevolezza rispetto all’episodio. Non possiamo evidentemente trascurare – ha concluso – l’ipotesi che ci siano state adesioni rispetto a questa rocambolesca e inquietante fuga”.