Spuntano nuovi dettagli dall’ordinanza cautelare “On The Road”, operazione contro un gruppo criminale di San Severo specializzato in furti d’auto ed estorsioni con “cavallo di ritorno”. Il blitz di Procura di Foggia e Arma dei Carabinieri coinvolge Francesco Biccari detto “Frizzi”, 21 anni, Danny Cartanese, 20 anni, Francesco Pio Colanero detto “Cotechino”, 21 anni, Mircea Eugen Dancu, 34 anni (solo indagato), Gianluca Gallo, 30 anni (solo indagato), Luca Popolo, 34 anni (solo indagato), Luigi Scimenes, 38 anni, Giancarlo Trapani, 49 anni e Antonio Vasciarelli, 20 anni. Tutti residenti a San Severo ad eccezione del rumeno Dancu, residente a San Paolo Civitate.
Nelle carte vengono ricostruiti numerosi furti, singolare quello di una Fiat 500 Abarth rubata vicino al cimitero sanseverese. La vittima riferì agli investigatori che intorno alle 15, mentre si trovava nella chiesa del “Sacro Cuore” venne informato da uno sconosciuto che stavano cercando di rubargli l’autovettura parcheggiata nei pressi della chiesa. Uscito dal luogo di culto, la vittima vide un giovane di corporatura robusta, che era vicino alla portiera lato destro del suo veicolo il quale, alla sua vista, si allontanò repentinamente, dopo essere salito a bordo di una Citroen C4 (autovettura sotto intercettazione in uso a Gianluca Gallo).
Sventato il primo tentativo di furto, alle successive ore 16 la vittima si recò al cimitero di San Severo per assistere ad una funzione di sepoltura, parcheggiando regolarmente l’auto: terminato il rito religioso, la vittima si accorse che questa volta la sua 500 era stata portata via da ignoti.
Biccari, a bordo della propria Fiat Punto, oggetto di attività captativa, contattò telefonicamente Colanero per dirgli di attendere qualche istante il suo arrivo poiché doveva parlargli.
Successivamente Biccari, in compagnia di Vasciarelli, si recò a casa di Colanero chiamandolo con svariati fischi e con il soprannome “Cotechino” (nomignolo che identifica proprio la famiglia Colanero, come annotano i militari).
Durante l’incontro Colanero mostrò la “Abarth” a Biccari affermando di averla rubata all’ingresso del cimitero ad un uomo di Roma al quale aveva chiesto se fosse interessato a riavere il veicolo. “Hai visto l’Abarth… incomprensibile… quello di Roma è!”, “Sarà andato a trovare qualcuno al cimitero he, he, he (ride)… L’abbiamo spinta da dietro. Mi sono abbassato e dopo un poco… inc… mi deve far sapere domani… se non la vuole me la tengo io… che me ne frega… lui ha la casco“.
Secondo il gip, la dichiarazione resa da Colanero all’amico Biccari, peraltro dopo solo 35 ore dal furto del veicolo, “ha piena valenza di confessione stragiudiziale”. Le affermazioni rese avrebbero inoltre, “piena valenza confessoria” di un (tentativo di) cavallo di ritorno, in quanto è lo stesso Colanero ad ammettere di aver anche contattato la vittima.
L’organizzazione criminale
Nella ricostruzione degli inquirenti, viene fuori che Biccari, Cartanese, Scimenes, Trapani e Vasciarelli avrebbero messo in piedi un’associazione a delinquere insieme ai minorenni M.D.C., C.S. ed R.T. (figlio di Trapani) allo scopo di commettere “una serie indeterminata” di delitti contro il patrimonio, furti, ricettazioni ed estorsioni. Giancarlo Trapani, chiamato dalla banda “zio Giancarlo”, viene indicato come “il capo, promotore ed organizzatore delle attività dell’associazione, committente dei furti ed esecutore materiale delle estorsioni”. Cartanese, Scimenes, Biccari e Vasciarelli avrebbero invece ricoperto il ruolo di “esecutori materiali dei reati. Almeno dal marzo 2021”.
Cuor di papà
Dell’organizzazione avrebbe fatto parte anche il figlio minorenne di Trapani. Il giovane, a bordo di una Fiat Panda rubata, scatenò un inseguimento con i carabinieri riuscendo ad evitare la cattura. E suo padre, in una conversazione intercettata, elogiava il figlio mentre era in compagnia di Gallo, esaltando la capacità nel furto dei veicoli e la freddezza alla guida: “Il fatto è che è un figlio di puttana, non è come Maurizio che sente le sirene e va in panico, no, lui fino all’ultima carta se la gioca sempre e la fortuna lo sta accompagnando”.
La “trattativa” e il linguaggio criptico
Dopo il furto delle auto, il gruppo criminale utilizzava la tecnica del “cavallo di ritorno”, ovvero la richiesta di soldi per restituire il veicolo. Come riporta l’ordinanza, Trapani contattò il figlio riferendo che una delle vittime aveva avanzato un’offerta per avere indietro la sua autovettura. “Vedi che quello là questa mattina ha fatto prima casino… bim… bong… bang… ha chiamato, ha calato e ha già fatto un’offerta… già ha calato…”. Allora il figlio chiese di quale macchina si trattasse: “Quella di ieri sera! – rispose il padre -. Quella che avete fatto voi! Quella che avete comprato ieri sera voi”.
Trapani avanzò richiesta di 600 euro per la restituzione del veicolo: “Io gli ho detto 600 euro e te la compri… aggiungendo, sicuro di sé, che il proprietario accetterà la richiesta e che in serata verrà effettuata la consegna: “Quello oggi pomeriggio ti faccio vedere come si scotta… è cotto già… oggi è già cotto… stasera si consegna non ti preoccupare…”. Così fu.
I luoghi dei furti e i video su TikTok
Nel corso dell’indagine sono stati accertati 31 episodi di furto di autovetture, del valore di circa 40-50mila euro cadauna. Il sodalizio criminale, con base operativa nel comune di San Severo, dedito in modo esclusivo a furti d’auto di grossa cilindrata (Alfa Stelvio, Range Rover Evoque, Grande Cherokee, Maserati, del valore all’incirca di 40/50 mila euro cadauna) e motocicli agiva tra il nord della Puglia (prevalentemente l’Alto Tavoliere), il Molise (prevalentemente Termoli, Montenero di Bisaccia), l’Abruzzo (prevalentemente Pescara, Francavilla a Mare, Vasto, Silvi Marina, Campli) e le Marche (Grottammare). Su TikTok, alcuni indagati avrebbero mostrato sprezzanti varie banconote con sullo sfondo un’autovettura di grossa cilindrata probabile oggetto di furto commesso in precedenza.
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