È amara la riflessione che parte della classe politica e imprenditoriale fa in ordine alla mancata organizzazione della 73ma Fiera internazionale dell’Agricoltura e della Zootecnia di Foggia, il cui svolgimento era previsto a partire dal 29 Aprile fino al Primo Maggio.
Per il comunista Giorgio Cislaghi si tratta di un ultimo segnale di città al “capolinea” che va “mestamente verso il deposito con un fine servizio”.
“Sinceramente vedo una scarsa attenzione della classe politica attuale sui problemi agricoli compresa la fiera internazionale dell’agricoltura”, è l’accusa dell’ex consigliere regionale Pino Lonigro sempre molto vicino ai temi agricoli.
Per molti si tratta di un disinvestimento regionale dopo gli anni di grande aiuto tributato alla Fiera di Foggia con gli assessorati di Dario Stefano e soprattutto Leo Di Gioia. “Che ci sia un piano concordato tra Pd e la Lega di Raimondo Ursitti?”, è la domanda polemica di qualcuno a sottolineare la nuova vocazione del Quartiere Fieristico come hub Asl e prossimo parcheggio cittadino.
È netto il presidente della Provincia Nicola Gatta. “Il rinvio della Fiera Internazionale dell’Agricoltura e della Zootecnia, ovviamente, non è una bella notizia. Comprendo le ragioni che hanno indotto il Commissario dell’Ente ha posticipare l’evento. Credo però, anche in ragione di questa decisione, che siano ormai maturi i tempi per aprire una riflessione seria sul futuro dell’Ente Fiera e su quello che dovrà essere il suo ruolo, soprattutto in momento così difficile, in cui uno dei comparti più importanti per l’economia della provincia di Foggia merita il massimo del sostegno. Credo sia giunto il momento di dare alla Fiera finalmente una governance stabile e non caratterizzata dalla precarietà legata ai continui commissariamenti che l’hanno interessata e continuano ad interessarla”.
Gatta, anche da dirigente di Confagricoltura, ha interloquito più volte sulla Fiera con Michele Emiliano. E ha aggiunto a l’Immediato: “Nel recente passato ho invitato la Regione Puglia ad affrontare in modo risolutivo questo punto di debolezza, attraverso un confronto con tutti gli attori istituzionali della Capitanata. Purtroppo devo rilevare che quel mio appello – che colgo l’occasione per rinnovare – è caduto nel vuoto, senza ricevere alcun tipo di risposta. L’Ente Fiera ha bisogno, oggi più che mai, di una programmazione che ne definisca il rilancio e la funzione strategica. Obiettivi che è complicato raggiungere in una sorta di perenne condizione di commissariamento. Un istituto – è importante ricordarlo – che ha per sua natura una caratteristica di eccezionalità. Quando, come in questo caso, si trasforma invece nella regola tutto diventa più difficile. Con l’ovvia conseguenza di far pagare il prezzo più alto al territorio”.
Molto critico Marco Nicastro di Confagricoltura. “La Fiera di Foggia per me è stato un bellissimo ricordo di quando ero bambino, è stata la sede di alcuni eventi quando avevamo lo stand. È stata una sede dove abbiamo fatto l’assemblea nazionale di Confagricoltura ed è sempre stata un fiore per il comparto nazionale. Dopo la pandemia ci eravamo illusi di poterla rivedere per dare una ripartenza alla Capitanata, dove gli altri settori non agricoli sono rimasti al palo. Durante la pandemia gli agricoltori hanno lavorato come sempre, non si sono mai fermati, abbiamo nutrito la popolazione. Sicuramente la Fiera del Levante è stata molto vissuta. C’è stato un parterre di ministri e sottosegretari: Foggia avrebbe dovuto decollare dopo Bari. Non farla fa immaginare tante cose, compresa una marginalizzazione della nostra provincia. Ma l’agricoltura non potranno mai togliercela. Bisognerebbe che le associazioni di categoria si esprimessero in maniera dura per l’evento abolito. Preparare una manifestazione non si fa dall’oggi all’indomani. Questa notizia mi ha fatto sentire sottoterra”.