Narcotraffico tra Gargano e Albania. La Corte d’Appello di Bari ha messo la parola fine al processo di secondo grado “Coast to Coast”, dal nome del blitz del 2017 messo a segno da squadra mobile di Foggia e commissariato di Manfredonia. Condanne di rilievo per alcuni pezzi da Novanta della malavita garganica e di San Severo. I giudici hanno inflitto 7 anni e 4 mesi di reclusione (e 30mila euro di mula) a Libero Frattaruolo, detto “Ruscett”, 57enne di Monte Sant’Angelo, ritenuto un elemento di vertice del clan dei Montanari, nota organizzazione criminale garganica, già coinvolto nella maxi inchiesta “Iscaro Saburo” che nel primo decennio del 2000 certificò l’esistenza della mafia sul Gargano. Per “Ruscett” un maxi sconto rispetto ai 22 anni inflitti in primo grado dal Tribunale di Foggia.
Condannato a 6 anni e 6 mesi di carcere (e 24mila euro di multa) il fratello di “Ruscett”, il 60enne Antonio Frattaruolo, al quale erano stati inflitti 11 anni e 6 mesi in primo grado. Oltre ai due montanari, inflitte pene ad altri imputati di indubbio spessore criminale ai quali sono state confermate le condanne del Tribunale di Foggia: 4 anni di reclusione al 41enne sanseverese Daniele De Cotiis, 6 anni al 60enne boss Severino Testa, al vertice del clan di San Severo Testa-La Piccirella. Infine, 5 anni e 4 mesi al viestano Francesco Tantimonaco, 45 anni. Gli odierni condannati scelsero il rito ordinario mentre alcuni pesci più piccoli dell’organizzazione criminale optarono per l’abbreviato.
“C’è stato un salto di qualità dei clan grazie agli affari con i cartelli albanesi e colombiani”, disse in un’occasione il magistrato antimafia, Giuseppe Gatti. E “Coast to Coast” rappresenta alla perfezione quelle parole.
Un giro d’affari da oltre mille chili di stupefacenti
L’inchiesta “Coast to Coast” svelò i traffici di droga tra Capitanata e Albania, un business che da tempo fa gola ai clan della provincia di Foggia, scatenando frizioni e vendette tra boss per il controllo degli stupefacenti. A fine 2017, la squadra mobile di Foggia e il commissariato di Manfredonia eseguirono una misura cautelare per il reato di associazione a delinquere a carattere transnazionale finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, nei confronti di 13 persone (tra cui i capi Frattaruolo e Testa) dimoranti nei comuni di Manfredonia, Cerignola, Monte Sant’Angelo, San Severo e Barletta.
“Coast to Coast” ricostruì la tecnica operativa del sodalizio criminale: dopo la contrattazione dell’acquisto della droga, attraverso propri incaricati accompagnati da emissari dei fornitori albanesi – emissari che poi raggiungevano l’Italia – gli imputati avrebbero organizzato l’approvvigionamento dello stupefacente lungo le coste dell’Albania per la successiva introduzione nel territorio nazionale con imbarcazioni da diporto. Infine il trasporto e l’occultamento dello stupefacente in altrettanti luoghi sicuri per lo stoccaggio e per la successiva immissione nel “mercato” illecito, attraverso la cessione a loro acquirenti.
Nel corso del lavoro investigativo, iniziato nei primi mesi del 2014, finirono sotto sequestro oltre 1000 chili di marijuana, con conseguente arresto dei due conducenti di un’imbarcazione. I malavitosi volevano far sbarcare la droga in una insenatura di Vieste. Ulteriore riscontro, nel luglio del 2014, a carico di Antonio Frattaruolo arrestato per detenzione di oltre 10 chili di marijuana e di due fucili e relativo munizionamento di provenienza delittuosa.
Elementi apicali dell’organizzazione criminale, come detto, Libero Frattaruolo, 57 anni, ritenuto dalla DDA elemento di spicco del clan dei Montanari, con precedenti per associazione mafiosa, e Gaetano De Vivo (47enne manfredoniano condannato a 10 anni nell’abbreviato) che hanno avuto come riferimenti, al fine di procacciare l’ingente stupefacente dall’Albania, Roland Lame e Fabio Lame, rispettivamente padre e figlio che, durante le indagini, dimostrarono di avere importanti canali di collegamento con vari trafficanti albanesi.
L’organizzazione avviò un ottimo canale di spaccio con persone di indubbio rilievo della criminalità organizzata sanseverese, ovvero Daniele De Cotiis, 41 anni, e, soprattutto, il 60enne Severino Testa alias “Il puffo” o “Il Mastro”, vertice del clan Testa-La Piccirella, a sua volta alleato ai foggiani della batteria Moretti. (In foto sopra, Testa e De Cotiis; a destra, in alto, Frattaruolo; sullo sfondo, alcuni pacchi di droga sequestrati)