Favori ai boss, assenza di certificati antimafia, collegamenti con la strage di San Marco. Questo e molto altro nelle 17 pagine della sentenza della Corte d’Appello su tre politici di Manfredonia. In secondo grado, infatti, i magistrati Salvatore Grillo, Valentino Lenoci e Alessandra Piliego hanno dichiarato incandidabili Angelo Riccardi, Salvatore Zingariello e Antonio Conoscitore, rispettivamente sindaco, vicesindaco e consigliere comunale del Comune sciolto per mafia nel 2019. Riccardi e Zingariello bocciati già in primo grado, Conoscitore sconfitto dopo il ricorso del Ministero dell’Interno.
Zingariello e l’amico basista della strage di mafia
In sentenza si parla espressamente di “mafia garganica radicata nel triangolo del territorio di Monte Sant’Angelo, Manfredonia, Mattinata storicamente conteso dalle opposte fazioni dei clan Romito (rimpiazzato dal gruppo Lombardi, ndr) e Li Bergolis“. Motivazioni di incandidabilità corredate da “documentazione fotografica comprovante il rapporto di stretta frequentazione tra Salvatore Zingariello e Giovanni Caterino (ritenuto uno degli autori della strage di San Marco in Lamis del 9 agosto 2017 messa a segno per uccidere Mario Luciano Romito) immortalati insieme nel corso di un festeggiamento per ringraziare l’elettorato nonché mentre assistevano ad un evento sportivo”. In allegato c’è anche “documentazione relativa al soggiorno presso una struttura turistica di Metaponto dove Caterino e Zingariello, con le rispettive famiglie, avevano trascorso una settimana dal 25 agosto 2018 al 2 settembre 2018”. Infine, uno “stralcio di captazione ambientale intercorsa il 7 agosto 2018 tra Caterino, subito dopo essere stato sentito dagli organi inquirenti, e l’interlocutore Claudio Cotrufo. ‘Stanno le indagini pure sul sindaco… Zingariello. Mo glielo devo dire a Salvatore. La DDA porta un’indagine sopra a… sopra il sindaco. Non so per che cosa. Quelli là hanno sentito le conversazioni pure con Salvatore. Hai capito?’“.
“Anomalie e irregolarità”
Su Riccardi si legge: “Quanto alla posizione dell’ex sindaco riportava analiticamente una serie di gravi, reiterate anomalie ed irregolarità, stigmatizzate, in particolare, dalla Ragioneria Generale dello Stato a seguito di controllo ispettivo del luglio 2018 tra cui la sistematica disapplicazione del protocollo di intesa sottoscritto con la Prefettura di Foggia nel mese di luglio 2017 in base al quale il Comune di Manfredonia si impegnava a richiedere le informative antimafia ex art. 91 DL n. 159/2011 in caso di SCIA ovvero di una domanda di consenso ai sensi degli artt. 19 e 20 L. n. 241/90″. Da condannare anche Conoscitore, socio della Biessemme srl, proprietaria del lido Bagni Bonobo, e destinataria di interdittiva antimafia. “La società – scrivono i giudici – in occasione della presentazione di SCIA era stata solo tardivamente destinataria di richiesta di informativa antimafia da parte del Comune che aveva, ancora una volta, disapplicato il predetto protocollo di intesa con la Prefettura”.
Tributi, stabilimenti balneari e onoranze funebri
Tra le contestazioni agli ex amministratori si legge della “proroga sino all’anno 2018 del contratto di servizio, tra il Comune di Manfredonia e la società mista Gestione Tributi spa, scaduto il 9 dicembre 2016, in violazione del disposto di cui all’art. 106 co. 11 dlgs n. 50/2016 nonostante i pareri espressi dal Segretario Comunale al fine di indire una procedura di gara per l’affidamento del servizio ed il parere dell’ANAC, inviato il 5 luglio 2017, che pure invitava l’amministrazione comunale ad indire una nuova gara escludendo la possibilità di ulteriori proroghe”.
C’è poi il “rilascio delle concessioni demaniali marittime per impianti di acquacoltura senza preventiva richiesta delle prescritte informative antimafia ma in base a mere autocertificazioni da parte dei concessionari in violazione del disposto di cui agli artt. 89 e 91 dgls n. 159/2011″. E ancora, “il rilascio delle concessioni demaniali marittime per la realizzazione di stabilimenti balneari parimenti in assenza della prescritta certificazione antimafia disapplicando il protocollo di intesa sottoscritto con la Prefettura di Foggia”. La “proliferazione di abusi edilizi in mancanza di qualsivoglia iniziativa inibitoria e/o repressiva”. Poi “l’affidamento del servizio di trasporto cimiteriale all’impresa Onoranze Funebri Sant’Andrea di Grazia Romito (sorella del defunto Mario Luciano) che ha avuto termine solo dopo l’adozione da parte della Prefettura, nei confronti di detta impresa, dell’interdittiva antimafia richiesta non già dal Comune di Manfredonia bensì da quello di Mattinata”.
La casa del boss Lombardi
I giudici evidenziano vari aspetti della relazione di scioglimento per mafia del Comune di Manfredonia. Tra questi i favori al boss Matteo Lombardi alias “A’ Carpnese”, capo indiscusso del clan Lombardi-Ricucci-La Torre, gruppo scissionista dei Li Bergolis-Miucci-Lombardone. Matteo Lombardi, un tempo fedelissimo del boss montanaro Ciccillo Li Bergolis, si mise in proprio anni fa creando un suo clan insieme a Pasquale Ricucci detto “Fic secc”, ammazzato nel 2019 e a Pietro La Torre alias “U’ muntaner”, al momento in cella. Anche lo stesso Lombardi è in carcere, condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Giuseppe Silvestri “L’Apicanese”.
“È emerso – riporta la sentenza – che l’attività di verifica antimafia era fondata prevalentemente su autocertifcazione e non già sulla richiesta di specifica informativa antimafia. Anche in questo caso, la relazione segnala i legami familiari con la mafia garganica dei componenti delle compagini delle società destinatarie del rilascio irregolare delle concessione in oggetto. La gestione delle concessioni demaniali è avvenuta con sistematica disapplicazione del protocollo d’intesa sottoscritto con la Prefettura di Foggia nel luglio 2017 implicante, da parte del Comune di Manfredonia, proprio al fine di contrastare fenomeni di infiltrazioni mafiose, l’impegno a richiedere le informazioni antimafia ex art. 91 DL n. 159/2011. La relazione segnala, altresì, l’omesso compimento di qualsivoglia iniziativa finalizzata alla repressione dell’abusivismo edilizio mettente capo ad esponenti mafiosi rinunciando ad acquisire entrate anche a titolo di oblazione. Il riferimento è alla villa di Matteo Lombardi (tratto in arresto per l’omicidio, aggravato dal metodo mafioso, di Giuseppe Silvestri) ricadente nell’area del Polder sipontino parimenti al Kartodromo mettente capo a Michele Romito“, fratello del boss Mario Luciano.
“La politica inerte”
Tutte queste “emergenze” – scrivono in conclusione i giudici -, “lette in maniera organica ed unitaria, rivelano, rispetto alla figura apicale dell’amministrazione comunale, una politica inerte laddove il Primo Cittadino era, invece, istituzionalmente chiamato ad esercitare il potere/dovere di vigilare e sovrintendere al funzionamento dei servizi e degli uffici e all’esecuzione degli atti; di indirizzare e controllare l’operato dei soggetti a cui era affidato il compito di dare attuazione alle scelte deliberate dall’amministrazione; più in generale, di sovrintendere alla vigilanza su tutto quanto possa interessare la sicurezza e l’ordine pubblico”. (In alto, da sinistra, Lombardi, Caterino, Riccardi, Zingariello e Conoscitore; sullo sfondo, un’immagine tratta dal docufilm di Sky, “Mappe Criminali”)