Il Covid continua a circolare largamente in Puglia, la pressione sugli ospedali si riduce molto lentamente. L’assessore regionale alla Sanità, Pierluigi Lopalco, durante l’inaugurazione dell’hub vaccinale in Fiera a Foggia ha preannunciato la zona gialla dalla prossima settimana. Ma gli ingressi in Rianimazione al Policlinico Riuniti continuano ad essere tanti. La scorsa settimana c’è stato il picco di 38 posti letto occupati. A maggio scorso la situazione era nettamente migliore. Ne abbiamo parlato con il responsabile UOS Terapia Intensiva, Livio Tullo (foto in alto con Paola Caporaletti).
Dottor Tullo, qual è la situazione in Rianimazione a Foggia?
Per i ricoveri abbiamo un plateau lungo. Abbiamo avuto una leggera impennata circa 3-4 settimane fa, che ci ha costretto ad attivare una ulteriore unità operativa di Terapia intensiva Covid di 6 posti letto. L’unità era già stata attivata a dicembre, per la semi intensiva, ed era stata utilizzata dai colleghi del Pronto soccorso.
C’è stato un picco di contagi durante le festività di Pasqua, che impatto c’è stato sui casi più gravi arrivati in ospedale?
Siamo arrivati al riempimento di 38 posti letto, perché avevamo raggiunto il punto di saturazione dei 32 posti inizialmente previsti. La settimana scorsa abbiamo riempito anche i 6 posti ricavati nella struttura campale. Ma restano molti ricoverati, c’è solo un posto libero in rianimazione Covid e 3 nella struttura campale.
Tutti prevedevano un netto calo dei contagi dalla seconda settimana di aprile, come leggete questi dati?
I numeri sono ancora alti, in questi giorni non si vede la possibilità che si possano ridurre i ricoveri. Sicuramente si è ridotto il turnover, nel senso che ci sono adesso molti più pazienti che sono ricoverati da più tempo e si è leggermente ridotta la mortalità.
Cosa è cambiato rispetto alle due ondate precedenti?
Il virus è rimasto uguale. Si è notevolmente ridotto il numero dei ricoverati ultra 80enni, questo presumibilmente per un effetto positivo esercitato dai vaccini. Contestualmente si è ridotta l’età media dei pazienti ricoverati, adesso parliamo di una fascia che va dai 50 ai 75 anni.
Avete dei casi particolari, per esempio pazienti giovani senza comorbilità rilevanti?
C’è stata una fase, circa due mesi fa, in cui abbiamo avuto moltissimi giovani, anche trentenni, che però avevano la caratteristica di essere tutti obesi. I 30enni e 40enni ci sono sempre stati, continuano ad avere una prognosi decisamente migliore, e non sembrano aumentati.
Quanto hanno inciso le varianti sul tasso di ospedalizzazione e sulla gravità del quadro clinico dei degenti?
Non abbiamo contezza delle varianti, non ci vengono comunicate. Ma posso dire che non vediamo molta differenza, in termini di aggressività, rispetto ai primi casi di Covid che abbiamo curato. Nelle ondate precedenti i pazienti avevano mediamente più di 80 anni, la mortalità era più alta e la degenza più breve. Si trattava di pazienti con comorbilità importanti e multiple, ora le condizioni di chi arriva in reparto sono migliori.
Anche se il numero dei decessi continua a essere preoccupante…
La mortalità continua ad essere ancora alta, ma sta scendendo, seppur lentamente. Certamente ne dimettiamo più di prima.
Sugli approcci terapeutici si può fare meglio? Ci sono novità che hanno apportato benefici?
No, quello che è cambiato è la tempistica. Ora sappiamo che alcuni passaggi devono essere fatti precocemente. Anche l’intubazione. Il protocollo è meglio definito. Ed è migliorata l’attività di equipe multispecialistica. Gli anticorpi monoclonali sono ancora utilizzati poco, noi ne trattiamo pochissimi. L’unica arma è il vaccino.
Qualcuno parla di ‘calma apparente’, per via del lento calo della curva, condivide questa lettura?
Non si può sottacere il ruolo dei vaccini. Da noi arrivano casi sporadici di pazienti vaccinati, forse ce n’è capitato solo uno, ma è un caso limite perché ha un quadro clinico complesso. Voglio sottolineare che non ci arrivano pazienti vaccinati o che si sono immunizzati dopo il contagio. Questo per dire che l’unica arma che abbiamo è il vaccino. Bisogna correre sulle somministrazioni prima che le varianti possano prendere il sopravvento.
La pressione è rimasta invariata sul Policlinico Riuniti di Foggia, cosa vi aspettate con la zona gialla prospettata dalla prossima settimana in Puglia?
Sono un po’ preoccupato, spero di sbagliarmi. C’è un dato che non va sottovalutato: con la vita all’aria aperta si può ridurre la circolazione del virus. Però l’anno scorso, all’inizio di maggio, eravamo in una fase in cui la curva era decisamente in discesa. Cosa che invece non si sta verificando quest’anno…
Sulla gravità del quadro clinico, come si presentano i pazienti in reparto rispetto alle due ondate precedenti?
Noi continuiamo a vedere quadri non dissimili dalla prima ondata. Le condizioni dei pazienti sono gravi come erano gravi all’inizio. La differenza è che essendosi abbassata la fascia d’età, la battaglia è più lunga. E spesso a vincerla è il paziente.