“Coltellate e calci con la vittima a terra. Una scena raccapricciante. Ci chiediamo perché questa terra produca persone del genere”. È l’amaro commento del questore di Foggia, Paolo Sirna dopo i cinque arresti dell’operazione “Destino”. Questa mattina la polizia ha assicurato alla giustizia Christian Consalvo e Antonio Pio Tufo entrambi del 2000, Antonio Bernardo del ’97, Simone Pio Amorico del ’99 e il minorenne C.. Proprio quest’ultimo avrebbe inferto il colpo letale alla povera vittima, il 38enne Francesco Traiano, titolare del bar “Gocce di Caffè”, aggredito e ucciso durante una rapina. Quel giorno, era il 17 settembre 2020, i malviventi a volto coperto fecero irruzione nel locale, scagliandosi contro Traiano per poi prelevare soldi dalla cassa, oltre ad alcuni biglietti della lotteria istantanea. Inizialmente si era parlato di un centinaio di euro, ma questa mattina la squadra mobile ha fatto sapere che il bottino non è mai stato realmente quantificato, anche perché l’unico a conoscenza dell’ammontare era proprio Traiano. Nelle intercettazioni captate dagli inquirenti, gli arrestati parlavano apertamente del denaro rubato e progettavano viaggi e tatuaggi, mostrandosi indifferenti rispetto alla morte del giovane.
“Questi delitti non sono opera di soggetti che vengono da fuori – ha detto ancora Sirna -. Sono commessi da giovani nati e che vivono a Foggia. C’era gente adulta che sapeva e che poteva fare qualcosa ma non l’ha fatto. Comportamenti omertosi da condannare. Per riportare questa terra nell’alveo della legalità è importante che ci sia una piena collaborazione. Credo che il Foggiano sia un territorio meritevole di particolare attenzione. Collettività e società civile facciano la loro parte assumendosi la responsabilità e collaborando con le istituzioni se vogliono affrancare questo territorio dalle mafie”. Ed è proprio l’omertà ad aver fatto da padrona in questa brutta storia. “Famiglie e fidanzate dei rapinatori sapevano tutto – hanno spiegato in conferenza stampa -, ma hanno sempre coperto il gruppo malavitoso, senza mai segnalare nulla di utile agli organi inquirenti”.
Il sentito grazie di Landella