Oggi, 6 novembre, ricorre l’anniversario dell’omicidio di Giovanni Panunzio, un imprenditore edile foggiano, ucciso dalla mafia per non essersi piegato al volere dei boss. Solo pochi giorni fa, il suo assassino è stato nuovamente arrestato nell’ambito della maxi inchiesta “Grande Carro” che ha smantellato la batteria Delli Carri (costola del clan Sinesi-Francavilla), attiva nel settore delle estorsioni ma anche in grado di intromettersi nelle erogazioni di fondi da parte dell’unione europea. Tra le persone finite in carcere, quel Donato Delli Carri balzato alle cronache negli anni ’90 proprio per l’omicidio dell’edile.
Così ricorda Panunzio, il presidio di Libera Foggia: “Un uomo che non si scoraggiava mai. Era un gran lavoratore, che si era fatto da solo, e per questo non poteva accettare che qualcuno gli imponesse con la violenza di pagare le cifre che hanno provato ad estorcergli. Non ha piegato la testa, non ha avuto paura di parlare e di denunciare e con le sue denunce ha portato all’arresto di 14 mafiosi. Venne ucciso mentre rincasava, dopo aver assistito al consiglio comunale il 6 novembre 1992. Sulla sua Y10 percorreva via Napoli quando i killer sono entrati in azione, sparando quattro, forse più colpi di pistola. Alle 22:40 la mafia interrompe così la vita di Panunzio, che doveva essere punito per non aver pagato il pizzo e per aver osato parlare. Vogliamo tenere sempre viva la memoria di Giovanni – scrivono dall’associazione antimafia – ed esprimere tutta la nostra vicinanza alla sua famiglia in questo giorno di dolore e ricordo. Venuti poi a conoscenza della denuncia fatta dall’associazione ‘Giovanni Panunzio’ per il mancato utilizzo del bene confiscato alla mafia, sito in località Salice nuovo, per ricordare Giovanni, ci auguriamo che l’annosa questione legata a Villa Lanza – di cui anche noi ci siamo per lungo tempo occupati accompagnando altre associazioni – sia al più presto definitivamente risolta e quel bene sia restituito effettivamente alla collettività”.
Chi è Donato Delli Carri
Donato Delli Carri, nato nel gennaio del 1969, fu condannato, con sentenza irrevocabile il 28 novembre 1997, al termine del processo “Panunzio”, per associazione di tipo mafioso e per l’omicidio dell’imprenditore edile, commesso per agevolare la “Società Foggiana”, rivestendo il ruolo di “dirigente”. Nella maxi operazione “Grande Carro” è emerso che “Delli Carri – riporta l’ordinanza cautelare – affiancava il fratello Francesco nei compiti di decisione, pianificazione e individuazione delle strategie; in particolare concorreva all’assunzione delle decisioni più rilevanti, impartiva disposizioni e comminava sanzioni agli altri associati a lui subordinati, sovrintendendo e direttamente partecipando alle attività delittuose del sodalizio, in quanto responsabile dell’infiltrazione nel tessuto economico, con il reinvestimento di capitali illeciti, nel settore della ristorazione e dei giochi e delle scommesse nella città di Rimini (dove era andato ad abitare, ndr)”.