Chi dopo “Ruscett”? Come si rimodulerà il clan Li Bergolis-Miucci in seguito alla pesante condanna di Libero Frattaruolo? Interrogativi che aleggiano nel mondo degli investigatori. Il processo “Coast to Coast” ha inferto un duro colpo all’organizzazione criminale dei montanari, già orfana di Saverio Tucci detto “Faccia d’Angelo”, ucciso ad Amsterdam nell’ottobre 2017 proprio per questioni di droga. Tucci era grande amico, ma soprattutto alleato, di Libero Frattaruolo alias “Ruscett”, di recente condannato a 22 anni di carcere per il narcotraffico tra Gargano e Albania. Una stangata letale per il 57enne montanaro, attualmente detenuto a Poggioreale.
Per i magistrati antimafia, Frattaruolo è un nome di punta nello scacchiere criminale della faida garganica. Un tempo vicino a Matteo Li Bergolis, ucciso nel 1992, figlio del patriarca Ciccillo, “Ruscett” divenne ben presto un fedelissimo dell’anziano capomafia, scalando posizioni nelle gerarchie del clan, con un ruolo di rilievo nei traffici di stupefacenti.
Nelle carte giudiziarie relative all’omicidio Mangini, la DDA di Bari poneva Frattaruolo al pari dei fratelli Armando e Franco Li Bergolis, a capo del sodalizio mafioso, in compagnia a loro volta di Pasquale Ricucci e Michele Santoro; subito sotto, Enzo Miucci (quando era minorenne) e Matteo Li Bergolis.
Il nome di “Ruscett” spuntò anche nella lunga testimonianza di Antonia Alfieri, moglie di Raffaele Primosa, boss dei Primosa-Alfieri, storici rivali dei Li Bergolis, azzerati durante la prima, violenta, faida garganica. “Sono sorella di Pietro e Giuseppe Alfieri – raccontò la donna agli inquirenti – uccisi l’1 marzo 1989 a Monte. Su questo duplice omicidio voglio dire cose non dette prima per paura di ritorsioni nei confronti dei miei figli. Sette, otto giorni prima della loro morte, mio fratello Giuseppe passò per casa mia… mi disse che pochi giorni prima sulla via Panoramica di Monte, mentre si trovava alla guida della sua auto da solo, era stato inseguito da un’auto condotta da Matteo Li Bergolis con a bordo Pasquale Li Bergolis e Libero Frattaruolo. Mio fratello mi riferì che i tre avevano cattive intenzione e che egli si sottrasse al temuto attentato solo perché riuscì a superare un camion mentre la macchina che lo inseguiva non vi riuscì”.
Il nome di Frattaruolo comparve anche nel blitz “Gargano” del 1999 e, soprattutto, nel processo “Iscaro-Saburo” nel primo decennio del 2000, quando fu condannato a 6 anni e 4 mesi per traffico e spaccio di droga, ma assolto dall’accusa di essere affiliato al clan.
Con la morte di Ciccillo e le lunghe condanne inferte a Matteo, Armando e Franco Li Bergolis, il 57enne montanaro si sarebbe trovato a ricoprire un ruolo apicale nell’organizzazione, a braccetto con Tucci. Frattaruolo a capo dei traffici tra Albania e Gargano, Tucci a fare da raccordo con i narcos colombiani, con agganci ad Amsterdam dove trovò la morte per un affare andato male.
Legami con l’estero, ma soprattutto con i clan alleati del promontorio. Decisivi i contatti con i viestani, attraverso i quali Frattaruolo avrebbe importato oltre mille chili di droga, come emerso da “Coast to Coast”. “Ruscett” è inoltre cognato di Carmine Maiorano, pregiudicato di Vieste arrestato per la rapina alla gioielleria “Dei Nobili” di Monte Sant’Angelo e ritenuto vicino ad una batteria da sempre legata ai montanari, gli scissionisti Iannoli-Perna.
La lunga condanna di Frattaruolo potrebbe aver stravolto gli assetti del clan Li Bergolis-Miucci nel mondo della droga. Oltre a lui, sono in cella anche altri esponenti di spicco dell’organizzazione, su tutti Enzo Miucci detto “U’ Criatur”, nipote di Ciccillo e reggente del clan. Con Frattaruolo e Tucci fuori dai giochi, il gruppo criminale come rideterminerà gli equilibri nel traffico di stupefacenti? Chi prenderà le redini dopo “Ruscett”? (In alto, Frattaruolo e Tucci; sotto, Miucci e Raffaele Primosa; a destra, tonnellate di droga)