
Sono quotidiane le indiscrezioni di un accordo tra M5S e la coalizione che sostiene il governatore uscente Michele Emiliano. Dopo le indiscrezioni di un arrivo in Puglia, poi smentite, di Crimi e Fraccaro per convincere una irremovibile Antonella Laricchia, si sono avute nell’ordine prima un presunto diktat di Beppe Grillo in persona, che indicherebbe a tutti i militanti di votare M5S come lista col nome del proprio candidato preferito, ma di sbarrare la croce di Emiliano come presidente, attuando così il voto disgiunto, così come già fatto in Emilia Romagna per frenare l’avanzata salviniana di Lucia Borgonzoni. E poi addirittura una possibile votazione sulla piattaforma Rousseau per l’adesione al progetto dell’ex pm.
Come si sa, il premier Giuseppe Conte, assai amico di Emiliano, preme per rendere strutturale la coalizione di centrosinistra, in modo da mettere in salvaguardia il suo Governo, che potrebbe essere ammaccato da un voto negativo a settembre (solo Toscana e Campania sono regioni sicure per il centrosinistra, mentre il vento di destra spira in Liguria, Veneto, Marche e Puglia, almeno sulla carta). Con Conte ci sarebbero Roberto Fico, lo stesso Beppe Grillo e molti pentastellati più dialoganti. Dall’altro lato, il Ministro ed ex capo politico Luigi Di Maio e Davide Casaleggio, che non vogliono sbilanciare il M5S a sinistra.
In provincia di Foggia quasi tutti i portavoce sono dei dimaiani convinti. “È escluso che Laricchia possa allearsi con Emiliano”, rileva l’onorevole Giorgio Lovecchio. Gli fa eco il senatore Marco Pellegrini: “Non credo plausibili le ipotesi tratteggiate dai giornali”.
“In Emilia lo sbarramento era al 2%, in Puglia all’8%, fare il voto disgiunto sarebbe un suicidio politico. Inoltre Davide Casaleggio è contro l’alleanza: la piattaforma Rousseau non verrà utilizzata per questa vicenda”, dice sicuro l’europarlamentare Mario Furore.