Riuscirà la DIA a catturare il latitante manfredoniano Pietro La Torre? La sezione antimafia insediata a Foggia lo scorso 15 febbraio è già al lavoro, sotto la guida del tenente colonnello dei carabinieri Paolo Iannucci. Tra i fronti più caldi c’è quello che riguarda il Gargano dove è in atto una sanguinosa guerra tra il clan dei montanari Li Bergolis-Miucci guidato da Enzo Miucci detto “U’ Criatur” e il gruppo Lombardi-La Torre, recentemente rimasto orfano di Pasquale Ricucci alias “Fic secc”, ucciso l’11 novembre 2019.
Nonostante alcuni incontri pubblici durante i quali si continuano a tirare in ballo vecchi fantasmi della criminalità locale, le attenzioni degli inquirenti sono tutte incentrate sullo scontro tra i montanari e i boss che dimorano tra la città del golfo, Macchia e Mattinata. Si stanno dimostrando del tutto vani i tentativi di qualcuno di voler spostare l’attenzione dalla vera faida e dai personaggi che hanno provocato lo scioglimento per mafia del Comune di Manfredonia, commentando, in compagnia di figure ambigue, vicende passate e decontestualizzate per generare strumentalmente confusione.
Gli occhi di chi indaga sono puntati sui nuovi assetti delinquenziali e sui pregiudicati del litorale garganico, tra questi Pietro La Torre detto “U’ Muntaner”, classe ’82, svanito nel nulla esattamente un anno fa. Sul latitante pende un ordine di carcerazione di due anni e otto mesi per reati contro il patrimonio.
Ma La Torre è desaparecido: sfuggito alla giustizia o alla sete di sangue dei rivali? È questo il dilemma che aleggia intorno alla sua sparizione. Il 38enne era finito nel mirino del concittadino Giovanni Caterino alias “Giuann Popò”, a processo con l’accusa di essere il basista della strage di San Marco in Lamis del 9 agosto 2017 e finito di recente al centro della relazione di scioglimento del comune sipontino per via dei suoi rapporti con un ex amministratore, emersi in un audio esclusivo pubblicato da l’Immediato. Il documento prefettizio ha rimarcato il peso del clan dei montanari ritenuto dagli inquirenti egemone sul territorio, come dimostrano le recenti operazioni “Friends” e “Black Cam” nelle quali compaiono personaggi orbitanti tra le frequentazioni di Caterino&co.
Sfuggito ad un agguato il 18 febbraio 2018, “Popò” aveva individuato in La Torre uno degli uomini da eliminare per vendicarsi. In buona sostanza, Caterino era convinto che Ricucci, La Torre e alcuni foggiani (Massimo Perdonò del clan Moretti è stato arrestato per il tentato omicidio di Caterino) avessero provato ad ammazzarlo in risposta alla strage sammarchese. Servì il carisma dei due Miucci (Enzo e il fratello Dino) per fermare i bollori di Caterino. Non era quello il momento per far scorrere altro sangue.
Ricucci morì pochi mesi più tardi, atteso davanti alla sua abitazione di Macchia e trucidato senza pietà. Mandanti e killer al momento ignoti. “Fic secc” si era posto tra i capi del gruppo Lombardi-Ricucci-La Torre dopo aver abbandonato i montanari ai quali era legato anche per motivi parentali.
Insieme a lui, il boss Matteo Lombardi alias “A Carpnese”, attualmente detenuto con l’accusa di aver ucciso Giuseppe Silvestri, membro del clan rivale. Ricucci e Lombardi, una coppia indissolubile alla quale si sarebbe unito in un secondo momento proprio Pietro La Torre, inizialmente con un ruolo marginale ma poi in grado di scalare posizioni nelle gerarchie del gruppo criminale.
La Torre fu arrestato dai carabinieri nel 2016 nell’operazione “Ariete” insieme ad alcuni esponenti di spicco della malavita di Mattinata, alleati (lo sono ancora?) del gruppo Lombardi. I militari sventarono l’assalto ad un portavalori sulla statale tra Mattinata e Vieste. Il processo su quel caso di cronaca è ancora in corso ma uno dei maggiori imputati si è dato alla macchia. Che fine ha fatto “U’ Muntaner”? (In alto, il capo della DIA di Foggia, Iannucci e il latitante La Torre; sullo sfondo, l’omicidio Ricucci)