Nel mondo economico e politico, si rincorrono le voci più diverse per le dimissioni assolutamente non previste dell’imprenditore dei centri commerciali Fabio Porreca dalla presidenza della Camera di Commercio. Tutti cercano di capire le vere ragioni di una scelta inaspettata.
Figlio d’arte e dirigente di lungo corso di Confcommercio, Porreca era stato riacclamato presidente dell’Ente camerale con una grande unanimità delle varie categorie che compongono il parlamentino degli attori economici di Capitanata. Lo scontro interno per la postazione da segretario generale, sollevato dalla Confesercenti, aveva però creato non poche inimicizie proprio dentro l’associazione dei commercianti, che puntava sul suo dirigente storico Biagio Di Iasio, come successore di Matteo Di Mauro. Tra pareri Anac e ricorsi amministrativi, il concorso ha mietuto diverse vittime interne.
Come l’Immediato ha raccontato nelle settimane scorse, intervistando lo stesso Porreca, l’Ente, scampato il pericolo della soppressione ipotizzata da Mario Monti, per legge doveva razionalizzarsi. A fronte di un dato complessivo derivante dai proventi netti del diritto annuale ridotto del 45%, l’analisi dei dati di bilancio della Camera di commercio di Foggia evidenzia una situazione peculiare propria dell’Ente, legata al consistente patrimonio immobilizzato derivante dall’investimento realizzato per la costruzione della Cittadella dell’Economia e dall’immobile che ospitava la vecchia sede, tuttora inutilizzato, iscritto in bilancio per un valore di 9 milioni di euro, ma vuoto ed improduttivo, nonostante i tentativi di fitto.
È molto alta l’incidenza dei costi di gestione delle due Aziende Speciali, Cesan e Lachimer, la cui spesa di personale per 25 dipendenti è di circa 1.300.000 euro. Porreca e la sua governance erano chiamati a tagliare stipendi e privilegi, per dare avvio al processo di riorganizzazione, razionalizzazione ed efficientamento delle due Aziende Speciali e per cominciare, come si legge nella determinazione di giunta, “una riduzione strutturale del costo delle Aziende Speciali in quanto lo stesso non è più sostenibile da parte della Camera di commercio in considerazione della necessità di assicurare l’equilibrio economico finanziario”.
Per alcuni questo compito, assai arduo, avrebbe messo a dura prova il presidente, che pubblicamente aveva detto in uno degli ultimi consigli che mai sarebbe voluto diventare un “liquidatore”.
Da qui forse la stanchezza di un ruolo, a pochi giorni dal suo cinquantesimo compleanno il prossimo 24 dicembre, che lo vedeva “incidere poco sullo sviluppo della propria terra”, come Porreca aveva affermato in diverse occasioni pubbliche.
Alcune indiscrezioni parlano anche di una visita della Guardia di Finanza circa 2 mesi fa per acquisire delle carte in Camera di Commercio, relative alla gestione di almeno 2 Gal. Fonti interne alla Camera riferiscono di possibili inchieste su alcuni buchi finanziari nei Gal.
Alcuni stakeholders sono certi anche di un avvicendamento alla poltrona: sarebbe arrivato il momento per un patto trasversale di una presidenza di Damiano Gelsomino, ma fonti confidustriali fanno sapere che sul nome dell’imprenditore sipontino l’accordo si romperebbe.
Quanto all’Asi è escluso che Porreca si sia dimesso per poter avere mani libere alla presidenza dell’Asi. Di sicuro sarà nominato consigliere nel CdA in quota alla Provincia di Foggia, come spiega più di un consigliere provinciale.
“È un uomo imprevedibile”, è il commento di Emilio Paglialonga, che ricorda i tempi in cui Porreca era per tutti già candidato sindaco di Foggia.
C’è chi lo dà come possibile candidato alle prossime elezioni regionali, con la lista del presidente Raffaele Fitto, col sostegno delle categorie agricole e del presidente della Provincia Nicola Gatta per i Monti Dauni, grazie anche al suo radicamento familiare sul Gargano. La fantapolitica addirittura lo addita come possibile candidato presidente del centrodestra pugliese, in virtù della familiarità con Fitto, che come si sa è osteggiato dai leghisti salentini. Tra Nuccio Altieri e Fabio Porreca, la scelta ricadrebbe su quest’ultimo, secondo i fantasiosi che dimenticano che l’accordo nel centrodestra prevedeva solo candidature politiche e non pescate dall’impresa e dalla società civile, grazie all’amicizia lacustre con l’europarlamentare Massimo Casanova.
“Sarei felice per la Capitanata, se si candidasse”, taglia corto l’amico e consigliere regionale Leo Di Gioia.
“Le dimissioni di Fabio sono un fulmine a ciel sereno, sono dispiaciutissimo, lo conosco da ragazzo, l’ho sempre considerato un imprenditore validissimo. Si deve andare verso una riorganizzazione, la impone la legge. Mi dispiace che se ne vada, sono stato uno dei suoi maggiori supporter per la rielezione e sono molto dispiaciuto. Ma non credo che si sia dimesso per ambizioni politiche, se sono questi gli obiettivi di Fabio sconfesserebbero le sue ragioni”, dice Nicola Di Franza, la cui figlia Alessia siede in Giunta camerale per Confartigianato.