Danilo Della Malva detto “U’ Meticcio” e Liberantonio Azzarone alias “Antony”, sarebbero loro, secondo gli inquirenti, i pregiudicati al vertice della malavita di Vieste, il primo recentemente estradato dalla Spagna, il secondo già in carcere. Entrambi coinvolti nell’operazione “Neve di Marzo” che ha inflitto un duro colpo al clan Raduano, organizzazione criminale che li vede affiliati e in posizione di comando, soprattutto per via della lunga detenzione di Marco Raduano, il boss 36enne detto “Pallone”, in cella a Nuoro.
Della Malva è ben noto agli investigatori, già arrestato nell’operazione “Ariete” insieme ad elementi di spicco della mafia di Manfredonia e Mattinata. Mesi fa, “U’ Meticcio” fu raggiunto proprio nella “farfalla bianca del Gargano” dove aveva trovato rifugio per un breve periodo di latitanza. Di recente si era invece trasferito a Maspalomas nelle Canarie, dove carabinieri del Comando provinciale di Foggia e polizia iberica lo hanno raggiunto e ammanettato per “Neve di Marzo”. Nelle carte di quest’ultimo blitz emerge il ruolo di rilievo di Della Malva. “Tu ti devi stare rinchiuso… quello si deve stare rinchiuso, noi dobbiamo stare rinchiusi… – diceva il Meticcio ad un suo alleato – perchè ‘Paraboll’ chissà che fine ha fatto, Marcuccio sta dentro (Raduano era stato arrestato due giorni prima), noi non abbiamo mezzi, non una macchina né un motorino… l’unica cosa che possiamo fare, se vengono qua, li meniamo qua, ma noi in giro non possiamo andare più da nessuna parte”.
Per gli inquirenti – si legge nell’ordinanza dove è contenuta l’intercettazione – il “riferimento al ‘noi’ è emblematico di come Della Malva si senta parte del gruppo e sia consapevole di essere pienamente inserito in un contesto associativo, in quel momento in difficoltà per la detenzione del capo e per l’incalzare dei rivali guidati da Perna (Girolamo Perna alias Peppa Pig, morto ammazzato il 26 aprile scorso, ndr)”.
Nelle carte si evidenzia che “lo spessore criminale di Della Malva si apprezza specialmente quando egli discute con il reggente Azzarone (nipote e braccio destro del boss) dei prezzi di vendita da praticare per gli acquirenti di stupefacente, e peraltro si lamenta che da tre mesi Raduano non lo pagava”.
A dimostrazione del suo peso nel clan, Della Malva “si permette di suggerire anche come suddividere i guadagni delle attività illecite, proponendo di mettere parte dei soldi a disposizione del gruppo nella ‘cassa comune’, il resto ai sodali, per evitare loro ‘rivolte’ e dicendo testualmente: ‘Tu i soldi che… da coso… un etto e mezzo lo devi togliere come ti sei messo d’accordo con loro, a bustina a bustina e roba varia… mo che sarà che ti porto il pacco mi devi dire, quant’è che era… 35, 36… non mi ricordo neanche più’ (…) ‘così sicuro che non si rivolta nessuno’ (…) ‘L’unica cosa che, vabbè il fatto di… va beh noi possiamo fare una cosa, mettiamo 35mila euro da parte, nel senso che quando poi si mettono sotto vuoto, si mettono a uso di pochi si mettono di lato… ti prendi almeno 35 e il resto… Quanto sono? 35… 45… 55’ (…) ‘Quanto sono usciti… erano 75, 85, 95… 60… sono 25mila euro. Ti do i tuoi e di tuo zio (Raduano, ndr), poi ve la vedete voi… la metà di 25 quanto sono? Dodici e cinque?’. Incurante del suo stato di latitante – si legge – il Della Malva si propone ancora per spacciare parte della droga del sodalizio”.
Cambi di casacca
Fu la lotta per assicurarsi i servigi dei giovani spacciatori viestani ad acuire lo scontro tra i Raduano e i Perna. Durante una discussione tra Azzarone e Michele Notarangelo alias “Cristoforo” (pure arrestato in “Neve di Marzo”), spunta anche Giuseppe Pecorelli, presente all’incontro, che riferì ai suoi interlocutori di essere stato avvicinato poche ore prima da Gianmarco Pecorelli, il giovane ucciso a giugno 2018. Quest’ultimo “gli avrebbe detto, per giustificare il suo cambio di casacca – riportano gli inquirenti -, che ‘Gigi’ Perna: ‘Ha detto che non devo più prendere niente da voi… che non devo più prendere niente da voi che sennò i guai che acchiappate voi li prendo pure io… Ha detto che non devo prendere più niente, ha detto di dirglielo pure agli altri… che mi ha mandato Gigi una cosa del genere ho capito… e i cristiani fuori paese… vatteli a fare mo vai… se te la fai con noi te la facciamo a meno l’erba'”.
Per i magistrati “si comprende chiaramente come Gianmarco Pecorelli fosse passato con il gruppo opposto, suscitando la rabbia degli odierni indagati”. A riguardo c’è un’intercettazione agghiacciante, captata durante un summit malavitoso tra Antony e i suoi uomini, tra i quali Orazio Coda, 30 anni, altro arrestato in “Neve di Marzo”. Di Pecorelli parlavano così:
Coda: Che gli è successo! Che deve succedere! È diverso il discorso! Che deve succedere!
Azzarone: Traditore!
Coda: Lo uccido! Poi dobbiamo giocare a pallone con la testa sua davanti alle tre piante… dobbiamo fare i palleggi davanti alle tre piante… ci mettiamo e palleggiamo”
In “Neve di Marzo” trova posto un altro elemento del clan Raduano, Davide Carpano, 28 anni detto “Daviduccio”: “Ulteriore dimostrazione della sua appartenenza al sodalizio del Raduano – si legge -, viene per il Carpano dal fatto che anche lui, essendo ben noto come sodale del Raduano anche agli antagonisti del clan Perna, era stato da costoro minacciato dal defunto Pecorelli affinché non spacciasse più per il Raduano ma era andato subito da Azzarone (che in quel momento reggeva il gruppo criminale) a riferire della minaccia subita. ‘Oh, Antony a me sti discorsi non me li dovete neanche fare, io sto con voi punto e basta! Glielo ho detto anche a Danilo (Della Malva, ndr)'”.
La guerra tra i Raduano e i Perna era tutta incentrata sulla volontà da parte dei due schieramenti di imporsi nel controllo del territorio e del traffico di droga. Ma l’odio tra i rivali si era acuito anche a causa della contesa sui giovani spacciatori. A riguardo Coda diceva: “Mo che dobbiamo fare che pure gli spaccini devono passare i guai, ma che sono, che sono ste porcherie?” (In alto, Raduano; sotto, da sinistra, Della Malva, Azzarone e Notarangelo; sullo sfondo, Vieste)