Nelle ore subito successive alla notizia dell’addio di Massimo Mariani (a sinistra nella foto sopra) alla Prefettura di Foggia, si sono susseguiti i comunicati stampa delle varie autorità che hanno salutato calorosamente il prefetto uscente (al suo posto arriverà Raffaele Grassi, ndr). Tutt’altro che semplici saluti formali, Mariani ha goduto di un affetto sincero da parte di tutti per via della sua umanità e del suo operato, molto efficace nella lotta al malaffare. D’altronde, nei circa due anni di permanenza a Foggia, il prefetto è stato uno dei capisaldi della “Squadra Stato” che tanto bene sta facendo nell’attività di contrasto alla mafia foggiana e garganica.
Si è sempre espresso apertamente contro il malaffare, mettendo nero su bianco tutti i collegamenti tra criminalità e mondo politico, guidando in prima linea la battaglia all’illegalità. È stato Mariani a firmare la relazione di scioglimento del Comune di Mattinata, svelando tutti gli intrecci tra amministratori e malavitosi e, mentre lui va via, Commissioni d’accesso agli atti sono al lavoro a Manfredonia e Cerignola, due città in odor di mafia.
L’ormai ex prefetto di Foggia è destinato a Reggio Calabria dove ricoprirà lo stesso incarico, rimpiazzando il mattinatese Michele Di Bari, quest’ultimo trasferito al Ministero per guidare il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione. Di Bari lascia la Calabria non senza scorie. Di recente la stampa locale lo ha accusato di “poca credibilità” alla luce di alcune sentenze del Tar che hanno annullato i decreti prefettizi di scioglimento di Lamezia Terme e Marina di Gioiosa Jonica. Uno scivolone secondo i giornali calabresi che hanno attaccato pesantemente Di Bari, ben noto in Capitanata anche per alcune vignette satiriche a lui dedicate dopo lo scioglimento per mafia della sua Mattinata.
“Serviva una conferma sul pressappochismo istituzionale che governa le prefetture di Catanzaro e di Reggio Calabria? – scrivevano – Occorreva una plastica dimostrazione dei danni prodotti dalla “gestione Di Bari” dell’Ufficio di Governo della città metropolitana? Probabilmente no, e tuttavia le sentenze con le quali il Tar del Lazio annulla i decreti di sospensione, prima, e di scioglimento, dopo, del consiglio comunale di Lamezia Terme e di quello di Marina di Gioiosa Jonica, non solo confermano ogni riserva fin qui espressa ma creano un problema serio al Ministero dell’Interno e, più in generale, alle scelte che i ministri Marco Minniti, prima, e Matteo Salvini, dopo, hanno operato, soprattutto con riferimento alla nomina e al mantenimento alla guida della Prefettura reggina del prefetto Michele Di Bari”. Un “problema serio” risolto poche settimane dopo gli articoli di giornale, con il suo spostamento al Ministero e la nomina di Mariani.
Storicamente vicino agli ambienti della Chiesa, adesso Di Bari dovrà attuare le direttive di chiusura totale dei porti disposte da Salvini, col quale compare in una recente foto dando le spalle al ministro. Direttive criticate duramente da Papa Francesco che nel suo pontificato ha sempre messo l’accoglienza tra i temi centrali della sua missione.