“Un biennio di risultati importanti, ottenuti soprattutto dopo la strage di San Marco in Lamis grazie anche all’impegno di DDA e Procura di Foggia”. Così ha parlato il questore Mario Della Cioppa per commentare l’operazione “Ultimo Avamposto” messa a segno da Procura Distrettuale Antimafia di Bari, polizia di Foggia e Bari e Servizio centrale operativo (Sco). Ben 36 gli indagati, 10 le persone arrestate. Per le altre 26 sono mancati i gravi indizi di colpevolezza.
Manette ai polsi e custodia in carcere per Stefano Caldarelli detto “Direttore”, 37enne di Pescara, Luciano De Filippo, 48enne di Foggia, Claudio Iannoli, 43enne viestano, Alessandro Mastrorazio, 41enne di Foggia e Gaetano Renegaldo, 41enne di Manfredonia. Ai domiciliari, Antonio Balsamo, 47enne di Manfredonia, Wanda Campaniello, 33enne di Foggia, Andrea Scaglione detto “Sorcio”, 25enne di Atri (TE), Christian Serra, 44enne di Chieti e Ivan Ventura, 38enne di Troia (FG).
Stando alle 175 pagine dell’ordinanza cautelare del gip Giovanni Anglana emerge il ruolo predominante di De Filippo, Iannoli e Renegaldo, ritenuti apicali nell’organizzazione criminale che smerciava droga nel Foggiano ma anche a Pescara, con base logistica a Montesilvano. “Avevano ramificato gli affari in Abruzzo in quanto fortemente pressati dalle forze dell’ordine in provincia di Foggia”, ha rimarcato il capo della squadra mobile del capoluogo dauno, Roberto Pititto.
“Ultimo Avamposto” ha evidenziato per la prima volta in maniera nitida, l’esistenza di una “joint venture” della droga tra Vieste, Manfredonia e Foggia proprio grazie a uomini di spicco della malavita locale come De Filippo, parente dei Francavilla foggiani, Iannoli, numero due del clan Perna di Vieste e Renegaldo, noto trafficante di cocaina manfredoniano, vicino al clan Li Bergolis di Monte Sant’Angelo. Perna e Li Bergolis sono notoriamente alleati.
“Le laboriose e incessanti attività info-investigative – è scritto nelle carte del gip – hanno permesso di accertare che il sodalizio delinquenziale, riconducibile a Omar Trotta (ucciso il 27 luglio 2017 nel suo locale di Vieste “Antica Bruschetteria del Corso”) e Piergiorgio Quitadamo, noto pregiudicato viestano, aveva concluso una trattativa con personaggi di rilievo della criminalità albanese per l’approvvigionamento della marijuana. Droga che trovò deposito in uno stabile in costruzione in località Tomarosso di Vieste, conosciuta come “feudo” del clan Perna. In quell’edificio fece irruzione la polizia sorprendendo l’albanese Ali Pulomemoj che, non capendo con chi aveva a che fare, disse: “Siamo amici di Claudio” (per l’accusa Claudio Iannoli).
Tra le numerose utenze oggetto di intercettazione vi erano quelle riconducibili al noto pregiudicato Piergiorgio Quitadamo (suocero di Omar Trotta, ndr) di Vieste che, insieme a Trotta aveva intrattenuto proficui rapporti con criminali albanesi. Prese così il via il lungo lavoro di indagine che ha portato nelle scorse ore alla chiusura dell’operazione “Ultimo Avamposto”.
Inizialmente il gruppo viestano sul quale si concentrarono gli investigatori era composto da Piergiorgio Quitadamo, il fratello Pasquale, Claudio Iannoli, Omar Trotta e Gianluigi Troiano detto “piccinin” (piccolino), quest’ultimo poi passato ai rivali del clan Raduano.
Fu Iannoli ad intavolare una collaborazione coi foggiani, forte dei suoi rapporti con il pluripregiudicato, Luciano De Filippo, titolare di un autolavaggio a Foggia e chiamato “zio” in segno di rispetto dal malvivente viestano.
I due parlavano spesso al telefono con linguaggio in codice per portare avanti i traffici illeciti. De Filippo, ben presto, secondo l’accusa, si sarebbe messo a capo di un gruppo criminale impegnato nello smercio della droga a Foggia, Troia, Manfredonia, Pescara e Francavilla a Mare, favorito dal sostegno del troiano, Ivan Ventura. Mentre Iannoli fece da intermediario tra De Filippo e Renegaldo per instaurare un rapporto di collaborazione sull’asse Foggia-Manfredonia.
Secondo l’accusa, il “deux ex machina” De Filippo era spesso accompagnato “dall’amante Wanda Campaniello”. Scrive il gip: “Nel corso della giornata del 5 gennaio 2018, i due ad un certo punto, evidentemente esausti per l’impegno profuso nella preparazione delle dosi decidevano di consumare della cocaina: “Adesso facciamo due pippate”. La coppia gestiva i traffici anche fuori regione, in modo particolare nel Pescarese grazie agli agganci dello stesso De Filippo.
Il blitz dell’altro giorno ha stroncato un business fiorente tanto da portare il questore ad annunciare la “quasi decapitazione dei clan del Gargano”. Ma il lavoro degli inquirenti è tutt’altro che finito.