Trema il palazzo comunale di Manfredonia. Al vaglio degli inquirenti legami e parentele tra mondo politico, imprenditoriale e malavitoso. La Commissione d’accesso agli atti, giunta in Comune pochi giorni fa, dovrà accertare se le consorterie mafiose della zona si siano infiltrate nella macchina amministrativa trasformando la politica in business, a scapito dell’interesse pubblico.
Occhi puntati sulle attività riconducibili al clan Romito, dal ristorante “Guarda che luna”, sotto sequestro da mesi, al lido “Bagni Bonobo” sul quale ieri l’altro il TAR ha rigettato il ricorso dei proprietari contro l’interdittiva antimafia. Francesco Romito (figlio di Michele Romito e nipote di Mario Luciano, quest’ultimo ucciso nella strage di San Marco) è il titolare della “Biessemme”, società che controlla “Bagni Bonobo”. Socio del giovane Romito è il consigliere comunale Antonio Conoscitore, passato in Forza Italia dopo un periodo in maggioranza nel ruolo di delegato ai rapporti con l’Agenzia del Turismo. I due sono a loro volta legati all’ex amministratore dell’azienda dei rifiuti ASE, Francesco De Feudis.
Proprio l’ASE, come anticipato da l’Immediato, sarebbe tra le realtà cittadine “attenzionate” dai commissari per via di 45 assunzioni di Lsu nelle quali si anniderebbero clientelismo e quant’altro. Una vicenda che, se confermata, aprirebbe scenari inquietanti.
Alla luce dell’arrivo della Commissione, è ora molto chiacchierata anche la posizione del vicesindaco Salvatore Zingariello in quanto cugino di Giovanni Caterino, 38enne manfredoniano arrestato negli ultimi mesi del 2018 poiché ritenuto tra i componenti del commando della strage di San Marco in Lamis del 9 agosto 2017.
Lavori pubblici e appalti rappresentano l’altro tema spinoso al vaglio degli inquirenti e che potrebbe tirare in ballo le concessioni date dall’ufficio tecnico ad alcune ditte cittadine e il ruolo di altri assessori oltre a Zingariello.
Approfondimenti, inoltre, sulla Polizia Locale dopo le auto incendiate ad un agente e al capitano del Comando cittadino. L’ombra del malaffare potrebbe avvolgere anche ambienti dei vigili urbani.
Molto altro potrebbe emergere nelle prossime settimane. Gli indizi raccolti dagli inquirenti nei mesi scorsi sarebbero già innumerevoli. Il sindaco Angelo Riccardi si è detto sereno, nonostante tutto. Il primo cittadino era all’oscuro di ogni cosa o solo ostaggio di alcuni consiglieri e assessori? Servirà tempo per dare risposte certe a questo quesito. Gli atti acquisiti dai commissari partono dal 2010 e arrivano ad oggi. In pratica l’era Riccardi.
Nel frattempo alcuni consiglieri comunali stanno provando a svincolarsi dalla vicenda organizzando incontri e dibattiti su alcuni temi, come quello ambientale, per rivalutarsi agli occhi dell’opinione pubblica in vista delle elezioni previste nel 2020. Manfredonia potrebbe arrivare al voto da ente sciolto per mafia. Mai successo nella storia della città del golfo.