Ieri i video del volontario della Protezione Civile Giuseppe Marasco, seguitissimo sui social, girati insieme con i Carabinieri Forestali sotto il Ponte Candelaro nelle paludi sipontine dell’Oasi Lago Salso, sono diventati virali, con una condivisione infinita sulle messaggerie WhatsApp in tutta la provincia di Foggia.
“L’intera città di Manfredonia si deve ribellare, non si può resistere per la puzza. Perché a Vasto o a Zapponeta, dove funzionano i depuratori l’acqua esce cristallina, e da noi no? È una vergogna. Non ci fermiamo”, ha denunciato Marasco, parlando sopra le immagini di un’acqua marrone.
Stessa situazione da lui registrata anche alla Foce del Carapelle e al Canale Peluso vicino Ippocampo, così come sul famoso sentiero Scannamugliera, attrazione per gli appassionati di trekking da tutta Europa a Macchia, dove confluiscono le acque del depuratore di Monte Sant’Angelo.

Questa mattina i vacanzieri sipontini si sono alzati con un’acqua più accettabile, non era presente quella sgradevole flora marina verde, fenomeno naturale dovuto alla combinazione tra le alte temperature, le condizioni del mare e l’afflusso di nutrienti al mare, a causa delle acque reflue non depurate e delle piogge che dilavano i nutrienti usati in agricoltura. Il classico esempio di eutrofizzazione è diminuito, con il sollievo dei residenti e dei titolari di lidi, che nei giorni scorsi insieme al Comune di Manfredonia hanno dovuto rimuovere dalla battigia con camion ad hoc le “alghe” accumulate in enormi quantità, minacciando azioni legali contro l’Acquedotto Pugliese.
I fatti degli ultimi giorni sono abbastanza sconcertanti. Il 14 agosto viene effettuato dall’Arpa un controllo di routine sulla balneabilità. Da qui il divieto per la presenza di valori soglia oltre il limite consentito. Il controllo successivo viene condotto da un unico tecnico, che dà l’ok all’acqua dei lidi, i quali risultano a posto, mentre boccia i valori del fiume Candelaro.

In seguito la Capitaneria chiede all’Arpa di effettuare un controllo specifico sul depuratore, che si è tenuto ieri mattina e ha registrato una situazione meno grave rispetto al passato, ma nel pomeriggio di ieri l’acqua documentata da Marasco appariva più sporca che mai.
Dove è il problema? Nei fatti, come è noto, il gestore del depuratore viene avvisato del controllo e secondo molti per l’Aqp è facile organizzare tale attività per risultare in regola. Questo è ben dimostrato da quanto accaduto ieri a distanza di poche ore.
La domanda da porsi è netta: ma i controlli dell’Arpa sono a sorpresa o pianificati? Devono essere inaspettati o “telefonati”?
Le reazioni politiche
Intanto vi sono molte posizioni politiche sulla vicenda. Ieri i portavoce pentastellati al Parlamento Pellegrini, Faro, Giuliano, Lovecchio, Menga, Naturale e Troiano, la portavoce regionale Barone, i portavoce comunali manfredoniani Fiore e Ritucci, si sono detti “preoccupati per la salute dei cittadini”. La loro nota è molto articolata.

“ I dati delle prime analisi delle acque marine del litorale di Siponto – ossia quelli che hanno fatto scaturire la prima ordinanza – sono allarmanti e, di certo, i controlli successivi, fatti a pochissimi giorni di distanza, non ci lasciano tranquilli. Per cui chiediamo, preliminarmente, che le analisi vengano rifatte scrupolosamente, seguendo le norme in vigore. Inoltre, comprendiamo pienamente le preoccupazioni degli imprenditori balneari, i quali hanno diritto a che il loro lavoro e i loro investimenti non siano vanificati da uno stato delle acque del litorale sipontino che scoraggi una sicura balneazione. A questo proposito auspichiamo – e ci dichiariamo disponibili fin d’ora – un tavolo di confronto con gli imprenditori balneari, anche al fine di individuare azioni da intraprendere per scongiurare tali eventi il prossimo anno. L’attuale situazione di Siponto è, con tutta probabilità, causata dall’inquinamento del torrente Candelaro che, purtroppo, è il più inquinato di Puglia e, a questo proposito, ci piacerebbe conoscere chi siano i responsabili di tale inquinamento. Di sicuro vi si immettono le acque provenienti dai depuratori di molti comuni, tra i quali Foggia, San Severo, Manfredonia, San Giovanni Rotondo, Monte Sant’Angelo ecc., depuratori dai quali dovrebbero uscire acque sicure e sui quali esercita il suo controllo l’Arpa, l’Agenzia Regionale per la Prevenzione e per la Protezione dell’Ambiente. E non si può ignorare la circostanza che, nella nostra regione, il controllore di tutte le acque (anche di mare), cioè Arpa, e il controllato (cioè Acquedotto Pugliese) siano entrambi partecipati da Regione Puglia, il che non ci lascia tranquilli in merito a eventuali gestioni “politiche” dei controlli e delle analisi che, invece, dovrebbero essere oggettive e avere un unico obiettivo, ossia la salute dei cittadini”, commentano.
Secondo il M5S occorre rivedere tutto il ciclo delle acque della Provincia di Foggia, riorganizzando il territorio attraverso la “gestione integrata delle acque” anche con i “contratti di fiume”, esaltando le naturali potenzialità di questa risorsa. E concludono: “Auspichiamo il ripristino di un articolato sistema idrico della Capitanata nelle sue varie fasi (captazione, potabilizzazione, distribuzione, depurazione, scarico e riutilizzo), che si rapporti costantemente con il ciclo naturale (precipitazioni, scorrimento superficiale, accumulo superficiale, scorrimento sotterraneo etc.), anche ricreando apposite zone umide. In questo modo si avrebbe più acqua disponibile – che non andrebbe più persa in mare come avviene oggi – e acqua più pulita attraverso la fitodepurazione naturale esercitata dagli ecosistemi umidi. Ciò darebbe benefici anche economici alla nostra comunità in quanto favorirebbe sia il turismo balneare e sia quello naturalistico (che è destagionalizzato per definizione) come il birdwatching, la pesca sportiva, la canoa ecc”.
Nei giorni scorsi era intervenuto anche il consigliere comunale e provinciale Pasquale Cataneo, il quale ha molto lavorato sul ciclo delle acque sottolineando la necessità del risparmio idrico, col recupero delle acque reflue ed il loro uso, in ambito irriguo, risparmiando l’acqua presente negli invasi per l’uso potabile ed innalzando la sicurezza alimentare e la qualità delle acque di balneazione.
“Siamo purtroppo a riscontrare pure in questo ambito che, come quello dei rifiuti, come al solito, non si affrontato per tempo i problemi essenziali per i cittadini. Pur avendo denunciato da tempo questa precaria e non adeguata situazione del ciclo integrato dell’acqua sia a livello comunale (da parecchi anni e con proposte al riguardo come la deliberazione del Consiglio comunale di Foggia n.32/2017 rimasta inevasa) sia in ambito provinciale foggiano (l’ultima contestazione nello scorso mese di gennaio con la partecipazione ad un incontro in Provincia con la presenza dei rappresentanti di Acquedotto Pugliese) – ha dichiarato Cataneo-ci siamo ritrovati a subire, per l’ennesima volta ed in modo evidente, uno degli effetti deleteri della non adeguata gestione del ciclo idrico e siamo giunti alla fine dell’estate con il problema non risolto anzi acuito”.
“Purtroppo -sottolinea il rappresentante dell’assise consiliare foggiana Cataneo–l’Amministrazione comunale a Foggia, per esempio, sembra che non riesca a comprendere l’importanza della questione, pur se inserita nel programma elettorale del centrodestra, e, fatto ancor più grave, perché non ha dato seguito alle proposte di indirizzo che, in merito, hanno assunto prima la forma di mozione e poi di delibera approvata, da oltre un anno, dal Consiglio comunale! Nulla. Nessuna risposta, nessuna relazione a cura dell’assessore competente, sui punti salienti dell’atto amministrativo, come ad esempio i controlli o la partecipazione alla manifestazione di interesse ad un apposito bando regionale che poneva a disposizione risorse finanziarie dedicate ad impianti di affinamento delle acque reflue, a valle dei depuratori (ad esempio di via Castiglione e in zona ASI), utili e necessari per affrontare tale problema con misure non solo emergenziali. Alla ripresa delle attività delle Commissioni consiliari dl Comune di Foggia”.
Cataneo lancia una proposta. “Proporrò ai colleghi consiglieri una nota sull’argomento, da inviare alla Prefettura ed ad altri Enti per eliminare anche l’alibi a chi finora non ha operato sull’argomento pur essendo stato investito dal Consesso contribuendo a questi effetti deleteri registrati a valle dei depuratori. A livello provinciale invece, prospetterò al Presidente ed ai colleghi consiglieri un approfondimento specifico e la discussione della questione prima in Consiglio provinciale e poi con il possibile ed auspicabile coinvolgimento dell’Assemblea dei Sindaci per fare il punto delle situazione dell’intera Capitanata. Rinnovo infine l’invito a chi, amministratore pubblico e/o rappresentante di enti o aziende interessate. non ha, finora, mostrato adeguato interesse sul tema, di ritrovare attenzione corale e porre in essere azioni collettive condivise per affrontare e risolvere la questione ed evitare di perdere ancora tempo, acqua e risorse provocando problemi ai cittadini e danni agli operatori economici”.